MILANO – “Il 28 aprile è un giorno di riflessione importante per un Paese che, come recita l’art. 1 della propria Costituzione, “è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro”; perché, purtroppo, l’Italia continua ad essere una terra in cui l’emergenza morti bianche sembra non voler mai attenuare forme e contenuti della sua gravità. E quest’anno, come accadde già nel 2020, non si ricordano purtroppo solo le vittime tragicamente decedute o infortunate in occasione di lavoro, per colpa di una caduta dall’alto, schiacciate da un macchinario o morte in un incidente nel tragitto casa lavoro; ma ora ci sono anche le ‘nuove” vittime sul lavoro. Sono i lavoratori e le lavoratrici drammaticamente scomparsi a causa del contagio da Covid 19. E purtroppo, in 15 mesi di pandemia l’Italia ne conta 551. Stando ai dati Inail, da gennaio 2020 a fine marzo 2021, sono circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro. Mentre sono ben 165.528 le denunce di infortunio”.
Una nuova emergenza nell’emergenza. Esordisce così Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, in occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro. E, proprio in nome delle nuove vittime – che sono soprattutto infermieri (11,4%), impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (11,1%), medici (6,8%), operatori sociosanitari (5,2%) – è necessario preparare il Paese ad affrontare nuove sfide sul fronte della prevenzione degli infortuni sul Lavoro, specie nel settore Sanità e Assistenza Sociale, appunto, che conta il maggior numero di morti con il 27,4% delle denunce. Intanto, insieme alle nuove vittime emerge anche una diversa e tragica mappatura degli infortuni. Perché per quanto riguarda proprio il totale delle denunce di infortunio giunte all’Inail per Covid 19, il 70% circa vede come protagoniste le donne.
“Le statistiche ancora una volta non lasciano dubbi – sottolinea Rossato – e diventano fondamentali per individuare le misure di sicurezza da attuare al fine di arginare il fenomeno degli infortuni e delle vittime”. E, accanto alla prima e più efficace arma contro il virus, ovvero il vaccino, è indispensabile proseguire con la formazione dei lavoratori. “Come formatori e divulgatori di sicurezza nei luoghi di lavoro – spiega Rossato – ci sentiamo coinvolti dal senso profondo di questa sfida alla pandemia. Ed è con questo spirito che continuiamo ad insistere per una maggiore diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro”.
“Senza mai dimenticare che accanto all’emergenza Coronavirus, rimane sempre (e più visibile) nei dati il numero delle vittime che muoiono per una caduta dall’alto, o schiacciati da gravi, o travolti da macchinari o folgorati – conclude il Presidente dell’Osservatorio mestrino – Servono formazione, maggiori controlli e ispezioni. E più di tutto servono il senso di responsabilità e la coscienza dei datori di lavoro”.