L'Opinionista Giornale Online - Notizie del giorno in tempo reale
Aggiornato a:
 

LEALI TRA SUCCESSI E RICORDI…

tra passato e presente intervista a una delle voci più significative della musica italiana

Delle tappe fondamentali della sua lunga carriera artistica fino all'ultimo successo del 2009, Fausto Leali ci parla del rapporto tra genitori e figli, della sua straordinaria discografia raccontata attraverso aneddoti, ricordi, persone. Un viaggio che svela le emozioni di quei primi successi, di quei pezzi che sono entrati nel cuore degli italiani e che fanno parte del bagaglio culturale musicale del discografia nostrana.

“Una piccola parte di te” l’ultima produzione, del 2009, parla del rapporto tra genitori e figli. Quale messaggio vuole portare ai giovani e quali valori dovrebbe trasmettere un padre ad un figlio?

R – Beh, nella canzone sono molto esplicito. Intanto i genitori, quelli che sono affettuosi, che collaborano con i figli che cercano di capire, ce ne sono parecchi. Ci sono quelli che litigano soltanto, però comunque è inevitabile perché cambiando le generazioni si vedono le cose diversamente. Tutto sta a fare in modo di far capire che “non è proprio così che hai ragione tu, che sei appena arrivata dalla vita mentre io ne ho già passata parecchia quindi qualcosa ti potrò dire no… se non altro se sono una persona intelligente ti dico gli errori che ho fatto… non voglio ah che bello io ho fatto questo e questo no, ti dico non fare questo non fare quest’altro perché magari sono errori che hai fatto anche tu” sembra abbastanza inevitabile che io mi ricordo di questa parole che diceva anche mio padre “la vita è una ruota che gira poi vedrai anche tu quando sarai grande, ecco infatti arriva così”.

Formidabile discografia ma anche tante interpretazioni di grandi autori come nell’ultimo album. Ricorda qualche brano che le è rimasto particolarmente nel cuore in questi anni e perché?

R – I brani che ho fatto nell’ultimo album erano proprio delle canzoni che avevo nel cuore con delle frasi che mi avevano colpito e a parte poi che ho ricambiato diciamo la cortesia o comunque la dimostrazione di affetto e stima di Francesco De Gregori che ha cantato “A chi” in un suo disco live e io ho cercato nel suo repertorio di fare una canzone dove io potevo interpretare che andava bene con il mio temperamento. Era ed è stata “La valigia dell’attore” e poi avevo in mente di fare “Luci a San Siro” perché è molto lombarda, è molto milanese come storia avendo vissuto sempre lì a Milano vicino ecc, ecc…
Conoscendo quei periodi degli anni sessanta e “…quella mia seicento i miei vent’anni…” ecco quelle cose li, quindi mi ha colpito quella frase, ecco quella frase la voglio dire anche io un giorno e l’ho detta e poi “Sei bellissima” perché appunto in “Sei bellissima” c’é una storia che avevano scritto per me l’avevano proposta. Io avevo appena inciso “Io camminerò” che è stato un grande successo a cavallo di questo, nel frattempo l’autore l’ha fatta sentire anche alla Bertè, la incise facendo quel capolavoro che ha fatto. La Bertè io l’ho soltanto voluto interpretare così per vedere come sarebbe andata a finire in bocca a me questa canzone...


Una lunga carriera di successi nata già all’età di 14 anni con la Piccola Orchestra di Provincia dal nome “Max Corradini”. Quanto deve a Max e quali maestri ricorda con più affetto?

R - Il mio primo maestro di chitarra è stato Tullio Romano che era un bresciano. Mi ha sentito quando avevo 12 anni in un oratorio a cantare e, rivolgendosi a mia mamma, gli diceva: “io gli dò lezioni di chitarra gratis” e lei: “non c’è bisogno eravamo poveri non potevamo”, risponde “no, no ma poi lo porto con me che devo andare a fare una tournée di due mesi a Sestiere così impara a stare con il pubblico e intanto tutti i giorni gli faccio lezioni di chitarra…”. Questo è stato il primo passo.
Il secondo è stato dopo gli insegnamenti di Tullio Romano e quindi poi con la chitarra mi arrangiavo abbastanza bene e ho fatto un provino per questa orchestra mi hanno preso subito avevo 14 anni e da li è iniziata la mia carriera. Continuavo a studiare lì dove erano tutti maestri di musica e quindi io studiavo con loro quasi fino a imparare quasi a leggere a prima vista e poi piano piano sono arrivato a fare un gruppo mio i Novelty.
Correvano gli anni 61’-62’ ecco poi da li il primo disco “Portami tante rose” che però non ebbe successo subito. Please please me e She loves you nel 63’ erano due cover dei Beatles che ho cantato, quindi nel 64’ con il brano “La campagna in città” e avevo incominciato a fare delle cose in televisione. Un passo importante perchè una volta quando andavi in televisione lo sapeva tutta l’Italia perché c’era solo una televisione, la Rai quindi chi aveva la televisione ti vedeva. Nonostante questo non era successo nulla di forte, il forte è venuto fuori con “A chi” nel 67’.


