JOSE' MOURINHO - “TUTTI PAZZI PER THE SPECIAL ONE” (il prologo)
Inizia il viaggio nella nuova Inter che cambia volto…
Mourinho è l'allenatore più quotato del campionato italiano 2008. Un personaggio mediatico che attira attenzioni sia nel bene che nel male. Potremmo descriverlo rapidamente attraverso alcuni suoi interventi, vogliamo qui di seguito indicarne due, scelti tra i più significativi:
“Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto, con una bellissima sedia blu, una Champions, Dio e dopo Dio il sottoscritto.”
(Josè Mourinho, allora tecnico del Chelsea in una delle prime conferenze stampa.)
“Non sono il migliore del mondo, ma penso che nessuno sia meglio di me”
( Josè Mourinho, in una intervista alla Gazzetta dello sport.)
CENNI STORICI – Nasce a Setúbal in Portogallo nel ’63. Insegnante di educazione fisica, dopo alcuni anni di “gavetta” in club minori portoghesi, Comincia la sua grande scalata nel calcio mondiale con la preziosa collaborazione con Bobby Robson (uno dei tecnici più vincenti e titolati del palcoscenico mondiale). Dal ’92 con lo Sporting Lisbona fino a transitare nel prestigioso club del Barcellona, trova il suo jolly nella manica con la sua abilità come traduttore nella lingua inglese delle preziose “lezioni” del maestro.
Per Mourinho, Robson fu un mentore per quel che concerne la capacità di guidare e motivare un gruppo, mentre da Van Gaal (subentrato all’inglese Robson nel Barcellona) ha acquisito l'organizzazione e l'importanza dell'equilibrio tattico.
Dopo la positivissima esperienza spagnola, “The Special One” tornò in patria dove allenò Benfica e Leiria, prima di arrivare ai vertici mondiali come allenatore.
Infatti nel 2002 si sedette sulla panchina del Porto dove conquistò tre campionati portoghesi, una coppa Uefa (2003) e una Champions League (2004). Dopo la finale vinta per 3 a 0 contro il Monaco, Mourinho fu ingaggiato da Abramovich che lo portò a Londra. Fece vincere ai Blues 2 campionati e 5 coppe nazionali in tre stagioni.
COSI’ IN CAMPO… - In molti lo accusano di praticare un calcio brutto, ma il suo gioco non necessita essenzialmente di due punte, ma fa leva sull'aggressione fisica e sul raddoppio costante.
Il modulo più adottato da Mourinho è il 4-3-3 in fase di possesso, che poi si trasforma in un 4-5-1 in fase di non possesso.
Mourinho presta particolare attenzione alla fase difensiva, infatti, i giocatori sono attentissimi nel leggere il contesto tattico mostrando una straordinaria interpretazione nella transazione negativa, riuscendo poi a sviluppare ripartenze nello spazio veramente efficaci grazie all’abilità di attaccare la profondità.
Gli aspetti offensivi delle squadre di Mourinho possono essere scisse invece in diverse situazioni, a seconda del contesto tattico e della zona del recupero palla:
- sviluppo con diversi giocatori della ripartenza finalizzata alla conclusione;
- consolidamento con efficenza della palla recuperata per mezzo di una circolazione all'interno dei reparti;
- effettuare la palla lunga per poi conquistare la 2° palla;
- ricerca della prima punta per evitare il pressing avversario;
- appoggio del difensore sul lato debole quando il passaggio di scarico è dovuto a difficoltà individuali;
- passaggio di scarico sia sul difensore centrale che portiere;
- passaggio interno per il play che si muove sempre incontro al possessore.
(Nel prossimo numero illusterò con immagini tutte le situazioni analizzate.)
Nel complesso Mourinho studia tutto nei minimi particolari per non essere impreparato su nulla e per essere pronto anche nelle situazioni disperate, vedi partita Milan-Inter del 28.09.08.
Personalmente apprezzo molto il suo modo di gestire le situazioni soprattutto fuori dal campo: anche se spesso può rendersi antipatico, distoglie l’attenzione dai suoi giocatori portandosela su di se e difende il suo operato e i suoi collaboratori non permettendo a nessuno di entrare nella sua filosofia di lavoro.
(di Gabriele Aielli e Andrea Ambrosini - del 2008-10-14)
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