Giansanti: “Il rinvio, se confermato, sarebbe un importante segnale di apertura in vista del prossimo avvio del negoziato tra UE e Stati Uniti“
L’amministrazione Usa è orientata a rinviare di sei mesi la decisione, in calendario il 18 maggio, riguardante l’imposizione di dazi aggiuntivi sulle importazioni del settore automobilistico dall’Unione europea e dal Giappone. “Il rinvio, se confermato, sarebbe un importante segnale di apertura in vista del prossimo avvio del negoziato tra UE e Stati Uniti”, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
“Soprattutto – ha aggiunto Giansanti – sarebbe scongiurato il rischio di una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico, che avrebbe inevitabilmente coinvolto le nostre esportazioni del settore agroalimentare”.
Confagricoltura ricorda che le esportazioni destinate al mercato USA ammontano a 4,2 miliardi di euro, con vini, olio d’oliva e formaggio in prima fila. Si tratta del principale mercato di sbocco fuori dall’Unione.
“Il negoziato bilaterale sarà comunque complicato”, ha sottolineato Giansanti.
Gli Stati Uniti chiedono di trattare anche sulle questioni agricole, con l’obiettivo di ridurre il disavanzo dell’interscambio commerciale di settore con la UE che è stato di 10 miliardi di dollari alla fine del 2018. Invece, il mandato negoziale affidato dal Consiglio alla Commissione UE esclude espressamente qualsiasi discussione sul capitolo agricolo.
“Il muro contro muro sarebbe rischioso”, ha puntualizzato il presidente della Confagricoltura. “É chiaro che esistono linee rosse invalicabili rappresentate dalle regole europee in materia di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente ed informazione dei consumatori – ha aggiunto Giansanti – ma una discussione sulle questione agricole non va esclusa a priori”.
Del resto non sarebbe una novità in assoluto. Infatti, un negoziato per un Partenariato transatlantico su commercio e investimenti era già stato avviato nel 2013.
“Inoltre – ha concluso Giansanti – solo con una trattativa bilaterale con gli USA sarebbe possibile, sotto il profilo legale, limitare il fenomeno “italian sounding” a scapito delle nostre indicazioni geografiche e di qualità”.