“Promised Land”: l’album di Wafia tra pop e alt-pop

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Wafia Press Photo 3: Credit Sherrie Garcia

Poliedrica artista iracheno-siriana, nata nei Paesi Bassi e residente a Los Angeles, Wafia, con alle spalle numerose pubblicazioni tra album, ep e singoli certificati Oro, annuncia il suo album di debutto con Nettwerk. In arrivo il 17 gennaio, ‘Promised Land’ vede niente meno che Sabrina Claudio alla produzione.

Wafia si distingue nella musica pop per la sua profonda comprensione dell’esperienza umana, plastmata dalla sua identità araba e queer. I precedenti singoli hanno scalato le classifiche Triple J e catturato l’attenzione dei più importanti media musicali.

Il suo viaggio musicale inizia nel 2015 con la cover ‘Let Me Love You’ di Mario, dove ha accumulato l’impressionante cifra di 5 milioni di streaming su SoundCloud. Successivamente, il suo brano ‘Heartburn’cattura l’attenzione di Pharrel Williams, che lo presenta nel suo programma radio Beats1, catapultandola sotto i riflettori. L’appoggio di icone culturali come Jaden Smith e Kylie Jenner ha amplificato la sua ascesa.

Il suo ep del 2020, ‘Good Things’ è stato elogiato da NPR come “la colonna sonora perfetta per la pandemia”.

‘Promised Land’ è un riflesso del viaggio di Wafia attraverso lo sfollamento, la sopravvivenza, la ricerca di una casa. L’album intreccia temi di resilienza e speranza, attingendo alle sue esperienze di donna araba queer. Guidata dalla convinzione della madre che “tutto è già scritto”, la musica di Wafia offre pace ed accettazione in mezzo alle incertezze della vita, invitando gli ascoltatori a trovare conforto nella sua narrazione profondamente personale ma riconoscibile.

Musicalmente, il disco spazia tra melodie eteree e malinconiche, accenni disco e brani dal pop effervescente. La collaborazione con Sabrina Claudio alla produzione è stata salvifica, divertente e stimolante. Il senso di meraviglia che caratterizza gran parte di ‘Promised Land’ è innegabile. Oltre ad essere una celebrazione della speranza, l’album è una testimonianza di sopravvivenza.

Questo tema richiama il singolo di successo di Wafia del 2018, ‘Bodies’, una canzone di protesta camuffata da brano pop – R&B. “Stavo parlando con mio zio in Siria e ricordo di aver sentito delle bombe in sottofondo. Stavo vivevo un’esperienza completamente estraniante, di me che vivevo in Sria e me che non vivevo in Siria. Avevo la visione di tutti questi rifugiati che non venivano visti come essere umani. E’ sdoppiante.”

Dopo essersi trasferita con la sua famiglia in Olanda, per fuggire dalla guerra, Wafia ricorda “vivevamo in un convento e non dispiaceva perchè adoravo Sister Act. Ma queste suore non erano così divertenti..” Mentre affrontavano l’islamofobia, arrivata subito dopo l’11 settembre, Wafia e la sua famiglia si trasferirono in un alloggio popolare. Il suo ricordo è confuso “e’ un periodo di cui mia madre non ama parlare”.

Pur non avendo mai vissuto tali orrori, si chiede spesso dove sia ‘casa’. Dopo essere cresciuta in Olanda da madre siriana (che lavora in un’organizzazione no-profit che aiuta gli immigrati) e da padre iracheno (che fa lo chef), Wafia si è trasferita con loro in Nuova Zelanda, poi di nuovo nei Paesi Bassi e infine in Australia. Dal 2020 risiede a Los Angeles e i suoi genitori a Brisbane.