Anno '68 un Sanremo da big dopo l’indimenticabile successo di “A Chi...” dell’anno prima. Una canzone, “Deborah”, replicata dal grande Wilson-Pickett. Che ricordo ha del debutto a Sanremo?
R – A Sanremo ci sono arrivato dalla porta principale perché avevo venduto qualche milione di copie con il brano “A chi”, anzi diciamo che il “favore” l’ho fatto io al festival di Sanremo in quel l’anno. E' stata un' esperienza straordinaria perché appunto si divideva la canzone con un grande artista (quasi tutti americani quell’anno). Ce ne erano parecchi, c’era Dionne Warwick, c’era Steve Wonder, veramente il massimo che ci poteva essere quindi era una cosa molto bella questo abbinamento. Siamo diventati naturalmente amici io e Wilson Pickett tanto che l’anno successivo (1969) nacque la mia primo genita Deborah quando io cantavo “Un ‘ora fa” e lui cantava “Un’avventura” con Lucio Battisti. Ci siamo rincontrati un’altra volta in occasione del battesimo di mia figlia dove ha fatto da padrino.

Leali amato dai napoletani nel '75 con “Vierno” e per gli arrangiamenti di grandi successi. Qualche aneddoto da raccontare?

R - Il direttore era Alfredo Ceruti quello degli Squalo poi autore televisivo importante allora era il direttore artistico io ero in ufficio in ogni ufficio c’era un pianoforte una “roba“ e mi fa: “We fausto tu lo conosci Vierno” “ah si conosco quasi tutte le canzoni napoletane perché ho avuto lo zio che suonava il mandolino e io sono andato sempre con lui ah!”. “Allora secondo me tu Vierno lo faresti bene” mi sono messo al pianoforte ho fatto l’arrangiamento, il giorno dopo siamo andati ad incidere il disco .

Un altro grande successo a Sanremo e nel mondo lo ottiene nell'88 con “Mi Manchi”. E' proprio vero che le canzoni che raccontano emozioni e sentimenti poi fanno breccia nel cuore e lasciano il segno nel tempo?

R - Beh mi manchi è una pesante eh … è una pesante che sicuramente andrà avanti ancora con il tempo, eh si...

Che ci puo' dire dalla trionfale collaborazione con Anna Oxa? Nell'89 il tripudio, come è nata l'idea di questa canzone?

R - Gli autori di “Io amo” erano tanti perché ognuno ha messo un pò su un’ idea mentre su “Mi manchi” gli autori sono Fasano e Berlincioni avevano fatto parecchie canzoni per me in quel periodo. Ce ne era una che si intitolava “TI Lascerò”, io ho fatto il provino di questa canzone, l’ho sentita alla fine e dicevo: “non finisce di piacermi perché non ha sfogo da solo, non ha sfogo, forse potrebbe prendere ragione di più se ci fosse anche una donna a cantarla...” quindi facendo il cambio cantando insieme ho dato l’idea. Poi siccome eravamo nella stessa casa discografica, gli stessi impresari, una sera a tavola a Milano eravamo tutti insieme a ridere a scherzare eravamo tutti belli felici, vendevamo tutti un casino di dischi.
E allora mi fa: “ma perché voi due non fate qualcosa insieme?” “No no io a Sanremo ho fatto Io Amo, Mi Manchi due successi basta così me ne sto fuori un po’ perchè...” “Ma no, no voi due insieme” “Ci vuole un pezzo forte... ma ci sarebbe uno, adesso chiamo gli autori e glielo dico se riescono a mettere insieme una cosa per due. Ha detto Ti lascerò. Ah come è? Domani ti porto il provino ti porto a sentire...”.
E di lì è nata la cosa e lei ha detto subito di si perchè eravamo due a spartire questa cosa perchè eravamo due a spartire questa cosa, non c'era nessuna responsabilità. Da solo non ci sarei andato perchè dopo un “Io Amo” e un “Mi manchi” mi sarei riposato un po' da ... Sanremo. Poi invece è stato un successone esagerato perchè tutte e due eravamo molto forti in quel periodo, la canzone era fortissima quindi abbiamo stravinto.


Non solo cantante ma anche partecipazioni televisive come quella a Music Farm. Che ricordo ne ha?

R - Che ricordo ho? A Music Farm si mangiava da Dio! (sorridendo).
(di Marianna Febbo - del 2010-11-07) articolo visto 3631 volte
sponsor