Foma Fomic, da Stepancikovo al successo, passando per Gallarate

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foma fomic

Genesi di un personaggio e della sua “malcapitata” band. L’intervista

Che musica potrà mai fare un intrigante protagonista ottocentesco dell`unico romanzo comico di Dovstojewski, se venisse teletrasportato nel 2018? La risposta ce la dà lui stesso, Foma Fomic, il quale, benchè tenti di sembrare moderno, è indietro di 30 anni e si atteggia come una consumata rock star sovietica. Ha trovato come suoi compagni di sventura musicisti, videomakers, parolieri, perfino interpreti della lingua dei gesti per sordomuti e si è insediato in una sorta di koinè artistica Meneghina viva e anticonformista.

Tuttavia il buon Foma non disprezza la provincia, diventando virtualmente cittadino benemerito di Gallarate, dove viene portato in trionfo in spalla dalla folla festante. Scherzi a parte, Foma Fomic, in arte Giovanni D`Avanzo, riscuote consensi nelle piazze e nei clubs Lombardi col suo stile pacato, di chi non ha la voglia di strafare e di privilegiare la forma alla sostanza. La sua musica si sposa con la melodia classica in formato canzone, ma ha anche sfumature che possono ricordare gli chansonnier francesi o il moderno cantautorato italiano facendo una puntata sul jazz, sul reggae (vedi per esempio il brano Passepartout) ed altri stili.

Proprio per quest`ultimo brano è stato creato il primo video di Foma e della sua band. In esso si parla di immigrazione e di uno straniero che chiede un permesso di soggiorno (il passepartout che gli consentirebbe di mantenersi e di essere nella legalità nonostante l`odio o l`indifferenza di alcuni). É una tematica attualissima, che divide gli Italiani e non solo. Tuttavia la musica “Fomica” punta ad unire, a superare i conflitti e a stemperare le negatività. In alcuni brani, come “Casual lemoning” oppure “Estate a Gallarate”, si và sul leggero, tuttavia il repertorio non si concede solo al disimpegno

Ho avuto il piacere di intervistare Foma tramite una videochiamata whatsapp e di apprezzare la sua passione per la musica e per la vita.

Ciao Foma, mi sono imbattuto nella tua musica mentre cercavo informazioni su Gallarate. Il primo video che mi è comparso è stato il tuo “Estate a Gallarate”. Per un attimo ho pensato che fosse un promo organizzato dalla pro loco o dal Comune, poi mi sono reso conto che si tratta di un simpatico omaggio alla cittadina Lombarda. Tu e la tua band siete diventati i beniamini locali, giusto? Ho visto che lì riempite le piazze.

Beh, c’è tanta gente che ha apprezzato il nostro omaggio ad una cittadina che non è una meta turistica ma che è molto carina, soprattutto nel suo centro storico. Pur essendo una regione industriale, la Lombardia è una regione a vocazione industriale ma pur sempre ricca di storia e di bellezza con chiese, monumenti, laghi… Gallarate può essere un buon punto di partenza per questo viaggio nella Lombardia non abbastanza apprezzata turisticamente come meriterebbe.

É per questo che abbiamo scelto come location per presentare il nostro nuovo lavoro: Foma Libera Tutti Foma Libera Tutti (ripetuto due volte, ndr) a Gallarate oltre che a Milano, di recente.

Chi sono gli altri membri della band?

La base è composta da me e da altri due validi musicisti: Stefano Mora, polistrumentista che ha collaborato col gotha del Jazz Italiano e che cura gli arrangiamenti. L`altro invece è l`ottimo batterista Stefano Tedesco. In realtà la nostra è una specie di comunità, ovvero un gruppo allargato in cui a seconda dei concerti e delle incisioni collaborano colleghi che portano in libertà ognuno il proprio bagaglio, senza troppe limitazioni da parte mia.

Il tuo nome Foma Fomic deriva da un personaggio di Dostojevski, giusto?

