SILVIA MEZZANOTTE SI RACCONTA
La cantante parla di “Conseguenza logica”, album che ha segnato il suo rientro nei Matia Bazar
“Conseguenza logica” ha segnato il grande ritorno dei Matia Bazar. La sorpresa più bella è senza dubbio il rientro nella storica band di Silvia Mezzanotte alla voce: le tredici canzoni presenti nel cd sembrano essere una “conseguenza logica”, per citare il titolo, del cammino interrotto qualche anno fa. Eleganza e classe ancora una volta immutati: questo è un album raffinato e sofisticato, in cui il pop è grande protagonista nella musica e l’amore, in ogni suo aspetto, nei testi.
Silvia regala ancora una volta una vocalità che non ha eguali, soprattutto in “Il nostro film” e “Gli occhi caldi di Sylvie”. Cassano non è da meno: “Ma se credi a me” lo vede alla voce solista e “Nel mio verde paradiso” in splendido duetto con la Mezzanotte. La title track, primo singolo estratto, rappresenta bene lo spirito dell’intero disco.
Sei lunghi anni sembrano insomma non essere mai passati: la reunion è avvenuta in maniera del tutto naturale e dunque ora si apre un nuovo capitolo della lunga carriera dei Matia Bazar.
Ne abbiamo parlato con Silvia Mezzanotte: presente e futuro del gruppo, ma anche uno sguardo alle esperienze soliste nelle sue parole.
“Conseguenza logica” è il nuovo raffinato lavoro discografico dei Matia Bazar: com’è nato?
R - C’era la volontà di mettere subito a frutto l’energia che c’è arrivata addosso quando abbiamo deciso di tornare insieme ed è questo anche il motivo per cui l’album ha questo titolo. Ci siamo ritrovati compatti quasi come se sei anni non fossero mai passati. Alcune canzoni sono nate in studio, elaborate da Piero sulla mia vocalità subito strutturate con arrangiamenti e testi, altre invece erano chiuse in un cassetto e lui le serbava per una voce che, dal suo punto di vista, fosse più adatta a cantarle di altre produzioni che aveva avuto. Mi sono ritrovata a contatto con brani che ho amato visceralmente ed interpretato quasi fossero stati scritti per me: mi piace citare ad esempio “A piene mani”, nata da una collaborazione con Massimiliano Pani.
Il tuo ritorno alla voce nei Matia Bazar: emozioni e sensazioni di questo ritrovarvi insieme dopo sei anni …
R - Sembra proprio che i nostri fans abbiano apprezzato molto questa reunion. Sono passati sei anni densi di lavoro per noi: ciascuno ha portato avanti un percorso con più o meno successo o gradimento. È stato un periodo lungo di costruzione, specialmente per me che non mi sono mai fermata sia sotto il profilo discografico che di studio. Poi è venuto abbastanza naturale portare nel gruppo ciò che avevo appreso a livello di esperienza ed è stato anche più facile cantare il disco e lavorare con i miei compagni. Sono onesta nel dire che gli equilibri sono cambiati perché quando entrai nei Matia ero, anche dal punto di vista caratteriale, una miracolata che aveva avuto una grande chance, mentre adesso mi sono resa conto che anche i miei stati d’animo, l’umore e gli sguardi sono valutati con interesse perché forse la strada fatta in questi anni ci ha fatto gioire e soffrire allo stesso tempo ed ora abbiamo più voglia di ascoltarci. C’è oggi la costante volontà di appianare, risolvere e gestire magari situazioni difficili che si possono presentare, ma con la giusta tranquillità.
Ci sono dei brani nel disco a cui ti senti più legata?
R - Io sono molto affezionata a “Nel mio verde paradiso” in duetto con Piero e poi, siccome amo molto la sua voce, “Ma se credi a me” che canta lui.
Quanto della tua esperienza da solista hai portato in questa reunion e quanto ti è servita per ritrovare appunto l’armonia nella band di cui parlavi in precedenza?
R - Credo di aver portato tutto del mio percorso solista nella band: oggi ognuno ha un suo ruolo. Io sono stata molto attenta ai testi, anche se non ho collaborato alla loro stesura, perché volevo sentirli miei, tipo degli abiti cuciti su misura per me. Desideravo fossero storie di vita vissuta e non voli pindarici come può capitare. Ci siamo molto esposti: si può leggere che siamo noi dentro queste storie, l’album avrebbe potuto chiamarsi anche “Prendersi e lasciarsi” perché di questo tratta. Allo stesso tempo dal punto di vista tecnico ho portato molto di più all’interno del gruppo e ciò non viene sostanzialmente dai miei dischi solisti, ma dal percorso teatrale, “Regine”.
Questo progetto continuerà perché non ha nulla di concorrenziale col mondo Matia Bazar: è uno spettacolo in sette lingue nel quale canto i pezzi delle più belle delle grandi interpreti italiane e straniere in acustico, entrando così con un piede leggero nel mondo del jazz. Per farlo ho dovuto studiare tantissimo, quindi tecnicamente devo dire che non mi sono mai fermata: ho studiato vocalismi. Tutte queste cose mi hanno creato un bagaglio dal quale attingere nel momento in cui Piero mi ha chiamato. Lui è uno scultore che vede dal primo momento la canzone fatta e finita, però poi ti chiede in studio dettagli che tu devi tradurre.
Dopo questo disco cosa ci dobbiamo aspettare dal nuovo corso dei Matia Bazar?
R - Onestamente non ci abbiamo ancora pensato, siamo in fase di progettualità e riflessione: gli eventi ci hanno travolti. Sicuramente abbiamo ridisegnato un’eleganza, una melodia moderna ma classica che riporta il mondo Matia Bazar a quello che è sempre stato. Per ora non c’è in cantiere un altro album di inediti, perché in realtà si vorrebbe fare un greatest hits, ma è solo un’idea. In realtà abbiamo fra le mani già tante altre canzoni provinate: più o meno la tracklist di “Conseguenza logica” è stata compilata scegliendo fra trenta brani. È stata una selezione accuratissima che doveva rappresentare il nostro mondo attuale. Quelli, per ora messi da parte, non erano secondo noi giusti per questo disco, perciò vedremo cosa succederà. Stiamo lavorando tanto, molta promozione, un calendario live molto fitto. Il nostro è uno spettacolo bello e ce lo godiamo: per i pezzi vecchi c’è stato quasi un ritorno al passato negli arrangiamenti, non abbiamo toccato niente, ci sono troppi cloni in giro!.(di Piero Vittoria - del 2011-07-22)
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