Le sotterranee voci inascoltate dell’Espressionismo Simbolista di Jarl Goli, tra natura e dimensioni ultraterrene

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ode landskap

Tutto ciò che non è spiegabile o riscontrabile nel vivere quotidiano, viene letteralmente tralasciato e messo in disparte in particolar modo nella contemporaneità dove la spiritualità passa in secondo piano rispetto al pragmatismo, alla corsa verso la tecnologia che spesso tende a isolare all’interno di un mondo virtuale illusoriamente fisico ma in realtà distante dalla connessione con i richiami e le voci sottili della natura. Malgrado questo vi sono autori che hanno invece bisogno di raccontare quel legame, che si pongono in posizione di profondo ascolto e di meditazione di tutte quelle voci presenti e passate che continuano a sussistere negli spazi aperti della natura ma anche nelle profondità dell’essere umano, e che sono pronte a emergere per far sentire la loro presenza. L’artista di cui vi racconterò oggi mostra un particolare legame proprio con tutto ciò che sembra essere invisibile ma che in realtà si connette con l’inconscio facendo affiorare un contatto con il soprannaturale che appartiene al mondo e che spesso interviene per modificarne le dinamiche.

Il Simbolismo è stato un movimento pittorico nato nella seconda metà dell’Ottocento per mettere in evidenza il contatto con la spiritualità ignorata dal Realismo, che aveva dominato i decenni precedenti, e da gran parte dell’arte del passato, e anche da tutte quelle rappresentazioni soggettivamente avvolgenti ma di fatto più legate al contatto tra interiorità umana e natura circostante che invece aveva contraddistinto l’Arte Romantica. Nel Simbolismo l’ascolto delle sottili energie che appartengono all’ambiente in cui l’uomo vive divenne fulcro centrale di una manifestazione pittorica che aveva il percorso opposto a quello del Romanticismo, non era più infatti la sensazione del soggetto a propagarsi verso l’esterno, piuttosto il soggetto riceveva tutto ciò che poteva essere colto solo e unicamente attraverso una sensibilità particolare, la consapevolezza di una vita segreta e sotterranea che circonda l’esistenza e che ne è parte invisibile. L’opposizione al materialismo dilagante appartenente alla borghesia ottocentesca indusse i grandi interpreti del movimento a dipingere soggetti spesso immaginati, più generati dal non visto e dal percepito piuttosto che dall’oggettività reale; laddove Gustave Moreau dipinse prevalentemente temi mitologici e allegorici, Odilon Redon si avventurò nella rappresentazione di figure inquietanti, spaventose, mostri della fantasia che sembravano rispondere alle irrequietezz del subconscio, e infine Arnold Böcklin che esplorò la dimensione dell’aldilà evocandone le atmosfere cupe e mettendone in evidenza la vicinanza con la vita, come costituisse l’altra parte della stessa medaglia. In questo contesto artistico decisamente opposto alla ricerca della perfezione oggettiva ed estetica dell’Impressionismo, non poteva non entrare in gioco qualche anno dopo anche un altro movimento più orientato a esplorare le profondità dell’animo umano, con tutte le sue insicurezze, i timori, i sogni inconfessati e la paura del futuro, che prese il nome di Espressionismo, in cui il tratto pittorico non era frammentato e dedito a narrare la perfezione di ciò che veniva osservato, come nell’Impressionismo, e non aveva neanche la definizione pittorica realista che invece contraddistingueva il Simbolismo, dando vita così a un nuovo stile in cui l’arte doveva distaccarsi dall’estetica e dalla bellezza per entrare in una dimensione dove la gamma cromatica e il disegno erano funzionali a narrare emozioni e sensazioni interiori a discapito di ogni equilibrio estetico. Alcuni interpreti dell’Espressionismo rimasero comunque legati a quel contatto con il soprannaturale, con le energie sottili quanto forti, che avevano contraddistinto il Simbolismo, uno fra tutti fu il belga James Ensor, e a cui può essere riconducibile la produzione dell’artista norvegese Jarl Goli che nel suo stile a metà tra Espressionismo e Simbolismo, riesce a compiere un collegamento tra le energie quasi misteriche e a volte inquietanti che emergono intorno a un essere umano spesso ignaro, e il sentire che invece appartiene al suo proprio modo di entrare in contatto con una quotidianità che ha più bisogno di essere interpretata che osservata.