Esatto, si tratta dell`unico romanzo grottesco di D., in cui ci sono invenzioni geniali. É un testo che andrebbe riscoperto. Ci sono personaggi di un villaggio (Stepancikovo) caratteristici di un certo tipo di società. Io ho voluto portare il protagonista, Foma Fomic che sarebbe un signore dell`ottocento, nel contesto di oggi, aggiornandolo solo parzialmente. Per questo ha un cappellino strano e pensa di vivere nella Tallinn di 30-40 anni fa.

La musica quindi è un mezzo per comunicare, ma anche per socializzare. Non ci sono rivalità e invidie nel tuo ambiente?

Per quanto riguarda me e I miei colleghi che incontro nell`ambiente Milanese, assolutamente no. Si fa amicizia, si suona l`uno nel progetto dell`altro. Non sono mai solo. Una ragazza che ho conosciuto qualche tempo fa mi ha detto: avrei voluto imparare a suonare la chitarra, ma studiare gli arpeggi e gli accordi era troppo impegnativo. Io le ho detto: -Allora non hai una vera passione- E lei, candidamente: -Ma no, io voglio imparare a suonare perché chi ha una chitarra in mano non è mai solo.

Hai fatto esperienze musicali all`estero?

Sì, ho trascorso alcuni anni a Londra tra la fine del vecchio e l`inizio del nuovo millennio ed è stata una grande esperienza. La musica è ovunque, anche a scuola, in ogni famiglia c’è qualcuno che suona, lo si fa senza problemi anche per strada, oltre che nei clubs.

Forse lì c`è anche qualche soldo in più da parte dei gestori per finanziare i gruppi musicali.

Beh sì, credo che anche adesso sia così.

E per quanto riguarda Milano? Com`è la scena Milanese?

A Milano ci sono numerosi musicisti molto preparati, è pur sempre una città grande e vicina alle altri capitali europee. Certo, non è facile più incidere dischi con delle grandi etichette, ma si suona dal vivo.

In alcuni dei tuoi video si vede una interprete della lingua dei segni…

Sì, oltre ad avere la sua utilità, ha anche una sua estetica e con le sue movenze si integra con la musica.

Internet ti ha permesso di mettere i tuoi video in rete e di condividere la tua musica. Molti musicisti si lamentano però del fatto che la rete tolga soldi alla discografia e che si perda la ritualità dell’ascoltare un disco dal primo all’ultimo pezzo.

La rete che riduce le vendite è una realtà ma è un problema da ricchi, per quei pochi artisti mainstream. Il fatto che si impoverisca il concetto di album è vero, in quanto adesso si ascolta la musica virtualmente spesso scaricando la singola canzone. Una volta c’erano dei concept album, in cui si dipanava una storia o un filo conduttore. Adesso una operazione del genere sarebbe più difficile.

Cosa ne pensi dei talent show?

Beh io non ho lo snobismo che alcuni hanno verso di essi. Oggi in quei programmi vedo esibirsi tanti talenti. Mi piacerebbe farne parte.

A volte però alcuni talenti vengono lanciati un po’ acerbi, senza tanta gavetta sui palcoscenici…

Beh intanto si fanno vedere in tv, l’esperienza se la creeranno dopo. Per quanto mi riguarda, penso che potrei conciliare con la mia musica l’aspetto commerciale e industriale dei grandi media, senza soffrirne e senza snaturarmi perdendo in termini di qualità artistica.

Nel tuo stile c’è tanta sana ironia che però fa riflettere. In questo periodo in cui si parla di politica ad ogni ora del giorno, anche nei media, non è meglio fare del disimpegno?

Ogni artista fa bene ad esprimersi nel modo in cui gli riesce meglio: amo De Andrè, ma anche Giorgio Gaber, che con ironia ti faceva pensare.

