“Morning Raga”, alla scoperta dell’album di Simone Basile

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Il disco è composto da nove tracce come “Hamsadhwani”, un raga dai caratteri brillanti e di buon auspicio e lo stesso “Morning Raga” che dà il titolo al disco, non è altro che un raga del mattino, propiziatorio alla giornata

cover morning raga“Morning Raga” è il nuovo album del chitarrista Simone Basile, in uscita il 1° settembre per EMME Record Label. “Morning Raga” è un flusso di energia, desiderio di tornare a fare musica con gli altri e trasmetterla alle nuove generazioni. Simone Basile, leader del progetto, vuole portare i giovani ad un risveglio musicale, artistico, di amore verso il nuovo, il cambiamento, in opposizione alla staticità dell’ultimo periodo storico segnato dalla pandemia. L’energia e la spiritualità dei raga indiani sono alla base di questo nuovo lavoro discografico.

Simone Basile ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Morning Raga” è il tuo nuovo album, di che cosa si tratta?

Il titolo tradotto significa appunto Raga del Mattino (uno dei raga più suonati nella musica orientale, quasi un “saluto al Sole”, propiziatorio alla giornata), ma dietro a questo titolo si cela l’intento di voler riportare chi lo ascolta a un risveglio più profondo, amore verso l’arte, la musica, lo stare insieme agli altri e condividere le passioni, gli interessi, dopo questo periodo pandemico un po’ buio e solitario per tutti. Se dovessi sostituire il titolo con una parola sceglierei “Risveglio”.

Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?

Il filo conduttore del disco appunto è il “risveglio” generale, di apertura verso gli altri, l’arte, la musica e “tutto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”, per citare il discorso di Bob Kennedy con cui ho voluto aprire il disco, in cui denuncia il capitalismo americano. Quando ci sarà pace su questo pianeta allora sì che ci sarà un risveglio generale in tutti noi.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

È difficile aspettarsi qualcosa da un nuovo disco, non puoi sapere se verrà ascoltato, condiviso, è tutto un’incognita! Spero che quando lo suoneremo live si possa comunicare con il pubblico in sala, smuovendo qualcosa al loro interno. Per ora lo abbiamo presentato al Fara Music Festival e al Firenze jazz festival e devo dire che i feedback sono stai molto positivi.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Casa mia è sempre stata piena di strumenti musicali, principalmente chitarre e tastiere. Mio padre ha fatto piano bar per molto tempo quando era giovane. Quindi mi ci sono ritrovato dentro sin da subito, però solo a dieci anni ho iniziato a studiare in maniera più seria la chitarra prendendo lezioni private. Da qui in poi è diventata la mia malattia!