fallen bridges
1 Fallen bridges – acrilico e inchiostro su lino, 110x78cm

Il risultato è un linguaggio pittorico in cui la gamma cromatica predomina sulla tela accordandosi alle sensazioni dell’autore ma soprattutto costituendo una base silenziosa e suggestiva per quei sottili tratti grafici appena accennati con cui lascia intuire le voci silenziose, enigmatiche e ultraterrene che popolano ogni sua tela.

the story of penedes
2 The Story of Penedes – acrilico e inchiostro su lino, 200x200cm

L’inganno che Jarl Goli compie è di attrarre l’osservatore con le sue ambientazioni neutre, quasi terrose, come a evocare un percorso conosciuto, qualcosa che rassicura lo sguardo permettendo alle difese di abbassarsi, ma poi introduce il messaggio e l’elemento con cui apre a possibilità differenti, con cui suggerisce l’esistenza di altre verità, reali quanto quelle visibili anche se più impalpabili, popolate di entità e di figure inquietanti che possono al contempo rappresentare l’esistenza dell’inspiegabile oppure possono essere semplice metafora della vera natura umana, composta da un lato osservabile in superficie ma anche da un lato oscuro tenuto in silenzio ma che di fatto rappresenta l’altra parte del sé.

concordia the strengt
3 Concordia, the strenght – acrilico e inchiostro su lino, 110x90cm

In Concordia, the strenght il volto della dea dell’armonia, protagonista del dipinto, sovrasta una serie di figure, di personaggi che sembrano combattersi in maniera concitata prima del suo intervento; l’effigie di un demone rappresenta la debolezza umana che induce gli individui a combattersi piuttosto che a trovare un punto di incontro. È qui dunque che si rende necessario l’intervento della dea, rappresentante di un’energia superiore e soprannaturale in grado di conciliare e placare gli animi per indurre gli istinti negativi a dissolversi per permettere alle persone di trovare un modo diverso di comunicare, più sereno e armonioso. La parte superiore dello sfondo è contraddistinto dunque da una tonalità legata alla calma, all’equilibrio, al sogno, quell’azzurro che circonda la protagonista di un ritorno alla pace verso cui tutti dovrebbero tendere.

under water
4 Under water – inchiostro su carta da 350 grammi, 76x55cm

In Under water invece il colore turchese rappresenta non più l’ascensione verso una dimensione superiore e migliore bensì racconta di un mondo sotterraneo che nel suo silenzio racchiude molti segreti, nasconde tesori appartenenti al passato e al contempo anche una vivacità inimmaginabile dalla superficie tanto quanto il dolore di chi proprio all’interno di quelle profondità si è perduto senza riuscire a riemergere. L’acqua è elemento vitale, certo, ma anche depositaria di tutto ciò che non appartiene alla terra, è il suo opposto che la delimita costituendo una continuazione e delimitazione reciproca, ed è per questo che Jarl Goli mescola nella sua opera personaggi che appartengono al mondo subacqueo insieme ad altri che invece provengono dalla dimensione terrestre e li fa convivere quasi come se i secondi avessero cercato, e trovato, un rifugio speciale vegliati e protetti dai primi. Come in tutti i dipinti dell’artista non manca però l’elemento soprannaturale, costituito sia dall’evocazione di personaggi leggendari e mitologici, come le dee e le sirene, e sia da presenze sinistre che in qualche modo sopraggiungono a rendere l’insieme meno rassicurante, come d’altronde lo è la realtà attuale fatta di positivo e di negativo, di luci e di ombre.

