ROMA – Lo sport rappresenta per moltissime persone un momento di benessere psicofisico e di socialità, aiuta tutti gli atleti, agonisti e amatoriali, ad entrare in contatto profondo con le proprie emozioni e ad imparare a gestirle con naturalezza. Inoltre, abitua a darsi degli obiettivi fondamentali per raggiungere traguardi importanti e allenare la propria mente a rilassarsi per migliorare le proprie performance. Infine, favorisce il rispetto un sistema di regole importante di squadra e di condivisione. Oggi, in particolare, affrontiamo con la dottoressa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association, il tema del benessere psicofisico legato ad uno sport in particolare, come lo sci.
Dottoressa Lucattini, quali benefici offre lo sci?
“Lo sci aumenta la consapevolezza di sé e del proprio corpo, la propriocezione, la coordinazione, il sapersi muovere con un equipaggiamento indosso, che impegna tutto il corpo, non solo gambe e piedi. Imparare una nuova tecnica, affrontare le discese, dà sicurezza e rende orgogliosi dei propri risultati. Inoltre, è un modo per conoscere la montagna e posti nuovi che si possono raggiungere soltanto sugli sci. Misurarsi con le piste padroneggiando sempre meglio la tecnica, infonde fiducia nei propri mezzi e capaci di affrontare gli “ostacoli” per gradi, aumentando poco alla volta il grado di difficoltà. Psicologicamente, la diversa prospettiva da cui si guardano le cose, abbracciare montagne e valli con lo sguardo, orienta le prospettive mentali, amplia le vedute, abitua alla diversità e alla complessità. Importantissime, le nuove esperienze sensoriali, il colore bianco della neve, i boschi, il vento, il sole d’inverno, il silenzio, il diverso suono della propria voce, l’eco, il tipico fruscio degli sci che solcano la neve, sono esperienze che a partire dai cinque sensi, si stratificano e radicano naturalmente nell’inconscio. Tutti questi fattori espandono la capacità di pensare. L’essere circondati da paesaggi meravigliosi, da viste di cime incontaminate e pendii alberati insegna a valorizzare e apprezzare le ricchezze naturali. Inoltre, le montagne stimolano l’immaginazione, migliorano la capacità di osservazione ed espandono il piacere fisico e la sensazione di tranquillità”.
Cosa insegna in particolare lo sci?
“Lo sci insegna a osservare le persone nel loro elemento naturale, l’osservazione in psicoanalisi come nella vita è la base di ogni apprendimento. Sciare mette in condizione di apprendere a osservare se stessi e apportare cambiamenti sulla base delle proprie riflessioni. Inoltre, ci porta a concentrarci e a guardare dove ci si trova in quel preciso momento e a fare ciò che è necessario nell’ hic et nunc, per poter raggiungere il punto di arrivo che ci si è prefissati. Alla fine del percorso, voltarsi a guardare la montagna rende consapevoli del percorso, soddisfatti dei propri sforzi, orgogliosi dei propri sforzi e di se stessi. Lo sci insegna che il sacrificio paga, sempre, abitualmente è legato a periodi di vacanza, a una pausa dalla nostra vita di tutti i giorni, ma può essere un modo di pensare e una buona abitudine da inserire nelle proprie abitudini. Lo sci come modus vivendi, non solo come attività sportiva. Preparandosi a solcare le nevi s’imparano molte cose: la giusta attrezzattura per ogni disciplina (sci alpino, fondo, snowboard, Telemark, sci-alpinismo, etc.); il valore di “guadagnarsi” ogni metro tra curve, discese e risalite; la sicurezza personale e degli altri, le regole necessarie da rispettare (l’uso del casco, le precedenze, et.); il rispetto del livello tecnico del proprio partner o degli amici, senza forzarli se più capaci e senza sentirsi “inferiori” se principianti. Ognuno ha una propria padronanza della disciplina, un proprio stile, propri tempi e obiettivi personali. Appresa la tecnica, ognuno si avventura dove vuole, quanto crede, dove può, senza forzarsi né dover dimostrare nulla a nessuno. Lo sci insegna la solidarietà, ognuno scia da solo, ma nel contempo, insieme agli altri. La sicurezza non è un’optional, la montagna ha le sue regole e vanno rispettate. La montagna chiama compagnia e chiede di essere sempre sobri, di essere vigili seppur nel divertimento, invita alla prudenza. Non c’è divertimento senza sicurezza”.
