1001 grammi, la recensione e il trailer del film di Bent Hamer

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1001 grammi è dall’11 agosto nei cinema italiani

Marie è una scrupolosa e metodica impiegata dello Justervesenet, “ufficio norvegese dei pesi e delle misure”, insieme al padre Ernst, uomo sulla sessantina in bilico fra la serenità di una nuova vita e il vecchio vizio della bottiglia. Proprio in uno di questi momenti di “crollo” del padre, la trentacinquenne norvegese viene incaricata dai propri superiori di recarsi a Parigi per un importante seminario sulla esatta determinazione del peso. Per rappresentare la propria nazione, Marie porta con sé un campione del chilogrammo norvegese.

1001 grammi il Trailer

Tra i delegati ospiti della manifestazione incontrerà il giovane Pi, ovvero colui che aiuterà la sempre più spaesata protagonista nella ricerca del giusto peso da dare alle cose della vita. Questa è la trama del nuovo film di Bent Hamer, cineasta particolarmente conosciuto nei circuiti festivalieri, approdato per la prima volta a Cannes nel 2003, tornato nella Quinzaine nel 2005 con Factotum, trasposizione di un omonimo romanzo di Bukowski, e presentatosi in concorso nella sezione Un certain regard con il recente Il mondo di Horten del 2008.

Abbandonate le risate e i toni divertiti del precedente Kitchen Stories – Racconti di cucina, Bent Hamer confeziona un film in cui si ride molto poco, con tempi lenti e dilatati e dove ogni azione, anche la più piccola, ha un proprio peso specifico. I protagonisti del racconto, seguendo la lunga tradizione di un certo tipo di cinema nordeuropeo, sono antropologicamente e socialmente inadatti a rapportarsi con gli altri, incapaci di affrontare relazioni interpersonali e di manifestare i propri reali sentimenti. La provenienza norvegese del cineasta si fa sentire nella caratteristica freddezza della fotografia e della narrazione, spezzata qua e là da fugaci e taglienti battute tra i personaggi del racconto.

1001 grammi scena filmMa nonostante questa “pesantezza” generale, 1001 grammi è una pellicola decisamente “positiva” e “propositiva”, e non triste e opprimente come si potrebbe immaginare. La ricerca di Marie non sfocia mai nella ossessione, nel dramma, ma anzi assume un alto valore spirituale, quello della ricerca della giusta misura con cui rapportarsi agli elementi della propria esistenza. E se Iñárritu ha tratto ispirazione per un suo celebre film dal peso della propria anima, 21 grammi, Hamet intraprende una missione ancora più ambiziosa: quella di determinare quanti grammi può pesare la nostra vita nella sua interezza. Per giungere alla inaspettata conclusione che in fin dei conti pesiamo molto meno di quello che immaginiamo.

Davide Sette – Fonte News Cinema