roots to a life
5 Roots to a life – acrilico e inchiostro su lino, 160x110cm

In Roots to a life, al contrario, Jarl Goli pone l’accento sull’importanza delle radici terrene, di quei valori che appartengono all’individuo e che lo guidano nel suo percorso di vita costituendo la base solida da cui non si potrà mai separare; questa opera è forse la più autobiografica dell’artista poiché egli stesso si è spostato, ha esplorato diversi luoghi per vivere sia all’interno del suo paese, la Norvegia, sia trascorrendo molto tempo in Spagna, dove risiede per metà dell’anno.

roots
6 Roots – acriilico e inchiostro su lino, 160x110cm

Dunque i protagonisti descritti in questo dipinto sono legati al suolo, inteso come luogo di origine, ma sono rappresentati in movimento, come se i tronchi che costituiscono le loro gambe fossero la concretezza che non limita mai la scelta e l’impulso di spostarsi per effettuare quel percorso di conoscenza necessario all’evoluzione individuale. Qui la gamma cromatica è polverosa, terrosa, proprio per indicare la costante presenza di tutti quei personaggi collocati alle spalle del soggetto in primo piano e che indicano la protezione degli avi, della famiglia che non può che assistere e sostenere la scelta dell’allontanamento rimanendo vicina dal punto di vista emozionale.

facing the beast
7 Facing the beast – inchiostro su carta, 110x75cm

Jarl Goli ha al suo attivo mostre personali e collettive in Spagna, Norvegia, Italia, Stati Uniti (New York), Francia Germania, è stato inserito in molti Premi d’arte internazionali e una sua opera fa parte della collezione della Fondazione Shirley di Bodø nella Norvegia settentrionale.

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The underground unheard voices of Jarl Goli’s Symbolist Expressionism, between nature and otherworldly dimensions

Everything that cannot be explained or found in everyday life is literally left out and sidelined, especially in the contemporary world where spirituality takes second place to pragmatism, to the rush towards technology that often tends to isolate within an illusorily physical virtual world, but in reality far removed from the connection with the calls and subtle voices of nature. Despite this, there are authors who instead need to recount that connection, who place themselves in a position of profound listening and meditation of all those present and past voices that continue to exist in the open spaces of nature but also in the depths of the human being, and that are ready to emerge to make their presence be felt. The artist I am going to tell you about today shows a particular connection with everything that seems to be invisible but that in reality connects with the unconscious, bringing out a contact with the supernatural that belongs to the world and that often intervenes to change its dynamics.

Symbolism was a pictorial movement that arose in the second half of the 19th century to emphasise contact with the spirituality ignored by Realism, which had dominated the preceding decades, and by much of the art of the past, and also by all those subjectively enveloping representations that were in fact more connected to the contact between human interiority and surrounding nature that had instead characterised Romantic Art. In Symbolism, listening to the subtle energies that belong to the environment wher man lives became the central focus of a pictorial manifestation that had the opposite path to that of Romanticism, it was no longer the subject’s sensation that propagated outwards, rather the subject received everything that could only and uniquely be grasped through a particular sensitivity, the awareness of a secret, subterranean life that surrounds existence and is an invisible part of it.

Opposition to the rampant materialism belonging to the 19th century bourgeoisie induced the great interpreters of the movement to paint subjects that were often imagined, more generated by the unseen and perceived than by real objectivity; whereas Gustave Moreau painted mainly mythological and allegorical themes, Odilon Redon ventured into the depiction of disturbing, frightening figures, monsters of the imagination that seemed to respond to the restlessness of the subconscious, and finally Arnold Böcklin who explored the dimension of the afterlife by evoking its dark atmospheres and emphasising its closeness to life, as if it were the other side of the same coin. In this artistic context decidedly opposed to Impressionism‘s pursuit of objective and aesthetic perfection, couldn’t fail to come into play a few years later another movement more oriented towards exploring the depths of the human soul, with all its insecurities, fears, unconfessed dreams and fear of the future, which took the name of Expressionism, in which the pictorial stroke was not fragmented and dedicated to narrating the perfection of what was observed, as in Impressionism, nor did it have the realist pictorial definition that distinguished Symbolism, thus giving rise to a new style in which art had to detach itself from aesthetics and beauty to enter a dimension where the colour range and drawing were functional in narrating emotions and inner feelings at the expense of any aesthetic balance.

