Pd, Bonaccini: “Se diventerò segretario non mi dimetterò da presidente dell’Emilia”

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BOLOGNA – “Meglio tenere i piedi per terra” e mantenere un incarico a livello locale, perché “abbiamo visto che fine ha fatto questo partito chiudendosi troppo nei palazzi romani”. Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ribadendo che manterrà l’impegno alla guida della Regione nel caso dovesse essere eletto segretario nazionale del Partito democratico.

“Ho fatto per quasi sei anni il presidente della Conferenza delle Regioni e addirittura durante il Covid ogni giorno, ogni sera e ogni notte c’era da convocare una conferenza e ho fatto per sei anni il presidente del consiglio Regioni e Città d’Europa con 100mila enti locali di 40 paesi europei – ha spiegato Bonaccini – E mi sembra che i risultati, se sto al giudizio medio di questa regione siano stati tutt’altro che disprezzabili. Io credo che poter tenere i piedi per terra nel governo locale sia il modo migliore per affrontare i problemi che la gente comune ti dice ogni giorno. Chiudendosi troppo nei palazzi romani abbiamo visto che fine ha fatto questo partito”.

“Non lascerò assolutamente la Regione Emilia-Romagna – ha ribadito Bonaccini – Io rimango anche per l’impegno preso da chi mi ha votato e ci ha votato, per rispetto degli elettori, della maggioranza che mi sostiene e più in generale degli emiliano-romagnoli, anche chi non mi ha votato perché negli anni in cui governi devi avere il rispetto e la sensibilità di rappresentare anche quelli che non ti voteranno mai. Tra due anni terminerò il mio mandato, non vedo alcun problema di incompatibilità anche rispetto ai temi perché le questioni che si affrontano molto spesso sono le stesse dal punto di vista delle necessità dei cittadini, degli imprenditori, dei lavoratori, degli studenti e dei pensionati”.

“Rispetto la legittima opinione di Gianni” Cuperlo, che ha chiesto di non mantenere un doppio incarico in caso di vittoria alle primarie. “E, visto che ha fatto riferimento a Zingaretti, ricordo che in realtà Zingaretti non si dimise perché faceva il presidente regionale, ma perché disse che le correnti e i capi-corrente non lo lasciavano lavorare, è un’altra cosa”.