L’ascolto profondo di tutto ciò che circonda l’essere umano, della natura che accoglie e rigenera la vita accogliendo un individuo contemporaneo spesso troppo distratto per comprendere l’importanza del contatto con essa, appartiene a quegli artisti che sanno immergersi all’interno delle energie sottili appartenenti a una realtà sussurrata e piena di simboli visibili ma in realtà nascosti a chi ha un atteggiamento prevalentemente pragmatico e materialista. La sensibilità creativa induce alcuni esponenti dell’arte attuale ad andare oltre il visibile, che viene però mantenuto come forma esterna necessaria a comunicare attraverso le immagini in virtù delle quali indurre l’approfondimento dell’autore, quanto del fruitore, e svelare i significati celati appartenenti innegabilmente all’osservato e al mondo che circonda e avvolge l’essere umano. L’artista di cui vi racconterò oggi mostra attraverso il suo stile semplice e immediato, la capacità di non soffermarsi sulla superficie di ciò che viene colto dallo sguardo, andando oltre per estrarre il concetto, il senso segreto di quei dettagli di meravigliosa quotidianità che catturano la sua attenzione creativa.
L’inizio del Ventesimo secolo ha costituito una vera e propria modificazione nell’approccio all’arte, perché tutto ciò che era stato una certezza espressiva fu messo in discussione e completamente ribaltato dall’esigenza di introdurre quegli stravolgimenti che rendessero la pittura e la scultura più in armonia con i cambiamenti che stavano avvenendo nella società. In particolar modo il forte legame con l’estetica, con la perfezione esecutiva, con tutti gli schemi accademici da cui fino a poco prima non era stato possibile distaccarsi, vennero sovvertiti da nuovi punti di vista, da inediti approcci e dalla consapevolezza che l’arte dovesse essere testimonianza delle rivoluzion di quei tempi. L’Espressionismo ruppe ogni regola precedente scegliendo colori innaturali, forti, intensi e pieni, privi di profondità e di chiaroscuro e contrassegnati da un’irrealtà che doveva allinearsi con il sentire interiore degli autori delle opere. Dunque le atmosfere aggressive dei Fauves francesi come Henri Matisse e André Derain e quelle più cupe e angoscianti degli espressionisti nord europei come Edvard Munch ed Emil Nolde scossero letteralmente i salotti culturali dell’epoca con una forte e travolgente emozionalità fino a quel momento tenuta distante dall’espressione artistica.
Parallelamente un altro gruppo di coraggiosi artisti, in questo caso privi di formazione accademica, diede vita a un movimento che si diffuse velocemente non solo in Europa ma anche a livello internazionale giungendo persino in America latina; parlo del Naïf che dalle prime opere di Henri Rousseau in cui veniva rappresentato un mondo immaginario e ingenuo, si sviluppò fino a raggiungere lo stile inconfondibile del maestro Fernando Botero. In entrambi gli estremi, attraversati dalle personalizzazioni dei vari esponenti come l’italiano Antonio Ligabue e il francese Camille Bombois, ciò che doveva emergere in modo chiaro era l’aspetto sognante, fanciullesco dell’osservato, quella tendenza a rappresentare un mondo ideale all’interno del quale collocare personaggi, animali ed elementi della natura che raccontassero il risvolto fiabesco dell’esistenza, quella sensazione di avventura irreale in cui gli autori dello stile potessero imprimere il loro sentire o l’inclinazione naturale verso cui tendeva la loro interiorità semplice e pura. L’evoluzione dell’arte nel secolo attuale ha aperto le porte all’assoluta libertà da parte degli artisti di poter mescolare e mettere in sinergia differenti linguaggi espressivi, in passato ben separati tra loro, attingendo anche ad altre influenze pittoriche precedenti o successive ma in ogni caso determinanti per adeguarsi ai tempi contemporanei dove l’autonomia stilistica è la caratteristica predominante negli autori di oggi.
