LA DIFESA DELLA VITA UMANA DAL CONCEPIMENTO ALLA MORTE NATURALE
Gandhi diceva: “L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità”. E’ il cuore della bioetica
Quella riflessione etica sulle scoperte scientifiche e sulle relative applicazioni tecnologiche, che ci salva dall’autodistruzione. E’ lo studio sistematico della condotta umana nell’area delle scienze della vita e della cura della salute, quando tale condotta viene esaminata alla luce dei valori e dei princìpi morali. Già, ma quali princìpi?
Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di
persona. Questo principio fondamentale, che esprime un grande « sì » alla vita umana, deve essere
posto al centro della riflessione etica sulla ricerca biomedica, che riveste un'importanza sempre
maggiore nel mondo di oggi. Il Magistero della Chiesa è già intervenuto più volte, al fine di chiarire e risolvere i relativi problemi morali.
• La scienza è buona solo se difende, protegge, sviluppa, aiuta la vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
• L’uomo è persona dal concepimento alla morte naturale. La vita umana è un valore assoluto. Non dipende da opinioni, non dipende dal fatto che sia stata voluta o no. Qualsiasi vita umana vale sempre e comunque. Contro questo principio ci sono solo ingiustizie e barbarie.
• L’uomo è sempre soggetto e mai oggetto. La vita umana non può mai essere usata. Non esistono vite meno importanti di altre. Agisci sempre in modo da trattare l’umanità sempre come fine e mai come mezzo (Kant). La persona umana è sempre un fine e mai un mezzo. Ad esempio no è lecito usare e distruggere embrioni di essere umano. Il desiderio di donare la vita deve essere sempre un dono e mai un capriccio in cui il più debole – il bambino chiamato alla vita – paga le conseguenze più alte.
• L’uomo deve sempre preservare la sua vita e quella degli altri.
• Il vero progresso scientifico deve difendere la vita e migliorarla. Non esiste vero progresso contro la dignità della persona umana.
• L’uomo è persona anche quando non può comunicare o non può mostrare la sua intelligenza (perché è in coma o è malato di mente o è ancora un embrione o perché è semplicemente un deficiente). Va comunque sempre rispettato. L’intelligenza è una condizione necessaria ma non sufficiente per essere persona (gli animali sono intelligenti, ma non sono persone). La vita è un diritto. Allora esiste sempre il dovere corrispondente di rispettarla e difenderla.
Quanti sanno che un cuore già batte a 18 giorni dal concepimento e che il bambino è completo a 12 settimane (3 mesi) e impiega gli altri 6 mesi sol per ingrandirsi?
La Chiesa cattolica, nel proporre principi e valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita
umana, attinge alla luce sia della ragione sia della fede, contribuendo ad elaborare una visione
integrale dell'uomo e della sua vocazione, capace di accogliere tutto ciò che di buono emerge dalle
opere degli uomini e dalle varie tradizioni culturali e religiose, che non raramente mostrano una grande riverenza per la vita.
Negli ultimi decenni le scienze mediche hanno sviluppato in modo considerevole le loro
conoscenze sulla vita umana negli stadi iniziali della sua esistenza. Esse sono giunte a conoscere
meglio le strutture biologiche dell'uomo e il processo della sua generazione. Questi sviluppi sono
certamente positivi e meritano di essere sostenuti, quando servono a superare o a correggere
patologie e concorrono a ristabilire il normale svolgimento dei processi generativi. Essi sono invece
negativi, e pertanto non si possono condividere, quando implicano la soppressione di esseri umani o
usano mezzi che ledono la dignità della persona oppure sono adottati per finalità contrarie al bene integrale dell'uomo.
È convinzione della Chiesa che ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede,
ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato. Dio, dopo aver creato l'uomo a sua
immagine e somiglianza (cf. Gn 1, 26), ha qualificato la sua creatura come « molto buona » (Gn 1,
31) per poi assumerla nel Figlio (cf. Gv 1, 14). Il Figlio di Dio nel mistero dell'Incarnazione ha
confermato la dignità del corpo e dell'anima costitutivi dell'essere umano. Il Cristo non ha
disdegnato la corporeità umana, ma ne ha svelato pienamente il significato e il valore: « In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo ».
