“CENTO VETRINE” COMPIE DIECI ANNI
Intervista con Elisabetta Coraini (Laura) uno dei volti storici della popolarissima soap
Lo scorso 8 gennaio Cento Vetrine ha compiuto dieci anni: la popolare soap in onda su Canale 5 è oggi il programma più seguito della fascia pomeridiana con ascolti record che hanno nel corso degli anni superato anche Beautiful.
Uno dei personaggi più importanti ed anche volto storico (è presente sin dall’inizio della serie) è Laura: donna passionale, sempre pronta a vivere le sue emozioni ma non altrettanto brava a gestire le tante difficoltà che la vita le ha posto davanti, ha però cambiato volto nelle ultime evoluzioni della storia.
È più spregiudicata ed ambiziosa di prima, pronta alla scalata al successo, a conquistare il mondo del potere nella guerra al possedimento della Holding Ferri. Tante le sorprese in arrivo nelle prossime puntate: non rimane che guardare Cento Vetrine!
A dare il volto a Laura è la bravissima e splendida Elisabetta Coraini. Una carriera fra teatro, cinema, televisione, fotografia e musica: un’artista a 360° dunque! Innegabile che debba la sua grande popolarità a Cento Vetrine, ma le tante esperienze maturate finora ne fanno una delle attrici più complete che abbiamo in Italia.
Con grande disponibilità ha accettato di rispondere alle nostre domande …. gli esordi, il suo amore per ogni forma di arte, Cento Vetrine e tanto altro, ma soprattutto un entusiasmo per il suo lavoro che traspare evidente nelle sue parole!
Partiamo dai suoi esordi artistici: lei ha studiato recitazione al Roy London Acting Studio e al Vincent Chase Acting Studio di Los Angeles e canto in U.S.A con Seth Riggs. Quanto sono state preziose queste esperienze nell’ambito della sua successiva carriera e perché la scelta di andare all’estero a studiare?
R - A vent’anni ho avuto la fortuna di andare a studiare recitazione e canto in un Paese, l’America, in cui regna un profondo rispetto per chi esercita il mio lavoro e vi è una grande serietà e un grande amore da parte di chi lo fa, dal protagonista all’ultima comparsa. E’ stata un’esperienza preziosissima che ha segnato il mio modo di essere e di lavorare e di cui vado orgogliosa. La scelta di andare all’estero a studiare non è stata frutto di meditazione, mi si è prospettata la possibilità di fare quest’esperienza e io l’ho colta al volo.
Teatro, cinema, televisione ed arte fotografica: una Elisabetta artista a 360°! Quale di questi suoi aspetti artistici preferisce e perché?
R - Adoro ogni forma d’arte e tutti i mezzi attraverso i quali poterla vivere e creare. Sicuramente l’adrenalina che si ha in teatro o in qualsiasi tipo di esibizione dal vivo non si ha da nessun’altra parte. Sul palcoscenico sei nudo, completamente spoglio di ogni difesa, sei quello che sei in quel preciso istante con le tue forze e le tue fragilità, non ti puoi nascondere. E’ inimitabile. Una volta, durante un concerto, per l’emozione ho dimenticato il testo in inglese di una canzone, mi ha preso il panico, ma quasi per magia sono riuscita a nascondere l’imbarazzo e a reinventarlo completamente ex-novo, quel testo, pronunciando le parole con un inglese maccheronico. Non se n’è accorto nessuno.
Indubbiamente lei è diventata popolare per il personaggio di Laura a Cento Vetrine, uno dei volti più storici della fiction. Laura è una donna dai mille volti. Ci si rivede?
R - Mi rivedo nella forza e nella testardaggine di Laura nell’ottenere ciò che vuole. Non mi rivedo nel suo eccessivo spingersi oltre il limite nelle situazioni. Laura arriva spesso a oltrepassare la soglia del lecito, io mi fermo sempre prima.
Laura ha vissuto tante esperienze nell’arco della sua vita, passando dalla positività degli esordi ad essere oggi una persona senza scrupoli ed arrivista: ci traccia un identikit suo personale di Laura e ci dice quale lato del suo personaggio preferisce e perché?
R - Laura è passionale, vive le sue emozioni a 360° incurante dei rischi che questo può provocare. Ama la sua famiglia ed è una madre fin troppo apprensiva, ma ama anche il suo lavoro ed è molto ambiziosa. E’ sempre stata un’ottima confidente, una spalla su cui piangere, ma in questo momento della sua vita è lei che vuole essere ascoltata, anzi, lo pretende. E’ fermamente intenzionata a ottenere ciò che ritiene di meritare, ora o mai più, costi quel che costi. Testarda e orgogliosa, Laura è caduta tante volte ma alla fine si è sempre rialzata. E’ questo che mi piace di lei. Mi piace la sua capacità di toccare il fondo e di risollevarsi da situazioni quasi impossibili. Nella vita tutto ha una soluzione, basta cercarla.
Cento Vetrine compie dieci anni di grandissimo successo ed oggi è la fiction più seguita, il programma leader della fascia pomeridiana (ha superato anche gli ascolti di Beautiful). Si è letto che vedremo tanti colpi di scena, anche ritorni quanto mai inaspettati. Cosa ci può anticipare?