Questo è esattamente l’approccio artistico dello statunitense Claude Alexander che racchiude dentro un stile fortemente distintivo le linee guida dei due movimenti esposti poco fa, l’Espressionismo e il Naïf, a cui aggiunge però significati profondi, la capacità di concepire la natura e tutto ciò che vede intorno a sé come qualcosa di vivo, di intensamente pregno di correlazioni sottili tra il visibile e l’invisibile che scorre sotto, immettendo dunque dal punto di vista concettuale la stessa linea guida principale del Simbolismo, pur mantenendo l’aspetto formale delle altre due correnti formalmente predominanti.
Il risultato di questa mescolanza è uno stile vivace, colorato, sognante per i soggetti scelti e legati alla natura in tutte le sue delicate manifestazioni, da cui però parte sottilmente l’invito alla meditazione, all’andare oltre ciò che appare attraverso i titoli delle opere che sembrano aprire porte alla scoperta di contenuti e valori più esistenziali e intensi, quasi Claude Alexander volesse indurre ad ascoltare con maggiore attenzione l’intima vita di tutto ciò in cui l’essere umano è distrattamente immerso.
Nelle opere più immediate e comprensibili nell’aspetto visivo, l’esplicazione viene affidata alle parole di denominazione delle tele mentre per quelle più enigmatiche anche il titolo stesso necessita un ulteriore approfondimento; in entrambi i casi viene rivelato l’animo sensibile e al contempo sognante dell’artista poiché le sue ambientazioni sono ideali, in particolar modo quando raffigura il mondo degli animali più evanescenti e fragili come gli insetti o dei fiori.
Questo approccio emerge dalla tela Givers of life, dove protagoniste sono le api e di cui Claude Alexander evidenzia, proprio attraverso il titolo, la funzione fondamentale nel cerchio della vita di questi piccoli animaletti che peraltro hanno una struttura sociale più solida, resiliente e rispettosa di quella dell’essere umano e dunque, oltre a produrre prodotti essenziali per il benessere dell’individuo, possono anche costituire un esempio, un modo per ritrovare tutti quei valori andati perduti come il rispetto, la solidarietà, il senso di comunità che le induce a proteggersi vicendevolmente e a prendersi cura del loro nido, il favo. La delineazione delle celle nel dipinto è affidata al colore azzurro intenso, come se l’artista volesse sottolineare la similitudine e al contempo la differenza con l’individuo contemporaneo che però è capace di vivere accanto all’altro conoscendolo a malapena; l’azzurro è il colore legato alla tranquillità e alla pace dunque il suggerimento è di guardarsi dentro e trovare all’interno di sé quegli equilibri interiori in grado di permettere di trovare il senso più puro dell’esistenza e della comunità.
In Primal man invece, lo stile di Claude Alexander si mescola con un graffitismo primordiale, quasi volesse adeguare il contesto dell’opera a ciò che l’uomo raffigurato rappresenta, quelle origini del continente americano dimenticate e cancellate dalle guerre di conquista e dalla colonizzazione delle terre dei loro originari abitanti; la narrazione dell’artista mette in luce la vivacità pura del suo protagonista, la vitalità espressiva che emerge da una consapevolezza di sé, dei propri valori più profondi e soprattutto da una stretta e indissolubile connessione con la natura, con il rispetto della flora e della fauna che la religione animista imponeva. Il copricapo è quello tradizionale, come fosse stato ritratto durante una festa, una celebrazione rituale, mentre sullo sfondo l’artista pone ritagli figurativi e geometrici rappresentativi delle coperte e dei tappeti della popolazione indigena, sottolineando ancor più l’importanza di tutto ciò che apparteneva alla quotidianità.
