“Quando ho scritto ‘Filtro’, stavo lavorando a un’altra canzone. Ero seduto al piano e mi è arrivato di getto l’incipit del ritornello ‘e con le mani avanti e con il cuore indietro”
Essere autentici, senza filtri sia sui social che nella vita vera, oggi è un atto rivoluzionario, un segno di grande coraggio che ci permette di essere liberi dal giudizio altrui. Di questo parla “Filtro”, il nuovo singolo di Giuliano Crupi, tra i più ispirati e autentici esponenti dell’attuale scena cantautorale italiana. Il brano, fruibile su tutte le piattaforme digitali, streaming e download da oggi, venerdì 29 ottobre, pone l’accento sulla nostra fragilità in quanto esseri umani fallibili e vulnerabili e vuole sottolineare quanto ci renda liberi non camuffarci a tutti i costi mostrando in realtà chi non siamo. Solo così ritroveremo il nostro tempo, il nostro respiro e la bellezza di un tramonto che non per forza va condiviso.
Giuliano Crupi ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Filtro” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?
“Filtro” che in realtà sottintende anche la parola “senza”, dunque “senza filtro”, va al di là del concetto di canzone. È la sintesi, compressa in poco più di 3 minuti, di più di due anni di vita. Gli ultimi due anni, causa Covid, sono stati duri, più o meno per tutti; credo abbiano tirato fuori tutto ciò che eravamo all’ennesima potenza. Personalmente, ho vissuto un’altalena emotiva potentissima: ho cominciato un percorso di psicoterapia che avrei dovuto fare diversi anni fa, ho affrontato i miei “mostri”, dolori lontani con conseguenze vicine, cause al passato con sintomi al presente. Mi sono contorto, steso, abbattuto, ho affrontato il mio buio, ho imparato a non averne paura, a camminarci fianco a fianco, a visualizzarlo come un alleato e a trovare insieme a lui l’interruttore della luce. Ognuno ha il proprio interruttore, non ne esiste uno uguale per tutti ma le emozioni, quelle sì, sono identiche per tutti. Cambiano i vissuti, le esperienze, l’intensità ma le emozioni sono comuni a tutti gli esseri umani. Ho imparato a riconoscerle, a non giudicarle, ad accettare il dolore come strumento di crescita e di evoluzione. Ci sono finito dentro con tutte le scarpe, ho toccato il fondo e, con estremo sforzo e sofferenza, sono risalito, passo dopo passo, giorno dopo giorno, respiro dopo respiro, perdonandomi e tutto grazie anche alla vicinanza delle persone che amo e che mi amano e grazie alla musica. Mi sono riscoperto, sono rinato, ho curato le mie ferite bambine, rispolverando il cuore e trovando un nuovo modo di respirare e da qui, dal buio totale del periodo Covid, dopo le riaperture ho ritrovato l’ispirazione e sono nate nuove canzoni. “Filtro” è arrivata come un fulmine a ciel sereno, come sintesi di tutto questo, come i doni inaspettati che ti spiazzano e che vuoi condividere il prima possibile. Perché siamo animali sociali e una gioia condivisa vale il doppio, un dolore condiviso la metà. “Filtro” è gioia e dolore, è consapevolezza, osservazione dei nostri tempi, osservazione interiore, confidenza e intimità.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
“Filtro” è un contenitore di tantissimi messaggi, anche meta-comunicativi. Ad esempio, nel momento in cui un fruitore sta guardando il video dal suo smartphone, gli arrivano 10 messaggi su whatsapp, 1 chiamata, 3 email e 4 altre notifiche e, in quel momento, la canzone si trova al punto in cui dice “siamo connessi a mille stimoli e sconnessi dentro”. Succede tutto contestualmente e mi piace moltissimo questo aspetto della contemporaneità del messaggio che “Filtro” vuole mandarti, durante le azioni che compiamo nel quotidiano, durante i momenti in cui siamo presi da mille cose e non siamo effettivamente presenti al 100% in nessuna di esse. “Filtro” vuole sottolineare l’importanza del qui e ora, del momento presente, vuole sottolineare l’importanza dell’essere autentici, non giusti o sbagliati, non morali o amorali ma autentici. Essere noi stessi, portare la nostra verità, senza convenzioni sociali, senza maschere, senza fronzoli, sia nella vita vera che sui social. Social che ci stanno facendo perdere il contatto con la realtà, creando frustrazione, infelicità, deserto emotivo. È subdolo e sottovalutato tutto quello che sta accadendo e qualcuno penserà che io sia pazzo o esagerato ma non è così. Siamo nell’epoca del deficit dell’attenzione, in cui si leggono i titoli e si condividono senza approfondire, senza ascoltare, senza ascoltarsi. In quanti saranno arrivati fino a questo punto dell’intervista e in quanti si saranno fermati al titolo, senza cliccare per leggerne il contenuto? “Filtro” vuole spronare a ritrovare il nostro tempo, il nostro ritmo che è quello della natura, di un tramonto, di un’alba, ritrovare la nostra essenza di esseri umani, semplice, basica, naturale, vera. L’autenticità è il dono migliore che possiamo fare a noi stessi e agli altri.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Un tempo avrei detto di non avere aspettative. In effetti, da un certo punto di vista, è realmente così: sto cercando di liberarmi dalle aspettative nei confronti dei miei lavori artistici ma è chiaro che spero che i miei messaggi possano arrivare al maggior numero di anime. Non perché mi interessino i numeri, ma perché, lo scopo ultimo della mia musica, delle mie parole, voglio che sia quello di spronare, di animare, di risvegliare, di emozionare, di dare speranza, di scuotere e, allora, come posso non desiderare che questo possa accadere alla maggior parte delle persone? È la mia missione, è la missione che sento dentro, è il mio senso della vita, dentro la musica e al di là di essa.
Come nasce il tuo progetto musicale?
Mi sono avvicinato alla musica da piccolissimo ma solo in adolescenza ho trovato nelle parole e nella musica uno strumento di sfogo, di comunicazione, di libertà. Dentro la mia musica non ho paura di niente. Lì posso sintetizzare un messaggio che farebbe fatica ad arrivare a tante orecchie con la stessa potenza. Dall’adolescenza in poi non mi sono più fermato, tra alti e bassi, tra sconforti e gioia, non ho mai più smesso. Sinceramente non ho idea di dove arriverò ma ho capito finalmente che non è importante arrivare. L’importante è camminare nella direzione che ci muove il cuore e vivere ogni cosa che facciamo con presenza, amore e ascolto.