In questa calda estate, visitando varie mostre in giro per l’Italia, mi sono imbattuto piacevolmente nelle opere pittoriche dell’arista toscano Giovanni Mazzi, da cui traspare chiaramente la commistione tra varie tecniche come la grafica, l’illustrazione e la pittura.
Di lui, colpiscono anche i colori caldi e il mistero delle figure dei suoi personaggi che sembrano rappresentare vere e proprie scene di vita quotidiana.
Giovanni Mazzi, ha frequentato gli studi superiori e si è diplomato in telecomunicazioni presso la facoltà di ingegneria di Firenze iniziando la sua formazione artistica frequentando i corsi di fumetto e di illustrazione presso la Scuola Internazionale di Comics terminati i quali ha intrapreso la formazione accademica prima frequentando per un biennio la scuola libera del nudo presso l’accademia di belle arti di Firenze e poi al corso di grafica d’arte sempre presso l’accademia di Firenze.
È importante ricordare che in questi anni ha esposto con successo in numerose esposizioni in Italia e all’estero. Nelle scorse ore ho potuto contattarlo e porgli qualche domanda:
Giovanni, quando ha capito che l’arte avrebbe fatto parte della sua vita.
“É difficile definire un “quando”. Diciamo che non ho mai abbandonato quella voglia di esprimermi col disegno che nasce in tenera età. Il mondo delle immagini e dell’espressione grafica sia essa disegnata o dipinta rappresenta un nodo fondamentale della mia vita che mi ha aiutato a gettare un ponte di comunicazione con le persone e che bene o male fa parte della mia vita”.
Durante il suo percorso formativo ha affrontato varie tecniche, qual è quella a cui si sente più legato e come hanno influito nel suo fare arte.
“Nel mio percorso ho affrontato varie tecniche espressive dal disegno, alla pittura a olio, dall’incisione, all’uso dei pastelli a olio. Ogni tecnica ha rappresentato un preciso momento della mia vita e della mia crescita artistica. Capita comunque spesso di riutilizzare tecniche che ora uso meno o di usarle in commistione con altre. Sicuramente adesso il dipingere con i pastelli a olio mi dà grande soddisfazione.
Attualmente uso il pastello a olio perché riesco a unire la gradevolezza dell’impasto pittorico con il segno tipico del disegno e dell’incisione. In parallelo alla pittura con i pastelli ultimamente mi sono dato all’incisione e in particolare alla Xilografia. Questa tecnica ma in genere l’incisione, rappresenta un mondo magico, misterioso dove non è possibile sapere con certezza come saranno i risultati finali. La Xilografia con i suoi tagli e i suoi graffi ha un fascino e una bellezza che sa di ancestrale”.
Lei ha fatto e fa parte di vari movimenti culturali, quanto è importante farne parte.
“Penso che un punto fondamentale di qualsiasi artista sia quello di poter condividere le proprie esperienze. Sicuramente il confronto e la condivisione, ma questo vale per la vita in genere, aiuta a migliorarsi e a vedere le cose da un altro punto di vista. Per quanto riguarda la mia esperienza ho avuto la fortuna e il piacere di far parte di alcuni gruppi artistici alcuni tutt’ora attivi altri oramai conclusi.
In entrambi i casi la cosa che posso dire è che ho trovato validi consigli, spunti di riflessione e aiuto artistico e umano. É stato importante collaborare anche con artisti che lavorano su ambiti diversi dai miei e in particolare su forme espressive diverse come la musica e la poesia. L’incontro di forme espressive diverse aiuta a far percepire il messaggio artistico più profondamente”.
Attualmente sta progettando qualcosa per il futuro e come vede la situazione attuale dell’arte nel nostro paese.
“Sono attualmente impegnato su diversi fronti, comunque le cose degne di nota sono una mostra attualmente aperta alla Fondazione Campana dei caduti di Rovereto (TN) sul tema dell’acqua, una a palazzo Bastogi di Firenze col gruppo d’arte Studio7 che vedrà l’apertura alla fine di novembre (24/11) e i primi eventi artistici della “Rete Giubbe Rosse 2017” di cui sono uno dei promotori.
Ho citato quest’ultima mia attività perché si riallaccia alla seconda parte della domanda, infatti questa rete che vede al suo interno artisti di varia estrazione e orientamento si è formata dopo una attiva presa di coscienza di quello che è l’arte nel nostro paese e soprattutto di come questa venga percepita e fruita.
Ci siamo resi conto che l’arte non riesce più a parlare alla gente e questo è un fenomeno purtroppo noto su cui sono stati scritti fior fiore di libri. La nostra esigenza è quella di riportare l’arte a dialogare con le persone partendo da tutti quei luoghi dove è difficile o in alcuni casi impossibile avere un rapporto con essa.
Una delle prime esperienze che la rete farà sarà infatti quella di fare degli incontri “artistici” presso una RSA dell’interland fiorentino, dove l’opera d’arte esposta diventerà non più il soggetto da ammirare come nelle mostre convenzionali ma il tramite con cui comunicare. Questi incontri cercheranno di creare uno scambio di conoscenze fra l’artista e chi guarda in un dialogo continuo e in un mutuo scambio di esperienze. Il nostro intento è sociale , di condivisione e nei casi dove può accadere anche terapeutico. Crediamo fortemente nel ruolo dell’arte come tassello fondamentale della vita di ognuno di noi indipendentemente dal fatto di essere artista”.