In The eyes of Horus parallel multiverses invece Claude Alexander si spinge verso una dimensione più metafisica, più simbolista poiché l’occhio di Horus ha funzione protettiva nei confronti della salute, della prosperità, ma anche di rigenerazione; ed quest’ultima accezione quella scelta dall’artista poiché l’occhio diviene lo sguardo profondo necessario per esplorare tutto ciò che non è tangibile, per aprirsi a possibilità incomprensibili con la logica, eppure perfettamente possibili attraverso il filtro della spiritualità e dell’apertura nei confronti di una realtà quantica completamente differente da quella determinata e determinista del pragmatismo contemporaneo. I multiversi sono altri mondi, paralleli e altrettanto reali rispetto a quello della dimensione a cui si appartiene, e vengono rappresentati dall’artista sotto forma di numerose sfere, tanti quanti sono le realtà possibili, sempre collegate tra loro, a volte da una struttura più solida e concreta come un triangolo composto da linee large e consistenti, altre da reticolati che indicano quanto sia potenzialmente realizzabile passare dall’uno all’altro se solo l’essere umano decidesse di crederlo possibile. Questa è la funzione dell’occhio di Horus, quella coscienza spirituale che può divenire guida verso un approccio completamente differente da tutto ciò che appare fermo e immodificabile.
Claude Alexander ha alle sue spalle un importante percorso espositivo negli Stati Uniti, da New York a Miami e Los Angeles; attualmente gestisce il suo atelier nel Wisconsin dove accoglie i collezionisti che desiderano vedere le novità della sua coinvolgente e singolare produzione artistica.
CLAUDE ALEXANDER-CONTATTI
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The idyllic world of Claude Alexander, when Expressionism embraces Symbolism and smiles at the Naif
The profound listening to all that surrounds the human being, to nature that hosts and regenerates life by welcoming a contemporary individual often too distracted to understand the importance of contact with it, belongs to those artists who know how to immerse themselves within the subtle energies belonging to a whispered reality full of symbols that are visible but in reality hidden to those who have a predominantly pragmatic and materialistic attitude. The creative sensibility induces some exponents of current art to go beyond the visible, which is, however, maintained as an external form necessary to communicate through images by virtue of which they induce the deepening of the author, as much as of the viewer, and unveil the concealed meanings undeniably belonging to the observed and to the world that surrounds and envelops the human being. The artist I will tell you about today shows through his simple and immediate style, the ability not to dwell on the surface of what is caught by the gaze, going beyond to extract the concept, the secret meaning of those details of wonderful everyday life that capture his creative attention.
The beginning of the twentieth century constituted a real change in the approach to art, because everything that had been an expressive certainty was challenged and completely overturned by the need to introduce those upheavals that would make painting and sculpture more in harmony with the changes that were taking place in society. Especially the strong connection with aesthetics, with perfection of execution, with all the academic patterns from which until recently it had not been possible to detach oneself, were subverted by new points of view, by unprecedented approaches, and by the realization that art had to bear witness to the revolutions of those times. Expressionism broke all previous rules by choosing unnatural, strong, intense and full colors, lacking depth and chiaroscuro and marked by an unreality that had to align with the inner feeling of the authors of the works. So the aggressive atmospheres of the French Fauves such as Henri Matisse and André Derain and the darker, more distressing atmospheres of the Northern European Expressionists such as Edvard Munch and Emil Nolde literally shook the cultural salons of the time with a strong and overwhelming emotionality that had hitherto been kept aloof from artistic expression. At the same time, another group of courageous artists, in this case without academic training, gave birth to a movement that quickly spread not only in Europe but also internationally, even reaching Latin America; I am talking about Naïf, which from the first artworks of Henri Rousseau in which was represented an imaginary and naive world, developed to the unmistakable style of the master Fernando Botero. In both extremes, traversed by the personalizations of various exponents such as the Italian Antonio Ligabue and the French Camille Bombois, what was to emerge clearly was the dreamy, childlike aspect of the observed, that tendency to represent an ideal world within which to place characters, animals and elements of nature that would tell the fairy-tale side of existence, that feeling of unreal adventure in which the authors of the style could imprint their feeling or the natural inclination toward which their simple, pure interiority tended.
