Il viaggio immobile di Leone: un protagonista prigioniero

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giorni da leone libroIn Giorni da Leone (Giovane Holden Edizioni), Luca Pasquinelli esplora il concetto di prigionia interiore attraverso la figura di Leone, un uomo di mezza età bloccato tra il dovere familiare e il desiderio di fuggire verso una vita diversa. Una figura emblematica, che da un lato si appoggia e da un altro si recrimina.

Giorni da Leone, presente nelle maggiori librerie e su tutti gli stores digitali, racconta di Leone, il protagonista a cui spetta l’onere di occuparsi dei propri genitori anziani e malati, in particolare del padre, un ex tenente rigido e autoritario, e della madre, fragile e completamente dipendente.

La loro malattia diventa una metafora del peso che Leone porta sulle spalle, impedendogli di realizzare il sogno di partire per il Belize, un luogo che incarna per lui la promessa di libertà e una nuova vita. Dopo un incidente nell’ufficio postale, dove Leone si trova coinvolto in un evento traumatico che cambia il suo approccio alla vita, viene assegnato a lavori socialmente utili. Questo nuovo capitolo della sua esistenza diventa un’opportunità per riconsiderare il proprio ruolo e i legami con il mondo esterno.

Un evento cruciale: l’incidente e la conseguente assegnazione

L’incidente all’ufficio postale segna una svolta fondamentale nella vita di Leone. Non si tratta solo di un evento traumatico, ma di un momento che catalizza una serie di riflessioni interiori. Un’esperienza che lo costringe a confrontarsi con la propria impotenza e le proprie paure, spingendolo a riconsiderare la sua posizione all’interno della famiglia e della società. La decisione di assegnarlo a lavori socialmente utili rappresenta un tentativo di reinserimento nella comunità, ma anche un modo per affrontare il suo isolamento emotivo.

Leone si ritrova a lavorare a stretto contatto con diverse persone, circostanza che lo costringe a interagire e a confrontarsi con nuove realtà. La narrazione di Pasquinelli mette in luce come la nuova esperienza del protagonista possa rappresentare un’opportunità di crescita personale. La fatica e le sfide dei lavori socialmente utili diventano un terreno fertile per la riflessione e il cambiamento. Leone, che fino a quel momento aveva vissuto in un ciclo di ripetizione e immobilità, si trova ora di fronte a nuove esperienze che lo conducono all’esterno della sua zona di comfort.

Durante il suo percorso, Leone incontra personaggi significativi come Badra e Ondrej, che contribuiscono a illuminare il suo cammino. Badra, con la sua energia e la sua passione per la vita, rappresenta una forza vitale che stimola Leone a riflettere su ciò che desidera veramente, tanto che la sua presenza diventa un faro di speranza e di rinnovamento, portando Leone a esplorare nuovi orizzonti. Dall’altro lato, Ondrej funge da rappresentante del passato di Leone. Il loro incontro riporta alla luce memorie di un tempo più spensierato, creando una tensione tra ciò che era e ciò che è diventato.

Intrappolati nella mente di Leone: una narrazione claustrofobica attraverso lo sguardo onnisciente

In “Giorni da Leone”, il narratore è esterno, ma onnisciente, con una focalizzazione quasi esclusivamente interna al protagonista. Seguendo da vicino i pensieri e i movimenti di Leone, Pasquinelli riesce a creare un forte senso di claustrofobia, poiché il lettore non ha mai accesso ai pensieri degli altri personaggi, ma vive costantemente all’interno della mente del personaggio principale.

Un escamotage narrativo che rafforza l’idea che Leone sia intrappolato nella sua stessa vita e che la sua prospettiva sia sempre limitata e condizionata dalle responsabilità familiari. Così, il narratore, pur essendo in terza persona, adotta il punto di vista di Leone e descrive il mondo esterno solo in relazione a ciò che pensa e percepisce il protagonista.

La scarsità di parole: il linguaggio essenziale di Pasquinelli e i simboli di una vita in fuga

Pasquinelli adotta uno stile scarno, quasi asciutto, che si adatta perfettamente al tono e al tema del romanzo. La narrazione è dominata da frasi brevi, che riflettono i pensieri rapidi e ossessivi di Leone. Spesso, la sintassi si interrompe bruscamente, come se riflettesse il senso di incertezza e frustrazione del protagonista.

Una delle figure retoriche principali è la metafora: il ghiaccio, che Leone prepara quotidianamente per alleviare i dolori del padre, diventa il simbolo del suo stesso desiderio di fuga. Esso si scioglie rapidamente, simboleggiando la fragilità dei suoi sogni e delle sue speranze. Un altro potente simbolo è il transatlantico Narciso – il quale nome suggerisce l’idea di un sogno irraggiungibile, un’illusione destinata a rimanere tale – che Leone immagina come il mezzo per la sua fuga verso il Belize.

