A Bormio si rinnova la tradizione dei Pasquali, tra arte, folklore, cultura e spiritualità
BORMIO – Anche quest’anno nella domenica di Pasqua si rinnova a Bormio, in provincia di Sondrio, l’appuntamento con i Pasquali. Una cerimonia dal profilo folkloristico ma con un profondo significato religioso e dalle origini antichissime.
L’evento affonda, infatti, le proprie radici nella cultura contadina quando era un rito propiziatorio per lasciarsi alle spalle l’inverno appena trascorso, sempre piuttosto rigido da queste parti, e aprirsi alla primavera, foriera di beni per la vita quotidiana. Si tramanda che fino alla fine dell’Ottocento, nell’occasione, un agnellino venisse benedetto in Chiesa e distribuito al popolo. A metà Ottocento, nei “Documenti storici posti nei dialetti, nei costumi, nelle tradizioni e nelle denominazioni de’ paesi intorno al lago d’Iseo”, Gabriele Rosa scriveva: “A Bormio, nel periodo pasquale, ogni contrada manda alla chiesa un garzone vestito elegantemente al modo antico pastorale, portando un agnello che viene benedetto, e le cui carni poscia sono distribuite a mangiare pelle famiglie della contrada”.
Nel 1912 però Glicerio Longa, nel suo “Usi e Costumi del Bormiese”, incentrato sull’etnografia dell’Alta Valtellina, ricordava come questa tradizione, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, convivesse con quella di benedire in Chiesa un agnellino addobbato in modo grazioso con nastri colorati e fiori. Usanza che finì per prevalere. Da qui nacque la gara tra i cinque reparti di Bormio (Combo, Maggiore, Dossiglio, Dossorovina e Buglio) per agghindare il meglio possibile il proprio agnellino per poi portarlo a ricevere la benedizione nella piazza principale del paese.
Con il passare degli anni il semplice ornamento degli agnellini si è trasformato in una creazione di vere opere d’arte, di piccole e grandi dimensioni, denominate “Pasquali” e realizzate dai giovani del paese nel corso dei mesi invernale in loghi nascosti, lontani da occhi indiscreti.
Il giorno di Pasqua, ornate di muschio e fiori, queste allegorie – in numero che varia da 10 a 20- sono trasportate in piazza e “svelate” al pubblico. Segue la sfilata, contornata da bambini, famiglie, gruppi folkloristici, tutti rigorosamente in abito tradizionale. Il corteo si snoda lungo le vie principali della cittadina fino al sagrato della parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio. Qui, alla fine della Messa solenne le portantine vengono benedette dall’Arciprete. Restano poi esposte fino al pomeriggio del Lunedì dell’Angelo sia per essere ammirate, sia per consentire ad una giuria appositamente nominata di assegnare i vari premi sulla base di vari fattori: significato religioso, lavorazione, aspetti artistici, culturali e della tradizione.
Sono ormai 86 anni che a Bormio la manifestazione ha assunto questa veste.