Perché insegnare lo sci ai bambini?
“Sciare è molto divertente, inoltre è ottimo per i piccoli sempre alla ricerca di novità, curiosi di imparare e alla scoperta di “avventure”, che in montagna sono sempre entusiasmanti. I bambini sono desiderosi di conoscere e naturalmente portati verso attività diverse da quelle abituali, purché queste, siano insieme ai genitori o adulti che conoscono, come i loro insegnanti. Se lo sci è appreso da piccoli unisce il piacere per questa attività all’amore per la montagna, l’apprendere una disciplina, giocando a fare esperienze stando in gruppo, il movimento in un ambiente benefico per salute. Imparare a sciare da piccoli è il momento migliore, perché i più piccoli si appassionano rapidamente alla neve e apprendono velocemente, in modo intuitivo, gli automatismi di questo sport. È una sorta di “imprinting”, che resta nella memoria inconscia, fisica, psichica e sensoriale per tutta la vita, associato al ricordo e al piacere di quei momenti”.
Dottoressa Lucattini, lo sci, oltre ad allenare i muscoli e il cuore, può ridurre lo stress? E se sì, in che modo?
“Certamente è un ottimo sport per mantenere i bambini in una buona forma fisica, migliorando la loro salute, dell’apparato muscolo-scheletrico, respiratorio e cardiovascolare. Migliora l’elasticità, la forza, il benessere generale, infonde una sensazione di piacere attraverso la liberazione di endorfine. Inoltre, essendo uno sport praticato in altura, aiuta quei bambini che soffrono di asma allergico, per la rarefazione dell’ossigeno favorisce l’aumento dei globuli rossi, che rimane anche al rientro a casa. Di cruciale importanza per il benessere psicologico è il silenzio tipico della vita in montagna. Un adeguato periodo di “disintossicazione” dall’inquinamento acustico, in cui i bambini sono immersi in città, in classe, in palestra, a casa, è senz’altro fondamentale. Inoltre, è un ambiente privilegiato in cui non è possibile utilizzare gli strumenti elettronici o in caso, solo per poco tempo; quindi, favorisce una separazione piuttosto indolore da tutti i device grazie all’attività fisica di giorno, alla stanchezza serale e alla scoperta di giochi e di attività alternativi. Infatti, in tutte le località di montagna, si possono trovare attività serali di canto, giochi in gruppo, recitazione, etc., da cui i bambini vengono letteralmente “rapiti” e che imparano giocando”.
Che ruolo, secondo Lei, possono avere le Scuole, al fine, da farne comprendere l’importanza di questo sport, in alcuni casi, ancora sottovalutata?
“Si dovrebbe tornare al ruolo centrale della scuola come promotrice di educazione alla socialità, come hub culturale e luogo della salute fisica e psicologica di alunni e studenti. Già negli anni ‘70 e ’80, il preside Giuseppe Foti aveva portato avanti nella Scuola Media “Pietro Vanni” di Viterbo, un progetto di due settimane di sci l’anno per tutti gli alunni. Studenti e insegnanti si trasferivano una località di montagna facendo lezione di sci di mattina e gli insegnamenti curriculari di pomeriggio. Un’iniziativa totalmente auto-sovvenzionata con una ridistribuzione della quota di adesione in modo che tutti potessero partecipare a questa esperienza educativa, formativa e “terapeutica” in montagna. Si tratta di recuperare, ove non venga già fatto, esperienze già collaudate nel tempo, i cui frutti, a distanza di anni, sono ancora tangibili. Queste esperienze arricchiscono i singoli, formano legami duraturi e una buona memoria transgenerazionale. Poiché promuovono il benessere psicofisico, sono una forma di prevenzione primaria dei disturbi emotivi e del disagio psicologico. Al riguardo, il 26 settembre 2023 è stata pubblicata la legge costituzionale, in cui un nuovo comma all’art. 33 Cost., la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme. Quindi, lo sport è riconosciuto formalmente dallo Stato come elemento fondamentale per promuovere la salute di tutti, grandi e piccini, fisica, mentale e sociale. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il benessere bio-psico-sociale”.