Some interpreters of Expressionism, however, remained linked to that contact with the supernatural, with energies as subtle as they were strong, that had distinguished Symbolism, one of them being the Belgian James Ensor, and to whom can be tracede the production of the Norwegian artist Jarl Goli who in his style somewhere between Expressionism and Symbolism manages to make a connection among the almost mysterious and sometimes disturbing energies that emerge around an often unaware human being, and the feeling that instead belongs to his own way of coming into contact with an everyday life that needs to be interpreted rather than observed. The result is a pictorial language in which the chromatic range predominates on the canvas, tuning in to the author’s sensations, but above all constituting a silent and evocative basis for those subtle, barely hinted at graphic strokes with which he lets intuit the silent, enigmatic and otherworldly voices that populate each of his canvases.

The deception that Jarl Goli performs is to attract the observer with his neutral, almost earthy settings, as if to evoke a known path, something that reassures the gaze by allowing the defences to lower, but then introduces the message and the element with which he opens up different possibilities, with which he suggests the existence of other truths, as real as the visible ones even if more impalpable, populated with disturbing entities and figures that can either represent the existence of the inexplicable or be a simple metaphor for true human nature, composed of a side that can be observed on the surface but also of a dark side that is kept silent but in fact represents the other part of the self. In Concordia, the strenght, the face of the goddess of harmony, the painting’s protagonist, towers above a series of figures, of characters who seem to be fighting in an agitated manner before her intervention; the effigy of a demon represents the human weakness that causes individuals to fight each other rather than find common ground. It is here, therefore, that the intervention of the goddess is needed, representing a superior and supernatural energy capable of conciliating and placating souls in order to induce negative instincts to dissolve so that people can find a different, more serene and harmonious way of communicating. The upper part of the background is therefore characterised by a shade linked to calm, balance, dreams, that blue that surrounds the protagonist of a return to peace towards which everyone should strive. In Under Water, on the other hand, the turquoise colour no longer represents an ascension towards a higher and better dimension, but tells of an underground world that in its silence holds many secrets, hides treasures belonging to the past and at the same time also a liveliness unimaginable from the surface, as much as the pain of those who have lost themselves within those depths without being able to re-emerge. Water is a vital element, of course, but it is also the repository of everything that does not belong to the earth, it is its opposite that delimits it, constituting a reciprocal continuation and delimitation, and it is for this reason that Jarl Goli mixes in his painting characters belonging to the underwater world together with others that instead come from the terrestrial dimension and makes them coexist almost as if the latter had sought, and found, a special refuge watched over and protected by the former. As in all of the artist’s artworks, however, is not absent the supernatural element consisting both of the evocation of legendary and mythological characters, such as goddesses and sirens, and of sinister presences that somehow come along to make the whole less reassuring, as indeed is current reality made up of positive and negative, light and shadow.

In Roots to a life, on the contrary, Jarl Goli emphasises the importance of earthly roots, of those values that belong to the individual and that guide him along his life’s path, constituting the solid base from which he can never be separated. This artwork is perhaps the artist’s most autobiographical, as he himself has moved around, exploring different places to live both within his own country, Norway, and spending much time in Spain, where he resides for half the year. So the protagonists described in this painting are tied to the ground, understood as their place of origin, but they are depicted in movement, as if the trunks that make up their legs were the concreteness that never limits the choice and the impulse to move in order to make that journey of knowledge necessary for individual evolution. Here the chromatic range is dusty, earthy, precisely to indicate the constant presence of all those characters placed behind the subject in the foreground and indicating the protection of the ancestors, of the family that can only assist and support the choice of moving away while remaining emotionally close. Jarl Goli has solo and group exhibitions to his credit in Spain, Norway, Italy, the United States (New York), France Germany, has been included in many international art awards and one of his artworks is part of the collection of the Shirley Foundation in Bodø in Northern Norway.