Il linguaggio di Pasquinelli è diretto, ma arricchito da simboli e metafore, che conferiscono al testo una profondità emotiva e filosofica. La figura retorica dell’analogia è forse la più ricorrente: il senso di oppressione e prigionia che Leone avverte nel prendersi cura dei genitori è paragonato al peso fisico del corpo malato del padre, una costante nella narrazione e dando forma alla frustrazione di Leone.

Ciclo senza fine: la ripetitività come riflesso della stagnazione in Giorni da Leone

La struttura del romanzo è apparentemente lineare, ma la vera complessità risiede nel modo in cui Leone ripete costantemente le stesse azioni e pensa agli stessi sogni irrealizzati. La quotidianità di Leone è dominata da rituali: preparare il ghiaccio per i genitori, prendersi cura di loro, pianificare una fuga che non avviene mai. Questa ripetitività contribuisce a creare una sensazione di immobilità, che è centrale nel romanzo.

Si può dire infatti che la struttura del romanzo di Pasquinelli riflette la stagnazione della vita di Leone e il suo essere intrappolato in un circolo vizioso di dovere e sogno. L’azione avviene in un arco temporale relativamente breve, ma è attraversata da continui flashback che rievocano il passato di Leone e il suo rapporto con i genitori.

Leone: il conflitto tra libertà e responsabilità in un ritratto di fragilità

Leone è il protagonista indiscusso, un personaggio complesso che vive un conflitto interiore costante tra il desiderio di libertà e il senso di responsabilità. Il suo nome, che richiama l’immagine del fiero animale, è in netto contrasto con la sua vita remissiva e priva di slancio. Leone è un uomo che si è arreso alla sua situazione, ma che continua a nutrire sogni di fuga e di una vita diversa.

La sua ambivalenza nei confronti dei genitori è evidente: li ama e li odia allo stesso tempo, sentendosi soffocato dal peso delle loro malattie e delle loro aspettative.

Il padre di Leone, un ex tenente colonnello dell’esercito, rappresenta l’autorità e la rigidità della tradizione. Anche se il padre è ormai un uomo malato e dipendente, la sua figura rimane dominante nella vita di Leone, che non riesce a liberarsi dall’influenza paterna. La madre, invece, è più dolce e affettuosa, ma altrettanto dipendente dalle cure del figlio. I genitori non sono semplici personaggi secondari, ma incarnano le forze opposte che impediscono a Leone di realizzare i suoi sogni.

Tra prigione e sogno: l’ambientazione di Giorni da Leone come riflesso della condizione umana

L’ambientazione è essenziale per comprendere lo stato mentale di Leone. In un paese fittizio, Vivacchio sull’ombra, l’abitazione dei Chiarodiluna, descritta come decadente e trascurata, diventa una sorta di prigione metaforica per il protagonista. Ogni stanza è un ricordo del passato, ogni angolo della casa riflette il peso delle responsabilità che Leone è costretto a portare. La casa non cambia mai, così come la vita di Leone, che rimane bloccata in un limbo di doveri e rimpianti. In netto contrasto, il Belize, che Leone immagina come una terra di libertà, è descritto solo nei suoi sogni, come un luogo distante, esotico e irraggiungibile.

Il contesto dei lavori socialmente utili, invece, rappresenta un ambiente trasformativo per Leone. Attraverso la condivisione di esperienze con altri, si rende conto che la sua vita non è isolata e che le sue sfide sono comuni a molti. Questa presa di coscienza è liberatoria e gli consente di iniziare a rompere le catene che lo legano al passato. Pasquinelli riesce a ritrarre la comunità come un luogo di crescita e riscatto personale, dove Leone scopre che il suo contributo è significativo e apprezzato. Questa consapevolezza non solo lo aiuta a costruire un legame con gli altri, ma inizia anche a cambiare il modo in cui vede se stesso e le proprie responsabilità.

Il messaggio centrale di Giorni da Leone è che non è possibile fuggire dalle proprie responsabilità, per quanto si possa desiderare. Leone sogna una nuova vita, ma è intrappolato dalle aspettative della sua famiglia e dal suo stesso senso di colpa. La sua incapacità di agire e di prendere una decisione definitiva rappresenta una condanna: è destinato a vivere una vita che non sente sua, prigioniero non solo delle circostanze, ma anche delle sue stesse paure. Pasquinelli dipinge un quadro realistico e doloroso della vita di molti individui che, pur desiderando il cambiamento, non riescono mai a realizzarlo, divisi tra le responsabilità famigliari e le proprie ambizioni personali.

Appuntamenti e presentazioni

Il 17 ottobre 2024, Presso lo studio Empact in via Frigia 5, a Milano, Luca Pasquinelli presenterà Giorni da Leone nella cornice del teatro. L’autore ripercorrerà alcuni momenti della sua vita e della genesi del racconto insieme alla presenza di alcuni attori. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.