ROMA – La premessa obbligatoria è che per poter crescere e forse governare, il 25 settembre servirà un buon risultato, magari a doppia cifra, ma intanto Carlo Calenda guarda già al dopo elezioni e vede la lista nata dall’unione Azione-Italia Viva che da cartello elettorale si trasforma in “un cantiere vasto, chiamatelo fronte repubblicano, esattamente quelle a cui Mario Draghi ha improntato la sua azione”, ha detto all’evento di apertura della campagna elettorale del terzo polo, che ha richiamato al Superstudio migliaia di persone, molte delle quali rimaste fuori dalla sala principale.
“Questa casa è aperta a Cottarelli, Bonino, Bentivogli, Giorgetti, Sala, Gori. Mi fa molta impressione vedere Cottarelli con Fratoianni, Sala con Di Maio…”, ha aggiunto Calenda prevedendo un forte rimescolamento delle carte dopo il voto. Di certo, come tutti gli altri leader, si è detto pronto a governare, “ma c’è un piccolo dettaglio: riconosciamo che Mario Draghi può farlo meglio di noi. Non vorrà? Ci lavoreremo”, ha proseguito l’ex ministro dello Sviluppo, che ha citato Sturzo, Einaudi, Mazzini, Bobbio e Pericle.
L’ambizione è quella di “dare una casa alle culture politiche che hanno fatto l’Europa e oggi non sono rappresentate in Italia” perché “Berlusconi ha perso il diritto di rappresentarle quando ha mandato a casa Draghi” e così Letta “quando ha diviso il paese tra rosso e nero”, ha aggiunto riferendosi alla campagna elettorale del Pd e a quell’appello del leader dem al “voto utile” contro il quale Calenda si è nuovamente opposto con fermezza: “Io non voglio fare polemica con nessuno, non certamente con Letta, quello che gli dico è ‘ricordati da che storia vieni’, non è così schematica Berlinguer-Almirante. C’era qualcosa di mezzo in Italia ed è molto importante”.
Sulla stessa linea Matteo Renzi, per la prima volta a un evento elettorale insieme a Calenda, secondo il quale “l’unico voto utile” è quello per il terzo polo “perché l’Italia torni a crescere”. “O facciamo un bel risultato o il Paese va in difficoltà” ha aggiunto l’ex premier. Evidenziando che se si parla di infrastrutture gli avversari “tutti hanno nelle loro coalizioni quelli che hanno detto no a tutto”, mentre “noi siamo gli unici con le carte in regola”. Allo stesso modo in tutte le altre coalizioni “c’è chi ha mandato a casa Mario Draghi” e in tutti gli altri schieramenti “c’è chi voleva uscire dall’euro e si scopre europeista a giorni alterni”, ha concluso.