Diplomati magistrali, MSA: “Il decreto legge dignità non è la soluzione”

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Esami maturità 2018, le contro-tracce desiderate dagli studentiROMA – Dopo diversi mesi dalla sentenza dello scorso dicembre da parte del Consiglio di Stato che ha escluso dalle GAE i diplomati magistrali con titolo conseguito ante 2001/2002, qualche giorno fa, il 2 luglio, il Ministero dell’Istruzione risponde con il decreto dignità. Tuttavia, tale provvedimento non offre alcuna soluzione concreta ai circa 50.000 diplomati magistrali. Confermare il ruolo dei docenti neo-immessi, riaprire le GAE e assumere precari con 36 mesi di servizio: sono queste le proposte di MSA.

Con il decreto approvato il 2 luglio dal Ministero viene applicato anche ai diplomati magistrali quanto previsto dal decreto legge 669/1996, che permette alla Pubblica Amministrazione di adottare i provvedimenti giurisdizionali entro 120 giorni dalla data di comunicazione del titolo esecutivo. Tale intervento al fine di consentire l’ordinato avvio del nuovo anno scolastico.

Secondo l’associazione MSA, questa misura non costituisce una risposta efficace per i numerosissimi diplomati magistrali, il cui futuro lavorativo e professionale continua a rimanere nella più totale incertezza. Inoltre, limitarsi a posticipare di 4 mesi l’applicazione della sentenza avrà ripercussioni assai negative anche dal punto di vista didattico: il caos, che si vuole evitare a settembre nella scuola primaria e dell’infanzia, semplicemente si riproporrà con tempi scaglionati durante l’anno scolastico.

Quindi cosa si può fare a tutela dei circa 50.000 diplomati magistrali, che rischiano il licenziamento di massa da un giorno all’altro? Secondo il prof. Luciano Scandura, responsabile nazionale di MSA comparto scuola, “è di fondamentale importanza che i nostri parlamentari, nel momento in cui dovranno decidere se applicare o meno la sentenza emessa lo scorso dicembre dal Consiglio di Stato, agiscano a tutela dei diritti di numerosi docenti diplomati magistrali, conferendo loro dignità e rispetto per il servizio svolto finora”.

Ma quali sono concretamente le soluzioni da adottare? Innanzitutto sciogliere la riserva per tutti i neo-assunti e confermare il ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili perché “è una contraddizione in termini il fatto che chi ha passato l’anno di prova, non sia poi ritenuto abilitato all’insegnamento”, sostiene il prof. Scandura.

In secondo luogo, urge istituire un concorso “non selettivo” rivolto anche a questa categoria di docenti, che si sono visti esclusi dall’attuale concorso a cattedra per abilitati. In alternativa, considerati i numerosi costi per l’Amministrazione nonché la lunga tempistica, necessaria per organizzare le prove concorsuali, una soluzione molto più rapida e meno dispendiosa sarebbe la riapertura delle GAE.

Infine, per i docenti che hanno svolto 3 anni di servizio, è imprescindibile prevedere l’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili. A tal fine, MSA, in collaborazione con lo studio legale Santonicola, propone per tutti coloro, inclusi i diplomati magistrali, che hanno maturato almeno 3 anni di servizio (nella scuola statale, paritaria o all’estero) un’azione diretta in Europa, un’azione attraverso  cui il privato cittadino può rivolgersi alla Commissione Europea per chiedere un intervento diretto, nel momento in cui vede lesi i propri diritti.

“Attraverso questa azione”, commenta il prof. Luciano Scandura, “chiederemo direttamente alla Commissione Europea il riconoscimento dell’abilitazione su materia o sostegno, conseguita sul campo a seguito di reiterati contratti, senza però che sia stata riconosciuta grazie ad un piano di stabilizzazione, come invece è accaduto per coloro inseriti nelle GAE, strategia questa che riteniamo vincente, soprattutto in considerazione del fatto che l’uso abusivo dei contratti a termine è già stato dichiarato in sede europea una pratica illegittima”.

“Non sappiamo cosa accadrà tra 4 mesi – conclude la nota – ma ci auguriamo che il Parlamento, a cui ora spetta il compito di dare compiuta definizione del quadro normativo, si impegni per restituire un clima di serenità alla scuola ed eliminare le disparità tra persone che, pur avendo gli stessi requisiti, non ricevono lo stesso trattamento in ambito professionale”.