R - Non posso anticiparvi nulla per un fatto contrattuale ma anche perché vi toglierei il gusto della sorpresa. Posso solo dirvi che ci saranno colpi di scena mozzafiato per il mio personaggio e non solo.
Che differenze trova nella recitazione al cinema e nella fiction e perché secondo lei spesso gli attori da fiction rimangono troppo spesso imprigionati nel genere senza poi riuscire a distaccarsene e fare il grande salto con il passaggio al grande schermo?
R - Non c’è nessuna differenza tra la recitazione nel cinema e la recitazione nella fiction e non ha alcun senso parlare di “attori da fiction” e “attori da cinema”. Un attore è un attore e basta e deve essere in grado di recitare nello stesso modo in qualsiasi situazione. Ovviamente, per un fatto puramente tecnico, deve “portare” di più la voce, cioè usare maggior potenza, se recita in teatro, altrimenti gli spettatori delle file lontane non lo sentono, ma senza perdere verità e naturalezza. Quindi l’unica differenza è tra una buona e una cattiva recitazione, niente di più. Un attore che lavora in fiction rischia effettivamente di rimanere imprigionato nel genere perché rimane imprigionato nel ruolo che interpreta se lo fa per parecchio tempo. Vi faccio un esempio. Non vi è mai capitato di vedere l’attore Peter Falk e di esclamare “il tenente Colombo” nonostante interpretasse un altro ruolo? Purtroppo lavorare in una fiction, soprattutto se lunga, è un’arma a doppio taglio perché si rischia di venire continuamente identificati col personaggio interpretato e questo può precludere la possibilità di lavorare in altri ruoli magari cinematografici”.
Lei ha anche cantato con il grande jazzista Lino Patruno nel cd “Amapola” facendo anche tanti concerti: che esperienza è stata?
R - Ricca di emozioni. Lino Patruno è un grande artista con una professionalità e un’energia fuori dal comune da cui traspare un coinvolgente amore viscerale nei confronti del Jazz. Con lui ho fatto i miei primi passi in questo genere musicale e ne sono rimasta molto affascinata. E’ stato un grande maestro per me.
“Femina Fera” è stato un interessantissimo ma anche conturbante progetto fotografico e poetico che lei ha realizzato con Fabrizio Portalupi e Giuseppina Amodei. Ce ne parla?
R - Femina Fera è un libro fotografico edito da Mondadori Electa. Le fotografie, rigorosamente analogiche e in bianco e nero, sono di Fabrizio Portalupi e i meravigliosi versi sono di Giuseppina Amodei. Primo di una trilogia al femminile, Femina Fera è un percorso di morte e di rinascita spirituale, di metamorfosi, che vede come protagonista una donna che decide di mutare radicalmente la propria vita. Il viaggio è difficile, faticoso e pieno di sorprese. La nostra protagonista,“ Femina” fragile e impaurita all’inizio, diventa a metà del percorso feroce e decisa a non farsi più sopraffare dalle situazioni, persino eccessiva. Fino ad arrivare alla fine del viaggio in una situazione di completo equilibrio tra la Femina e la Fera che sono in lei, cioè tra il suo femminile e il suo maschile, e in sintonia col mondo circostante, diventando una Femina Fera. Un pò quello che vorremmo essere tutti, come tutti vorremmo essere in grado di mutare la nostra vita. Ho studiato la postura dei felini, per noi faticosa e innaturale, e ho cercato di comprendere la loro animalità, davvero eccitante. Ricordo con grande piacere anche le giornate passate nella natura più selvaggia a cercare gli scorci giusti per raccontare la nostra storia. Per me è sempre illuminante e arricchente lavorare con Fabrizio. E’ un’artista eclettico che mette creatività e poesia in tutti i lavori che fa, in maniera a volte disarmante.
Cosa si aspetta Elisabetta dal 2011 e quindi quali sono i suoi progetti per il nuovo anno?
R - Continuando il discorso fotografico, alla fine del 2010 è stato realizzato “ Eudemonia”, il secondo libro fotografico della trilogia, un lavoro per alcuni versi ancora più particolare e intrigante rispetto al primo, indubbiamente unico nel suo genere. Eudemonia, nel significato greco del termine, raffigura il buon demonio nella donna, quel demonietto che vuole divertirsi, giocare, sedurre e che ha come fine la felicità assoluta come principio di vita. Predominante è la completa e sinergica interazione della donna con la natura fino a diventare una cosa sola. In questo lavoro ho imparato a guardare i boschi, gli alberi, le rocce, l’acqua, con occhi diversi. Loro sono vivi, respirano, ci osservano e comunicano con noi continuamente. Siamo noi che non abbiamo la sensibilità per accorgercene. Nel nuovo anno ci occuperemo della promozione del libro, anche se lo si può già trovare in vendita su internet. Ho in atto un progetto discografico e uno cinematografico ma ve ne parlerò in modo più approfondito tra un pò. (di Piero Vittoria - del 2011-01-26)
articolo visto 7697 volte
| |
|
sponsor
|
|