Canti alcune canzoni che fanno riferimenti a dialetti e culture del centro sud. Sant’Antonio allu deserte per esempio proviene dalla tradizione folk e fu ripresa anche da Franco e Ciccio.

Esatto, poi c’erano anche i Gufi, che facevano una ottima versione anche televisiva di tale brano.

In un brano giochi con le parole e dici che vuoi fare Luca Antante (che suona come lu cantante), in un altro, ovvero l’Inno di Ciarlantini, fai una dedica a Luigi Ciarlantini, un calciatore che pur non essendo un campione, segnò traguardi importanti per Campobasso (permanenza in serie B) e Pescara (promozione in A).

Ti ringrazio per questa domanda. Per me cantare l’Inno di Ciarlantini vale più che fare una cover di Imagine di John Lennon. La cantava un amico di famiglia, Marcello Pardieri e composta insieme a Paolo Margherit. Ce la faceva ascoltare nelle occasioni conviviali e io che avevo all`incirca otto anni stavo lì ad ascoltarla estasiato. Marcello è una persona divertente e speciale per me. L’ho rintracciato dopo tanto tempo cercandolo in un elenco telefonico. Adesso collaboriamo e ci sentiamo di frequente. Io mi fregio umilmente di essere L’autore di una cover di Marcello, che era giovane quando la scrisse e una volta anonimamente lasciò una musicassetta con questo brano sullo zerbino di casa di Ciarlantini.

Ricorda un po’, lo dico scherzando, certi avverimenti mafiosi fatti di oggetti simbolici lasciati sulla porta di casa…

É vero, ma ovviamente era un gesto di affetto timido ed anonimo. Chissà, un giorno riusciremo a coinvolgere Ciarlantini in qualche progetto.

Se trovassi la lampada di Aladino, dimmi tre desideri che vorresti esaudire per migliorare il mondo.

Primo: vorrei che ci fosse meno indifferenza, più calore umano e incontro tra le persone. Nei centri più piccoli le cose vanno meglio in tal senso, ma nelle grandi città c’è troppa distanza. Secondo: vorrei che ci fosse una ridistribuzione delle ricchezze. Mi piacerebbe se nella corsa per un futuro migliore le persone se la giocassero alla pari, dallo stesso punto di partenza.

E il terzo punto qual è?

Vorrei abolire la Befana.

Ma la befana viene dalla tradizione Lombarda, tu sei Lombardo…

Non ho niente contro la tradizione, ma quella vecchia, tutta sdentata, brutta… anche un po` cattiva… non mi piace. Punisce i bambini piccoli, li ricatta e minaccia di portare il carbone nelle calze. E poi diciamocela tutta… dopo Natale, Capodanno, i cenoni,….. basta con questa befana. Aboliamola. Io ho iniziato da quest`anno una campagna contro la befana, sarà una vera e propria battaglia di impegno civile…..

Foma ci tiene tantissimo a ringraziare i suoi amici e collaboratori, e ha fatto una lista: Stefano Mora (basso, synth, piano, arrangiamenti vari), Stefano Tedesco (batteria), Matteo Grigolini (chitarra), Samuele Rampani (chitarra), Mattia Boschi (violoncello), Marina Ladduca (tromba virtuale&virtuosa, cori e voci varie), Monica Cadenini (cori), Letizia Martines (cori), Meme Galbusera (cori), Marcello Pardieri in arte Ugo Pard (autore di “E difficilmente poi”, di “Inno di Ciarlantini e ti altre incredibili canzoni che ogni tanto suoniamo insieme dal vivo), Giulia Gennaro (scrittrice, co-autrice di “Passo a Wind”), Giacomo Fava (co-autore di “Ti va”), Alessandra Mazzarotto (traduzioni simultanee nella Lingua dei Segni), Mariachiara Salvi (sassofono), Marco Stabilini (piano), Roberta Tantillo (poetessa), Liliana Palumbo (poetessa e attrice), Vincenzo Pappolla (cantante), Riccardo Pezzella (video maker).