Alla luce di questi dati di fede, risulta ancor più accentuato e rafforzato il rispetto nei riguardi
dell'individuo umano che è richiesto dalla ragione: per questo non c'è contrapposizione tra
l'affermazione della dignità e quella della sacralità della vita umana. « I diversi modi secondo cui
nella storia Dio ha cura del mondo e dell'uomo, non solo non si escludono tra loro, ma al contrario
si sostengono e si compenetrano a vicenda. Tutti scaturiscono e concludono all'eterno disegno
sapiente e amoroso con il quale Dio predestina gli uomini “ad essere conformi all'immagine del
Figlio suo” (Rm 8, 29) ». Questo valore si applica a tutti indistintamente. Per il solo fatto d'esistere, ogni essere umano deve essere pienamente rispettato. Si deve escludere l'introduzione di criteri di discriminazione, quanto alla dignità, in base allo sviluppo biologico, psichico, culturale o allo stato di salute. Nell'uomo, creato ad immagine di Dio, si riflette, in ogni fase della sua esistenza, « il volto del suo Figlio Unigenito... Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l'uomo rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione — intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via. In definitiva, la vita umana è sempre un bene, poiché “essa è nel mondo manifestazione di Dio, segno della sua presenza, orma della sua gloria” (Evangelium vitae, 34) ».
La Chiesa, giudicando della valenza etica di certi risultati delle recenti ricerche della medicina
concernenti l'uomo e le sue origini, non interviene nell'ambito proprio della scienza medica come
tale, ma richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato. Ricorda loro
che il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato
dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità
degli atti personali che trasmettono la vita. L'intervento del Magistero rientra nella sua missione di
promuovere la formazione delle coscienze, insegnando autenticamente la verità che è Cristo, e nello
stesso tempo dichiarando e confermando autoritativamente i principi dell'ordine morale che
scaturiscono dalla stessa natura umana.
Esistono visioni lontane dall’insegnamento dalla Chiesa. Vediamole brevemente:
LO SCIENTISMO TECNOLOGICO - E’ quella visione che dà una fiducia esagerata alla scienza, senza alcuna riflessione etica. Confonde il progresso con la scienza. Innanzi tutto il progresso non è solo un fatto legato alla scienza e alla tecnica. Qualsiasi miglioramento della condizione della vita umana, grazie all’arte, alla musica, alla politica, alla sociologia, alla filosofia, agli sforzi per la pace e la giustizia grazie alla religione, alla diplomazia, ecc. costituiscono
un progresso per l’umanità. In campo scientifico e tecnico è progresso (da “pro”-“gradum” = “andare avanti”) solo ciò che difende e migliora la vita dell’uomo e la rispetta nella sua dignità.
Non può essere considerato progresso ciò che danneggia la vita umana. Un cattivo utilizzo della scienza, contro la vita, non è un progresso, e diventa di fatto una violenza tecnologica (abuso delle forze per un fine sbagliato). Lo scientismo tecnologico si illude che ogni problema umano possa essere risolto in chiave tecnologica (dalle cose e non dai valori), dimenticando che l’uomo ha
bisogno di significato profondi. nel suo agire (risposte di senso, che la scienza non può dare). In filosofia, lo scientismo è una concezione epistemologica secondo la quale la conoscenza scientifica deve essere il fondamento di tutta la conoscenza in qualunque dominio, anche in etica e in politica. Il termine scientismo è usato spesso in senso dispregiativo, per criticare un dogmatico eccesso di fiducia nel metodo scientifico o negli scienziati. Si vuole criticare così la mancanza di consapevolezza del fatto, supportato dallo studio delle grandi rivoluzioni scientifiche, che l’intero approccio epistemologico della scienza, i suoi metodi, i contenuti e lo stesso paradigma dominante in una data epoca storica sono soggetti a continue variazioni, e non possono essere fissati una volta per tutte. In sintesi, i termini del problema bioetico consistono nell’unire il “si può fare?” di tipo tecnico, (nel senso: “abbiamo le conoscenze scientifiche e tecniche per realizzare qualcosa?”) con il “si può fare?” di tipo etico, cioè: ”E’ giusto farlo?” Tra il potere e il dovere sta il ponte dell’etica. Ma quali valori danno le risposte?
LA VISIONE “RADICALE NICHILISTA” - Ha come metro di giudizio solo la libertà individuale. Tutto ciò che si può fare è anche giusto farlo. Aborto libero, eutanasia libera, fecondazione assistita libera e senza limiti etici, e così via.
LA VISIONE “SOCIOLOGICO UTILITARISTA” - Ha come metro di giudizio l’opinione dominante della massa e la propria utilità. Se un bambino concepito non è ritenuto un essere vivente, una persona, dalla maggioranza, allora non lo è. Se mi è utile abortire, allora lo faccio.
LA VISIONE “SCIENTISTA” - Ha come metro di giudizio la scienza. Tutto ciò che la scienza scopre e che la tecnica applica è giusto e automaticamente è un progresso. Nessuna riflessione etica sui suoi utilizzi. Considera il progresso solo sotto un punto di vista scientifico, mentre il progresso per essere tale deve sempre rispettare la dignità di ogni vita umana senza distinzioni – inoltre il progresso non riguarda solo scienza, ma la politica, l’arte, la promozione dei diritti umani, ecc.