The evolution of art in the present century has opened the door to absolute freedom on the part of artists to be able to mix and synergize different expressive languages, in the past well separated from each other, also drawing on other earlier or later pictorial influences but in any case decisive in adapting to contemporary times where stylistic autonomy is the predominant characteristic in today’s authors. This is exactly the artistic approach of the American Claude Alexander, who encloses within a strongly distinctive style the guidelines of the two movements exposed just now, Expressionism and Naïf, to which, however, he adds deep meanings, the ability to conceive nature and everything he sees around him as something alive, intensely imbued with subtle correlations between the visible and the invisible that flows underneath, thus introducing from the conceptual point of view the same main guideline of Symbolism, while maintaining the formal aspect of the other two formally predominant currents.
The result of this mixture is a lively, colorful, dreamy style for the subjects chosen and related to nature in all its delicate manifestations, from which, however, subtly departs the invitation to meditation, to go beyond what appears through the titles of the works that seem to open doors to the discovery of more existential and intense contents and values, as if Claude Alexander wanted to induce to listen more attentively to the intimate life of everything in which human beings are distractedly immersed. In the most immediate and comprehensible works in the visual aspect, the explanation is entrusted to the naming words of the canvases while for the more enigmatic ones even the title itself needs further elaboration; in both cases is revealed the sensitive and at the same time dreamy soul of the artist as his settings are ideal, especially when he depicts the world of the most evanescent and fragile animals, such as insects, or flowers.
This approach emerges from the canvas Givers of life, where the protagonists are the bees and of which Claude Alexander highlights, precisely through the title, the fundamental function in the circle of life of these small animals that moreover have a more solid, resilient and respectful social structure than that of the human being and therefore, in addition to producing products that are essential for the well-being of the individual, they can also serve as an example, a way to rediscover all those values that have been lost such as respect, solidarity, and a sense of community that induces them to protect each other and take care of their nest, the honeycomb. The delineation of the cells in the painting is entrusted to the color cobalt blue, as if the artist wanted to emphasize the similarity and at the same time the difference with the contemporary individual who, however, is capable of living next to the other barely knowing him; blue is the color linked to tranquility and peace therefore the suggestion is to look inside oneself and find those inner balances capable of allowing one to find the purest sense of existence and community.
In Primal man, on the other hand, Claude Alexander‘s style is blended with a primal graffitiism, as if he wanted to adapt the context of the work to what the man depicted represents, those origins of the American continent forgotten and erased by wars of conquest and the colonization of the lands of their original inhabitants; the artist’s narrative highlights the pure vibrancy of his protagonist, the expressive vitality that emerges from an awareness of self, of one’s deepest values, and above all from a close and unbreakable connection with nature, with the respect for flora and fauna that the animist religion imposed. The headdress is the traditional one, as if it had been portrayed during a feast, a ritual celebration, while in the background the artist places figurative and geometric cutouts representative of the blankets and carpets of the indigenous population, emphasizing even more the importance of everything that belonged to the everyday.
In The eyes of Horus parallel multiverses Claude Alexander pushes instead towards a more metaphysical, more symbolist dimension since the eye of Horus has a protective function towards health, prosperity, but also regeneration; and this last meaning is the one chosen by the artist since the eye becomes the deep gaze needed to explore all that is not tangible, to open up to possibilities incomprehensible with logic, yet perfectly possible through the filter of spirituality and openness towards a quantum reality completely different from the determined and deterministic one of contemporary pragmatism. Multiverses are other worlds, parallel to and just as real as the one in the dimension to which one belongs, and they are represented by the artist in the form of numerous spheres, as many as there are possible realities, always connected to each other, sometimes by a more solid and concrete structure such as a triangle composed of large and consistent lines, others by grids that indicate how potentially feasible it is to pass from one to the other if only human beings would decide to believe it possible. This is the function of the eye of Horus, that spiritual consciousness that can become a guide toward a completely different approach to everything that appears stationary and unchangeable. Claude Alexander has behind him a significant exhibition career in the United States, from New York to Miami and Los Angeles; he currently runs his studio in Wisconsin where he welcomes collectors who wish to see the news in his engaging and singular artistic production.