Lo scorso anno nel libro “Psicoanalisi a Scuola” e quest’anno nel “Quaderno” che raccoglie gli articoli scientifici del portale “Psicoanalisi e Sociale”, Lei parla del ruolo fondamentale della Formazione psicoanalitica degli insegnanti, cosa può dirci al riguardo?
“Nei due libri editi da Vecchiarelli, abbiamo mostrato in due saggi scritti insieme alle colleghe Roberta Di Lascio e Maria Adelaide Lupinacci, il lavoro di formazione con orientamento psicoanalitico, svolto per sette anni presso il Servizio di Consultazione per bambini e adolescenti del Centro di Psicoanalisi Romano, con numerose insegnati della scuola dell’infanzia e primaria, che hanno partecipato con grande impegno ed entusiasmo, arricchendo molto anche noi psicoanalisti-formatori. La psicoanalisi permette alle insegnanti di ampliare, sia il modo di interpretare il proprio lavoro, che la capacità di osservazione dei bambini in classe. Questo tipo di approccio che si basa su un’esperienza di anni di lavoro con insegnanti, ha dimostrato i grandi benefici per insegnanti e studenti. Come amo dire “gli insegnanti possono essere terapeutici senza essere psicoterapeutici”. Inoltre, la scuola può formare anche in discipline diverse oltre a quelle curriculari, nelle arti e anche in quegli sport ritenuti appannaggio esclusivo di alcuni ambienti sociali. Con una buona organizzazione e a una sana solidarietà, possono divenire sport per tutti. La conoscenza di ambienti diversi e le opportunità d’incontro attraverso la pratica sportiva, snelliscono le differenze e promuovono un’ascesa sociale fatta di contatti e opportunità. Da non dimenticare i benefici dello sci in bambini con disabilità, accompagnati da insegnanti di sostegno formati, che possano collaborare con i maestri di sci abituati a lavorare coi bambini con bisogni speciali”.
Quali consigli può dare a chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questo sport, anche da adulto?
“È un modo per fare attività fisica in un ambiente naturale, circondati da paesaggi bellissimi, ampi spazi, in cui la qualità dell’aria e il silenzio sono incomparabili: la montagna è sempre antidepressiva. L’evoluzione tecnica delle attrezzature tecniche permette di apprendere più facilmente di un tempo e i maestri sono formati per insegnare a adulti principianti: lo sci instilla fiducia in se stessi. Non è obbligatorio dedicare un periodo molto lungo alle vacanze, per iniziare una settimana può essere più che sufficiente e poi proseguire con fine settimana dedicati a esplorare le tante località sciistiche attrezzate: è quindi adatto anche a chi ha poco tempo a disposizione. Lo sci avvicina a se stessi, rilassa, tranquillizza, ristora: è un ottimo antistress e ansiolitico. Con gli sci è possibile raggiungere luoghi che altrimenti non sarebbero visitabili: stimola la curiosità e infonde coraggio. Dopo lo sci, le località di montagna sono ricche di opportunità a basso costo, ad esempio piscine e centri benessere pubblici, Kinderheim attrezzati con attività per i bambini: la vita di montagna aumenta la socialità. A fine giornata dopo le lezioni di sci e snowboard, c’è spazio anche per chi ama il relax in solitudine, ascoltare la musica, rilassarsi con la lettura: l’ambiente montano silenzioso e avvolgente, aiuta a coltivare i propri hobby. Imparare nuove discipline mette certamente alla prova, ma dà anche grandi soddisfazioni e infonde fiducia nelle proprie possibilità. Fa sentire meglio e vivacizza: regala sempre una nuova e piacevole vitalità”.