LA VISIONE CRISTIANA SI CHIAMA “PERSONALISTA” - Ha come metro di giudizio la vita e la dignità dell’uomo (valore della persona umana in quanto tale che non dipende da origini, pensieri , comportamenti, ecc. ma dalla legge naturale. Un essere umana ha la dignità umana per il solo fatto di essere una persona umana. Ogni vita umana vale sempre e comunque). E’ lecito solo e tutto ciò che difende, guarisce, protegge, sviluppa, promuove e rispetta la vita umana dal concepimento alla morte naturale. Questa visione è quella ufficiale cattolica, ma è trasversale a credi politici e religiosi. La vita non può esssre ridotta a ideologie e credi.
E’ un valore universale. Infatti il giuramento che ogni medico in ogni università statale, compie nel giorno della laurea, si basa su questo principio: ”Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, GIURO: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione; di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d’urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato”.
Senza la difesa della vita. Di ogni vita, l’uomo ha solo la possibilità di distruggersi in sette modi “L’uomo si distrugge con la politica senza principi. L’uomo si distrugge con la ricchezza senza lavoro. L’uomo si distrugge con l’intelligenza senza carattere. L’uomo si distrugge con gli affari senza morale. L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità.
L’uomo si distrugge con la religiosità esteriore senza fede. L’uomo si distrugge con la carità senza il sacrificio di sé”. (Gandhi) Strano che chi usa la sua immagine per le sue lotte politiche, ritenga che la scienza non debba avere limiti morali e che un bambino possa essere ucciso con l’aborto. La tradizione della Chiesa ha sempre ritenuto che la vita umana deve essere protetta e favorita fin dal suo inizio, come nelle diverse tappe del suo sviluppo. Opponendosi ai costumi del mondo greco-romano, la Chiesa dei primi secoli ha insistito sulla distanza che, su questo punto, separa da essi i costumi cristiani.
Nella Didachè è detto chiaramente: «Tu non ucciderai con l’aborto il frutto del grembo e non farai perire il bimbo già nato». Atenagora sottolinea che i cristiani considerano come omicide le donne che usano medicine per abortire; egli condanna chi assassina i bimbi, anche quelli che vivono ancora nel grembo della loro madre, dove si ritiene che essi «sono già l’oggetto delle cure della Provvidenza divina». Tertulliano non ha forse tenuto sempre il medesimo linguaggio; tuttavia egli afferma chiaramente questo principio essenziale: «È un omicidio anticipato impedire di nascere; poco importa che si sopprima l’anima già nata o che la si faccia scomparire sul nascere. È già un uomo colui che lo sarà». Ma il rispetto della vita umana non si impone solo ai cristiani: è sufficiente la ragione a esigerlo basandosi sull’analisi di ciò che è e deve essere una persona. Dotato di natura ragionevole, l’uomo è un soggetto personale, capace di riflettere su se stesso, di decidere dei propri atti, e quindi del proprio destino; egli è libero. È, di conseguenza, padrone di sé, o piuttosto, poiché egli si realizza nel tempo, ha i mezzi per diventarlo: questo è il suo compito. Creata immediatamente da Dio, la sua anima è spirituale, e quindi immortale. Egli è inoltre aperto a Dio e non troverà il suo compimento che in lui. Ma egli vive nella comunità dei suoi simili, si nutre della comunicazione interpersonale con essi, nell’indispensabile ambiente sociale. Di fronte alla società e agli altri uomini, ogni persona umana possiede se stessa, possiede la propria vita, i suoi diversi beni, per diritto; la qual cosa esige da tutti, nei suoi riguardi, una stretta giustizia.
La storia dell'umanità è testimone di come l'uomo abbia abusato, e abusi ancora, del potere e
delle capacità che gli sono state affidate da Dio, dando luogo a diverse forme di ingiusta
discriminazione e di oppressione nei confronti dei più deboli e dei più indifesi. I quotidiani attentati
contro la vita umana; l'esistenza di grandi aree di povertà nelle quali gli uomini muoiono di fame e
di malattia, esclusi dalle risorse conoscitive e pratiche di cui invece dispongono in sovrabbondanza
molti Paesi; uno sviluppo tecnologico ed industriale che sta creando il concreto rischio di un crollo
dell'ecosistema; l'uso delle ricerche scientifiche nell'ambito della fisica, della chimica e della
biologia per scopi bellici; le numerose guerre che ancor oggi dividono popoli e culture, sono,
purtroppo, soltanto alcuni segni eloquenti di come l'uomo possa fare un cattivo uso delle sue
capacità e diventare il peggior nemico di se stesso, perdendo la consapevolezza della sua alta e specifica vocazione di essere collaboratore dell'opera creatrice di Dio.
Dietro ogni « no » della Chiesa a pratiche bio-mediche immorali splende, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande « sì » al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all'esistenza.
(di Prof. Giorgio Nadali - docente di Religione Cattolica per la Arcidiocesi di Milano - del 2009-12-28)
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