PONTEDERA ‒ Un episodio di grave violenza si è consumato in una scuola di Pontedera, nel pisano. Durante la lezione un alunno, alzatosi in piedi e raggiunta la cattedra, stava manifestando una mancanza di rispetto verso l’insegnante: saltellando alle sue spalle, facendo gesti e smorfie, lo stava deridendo. A quel punto il docente, in un impeto d’ira, si è alzato e gli ha sferrato un pugno all’altezza dello stomaco. Con tono di sfida, ha quindi detto al ragazzo: “Allora, cosa fai?”.
L’episodio è stato filmato da uno studente attraverso lo smartphone. I genitori del ragazzo colpito hanno sporto denuncia, e l’insegnante è stato immediatamente sospeso dalla dirigenza scolastica che ha definito l’accaduto “un fatto gravissimo”. La polizia sta ora compiendo accertamenti.
Nella scuola italiana, in caso gli alunni adottino atteggiamenti irrispettosi violando le norme della convivenza civile, esistono provvedimenti punitivi quali le note disciplinari o la sospensione. Le pene corporali, oltre ad essere un grave reato, possono aumentare il rischio di comportamenti antisociali e ledere la salute mentale del ragazzo.
Nel frattempo, sui social questo episodio ha diviso l’opinione pubblica. Una parte dei commenti giustifica infatti il gesto del professore sottolineando la profonda mancanza di rispetto che un numero crescente di giovani manifesta verso i docenti, per esibizionismo, arroganza o ribellismo. Un’altra fetta dell’opinione pubblica ritiene invece che un pugno nello stomaco abbia come unica funzione quella di far sfogare la tensione e l’ira dell’adulto, ma sia priva di utilità ai fini dell’educazione del ragazzo.
Eppure, l’esperienza del dolore fisico per correggere il comportamento del minore non è una pratica appartenente solo ai secoli passati: in Texas, nel Missouri e in altri Stati d’America sono state reintrodotte da alcuni anni le pene corporali per gli studenti. Dato il crescente numero di ragazzi indisciplinati, viene consentito ai docenti l’uso della forza fisica a fini ‘correttivi’, previo consenso dei genitori, che al momento dell’iscrizione devono firmare un apposito modulo.
Il quadro è reso ancora più complesso a causa degli attriti spesso presenti tra genitori e insegnanti, che si incolpano a vicenda riguardo ai comportamenti dei ragazzi: rischia di venire meno quel rapporto di fiducia reciproca tra scuola e famiglia che è alla base del patto di corresponsabilità educativa.
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