Analisi delle opere più recenti dell’artista campano, con numerose mostre all’attivo e decenni di carriera
CASERTA – L’artista Gerardo Iorio, presente sulla scena artistica da molti anni e giunto da tempo alla sua piena maturità espressiva, sta conoscendo una nuova primavera artistica che ripropone in maniera sorprendente i temi caratteristici che ne hanno contraddistinto l’opera.
I lavori di cui trattiamo oggi sono tutti prodotti con la tecnica dell’olio su tela.
In “Musica e natura” si esplora la capacità di sintesi della musica, il suo rapporto con i suoni provenienti da luoghi aperti, in cui flora e fauna accompagnano le nostre giornate di meditazione. Non è un mistero, poi, che il confine tra suono, rumore e musica sia sottile.
Molto spesso si scelgono distese di prati verdi circondati da specchi d’acqua e boschi per dar luogo, in estate, a concerti d’ogni tipo. É in queste situazioni che si riscopre la gioia di prendere l’erba tra le dita, di sentirne l’odore e di vivere le proprie emozioni, ampliate dalla musica.
La tromba nella parte destra del dipinto, che ricalca le forme di fenomeni atmosferici come un tornado, dà l’idea della potenza dell’effetto dei suoni sulla nostra anima, nella stessa misura in cui una tromba d’aria scompone un paesaggio. Il richiamo al volo degli uccelli, in alto a sinistra e nella parte bassa del dipinto, sono un chiaro segno di libertà e di leggerezza.
“Oltre il tunnel” è uno sfavillio di colori in cui risaltano tonalità oro e argento. Esse sono quasi la celebrazione di un ritorno alla pienezza della vita, in seguito ad un periodo di difficoltà. Le spirali che si intersecano in essa sembrano dei sottili foulards sinuosi e soffici.
Essi ci sfilano di fronte, accarezzandoci il viso come una leggera e fresca brezza all’inizio della primavera. La luce che traspare, gradatamente sempre più forte oltre l’argento della spirale, è la gioia che sta oltre il velo della tristezza.
In “Uno sguardo sul mondo”, un occhio scruta dall’alto la vastità del creato. Intorno trovano il loro spazio delle forme avveneristiche.
Tali visioni, ultramoderne e tecnologiche, ricordano le astronavi dei film di fantascienza. Del resto, il presente ha superato la stessa immaginazione.
Cento anni fa sarebbe stato difficile immaginare tanti satelliti (quelli sì che sono reali) che spiano tutti noi, giungendo in ogni dove. Essi scattano foto su località strategiche, intercettando le nostre comunicazioni telefoniche, i segnali radio oppure facendo da supporto alla propagazione dei messaggi dei mass media.
Nel dipinto però esiste anche un invito a guardare con distacco le dinamiche planetarie. Dall’alto, lontano molti chilometri dalla crosta terrestre, i grandi e piccoli affanni umani, sia individuali che collettivi, sembrano piccole cose.
Nel mistero della creazione la terra stessa è una minuscola particella dell’universo e non è dato sapere se qualcosa o qualcuno, facente parte del creato o soprannaturale, ci stia osservando.
“Un immenso desiderio alberga in noi” è una dinamica riflessione sui cicli del mondo. Un uomo e una donna hanno difficoltà ad avere un figlio, ma, sebbene ancora non appagati, guardano verso l’avvenire fiduciosi.
Nel trittico di figure uomo-donna-culla vuota c’è la parabola della vita, in cui l’inizio e la fine si succedono senza sosta, proprio come le stagioni, il giorno e la notte.
La nascita di un figlio segna la prosecuzione del ciclo della vita. Le sembianze e l’io di un uomo e di una donna si rigenerano e sono destinate a continuare e a tramandarsi tramite le future generazioni.
Nondimeno, in alcune religioni si crede che l’anima venga tramandata dai genitori ai figli. C’è però una visione storica che si sovrappone alla lettura naturalistica, senza scalzarla. L’uomo con i capelli lunghi e crespi, la sua barba, il suo colorito, insieme alla sua donna dai particolarissimi ricci, sembrano figure arcaiche.
Notiamo dunque un richiamo a popolazioni mediorientali di migliaia di anni fa, percorrendo il tempo all’indietro fino prima civiltà che la storia abbia mai conosciuto, ovvero quella Mesopotamica. La stessa culla ha delle fattezze antiche e sembra quasi un giaciglio. Questo viaggio nel tempo segna una continuità ciclica.
La culla per neonati è anche la culla della civiltà e si potrebbe andare anche oltre, “a rebours”, prima della parola e della scrittura, per descrivere la continuità della vita umana di generazione in generazione.
“Oltre il velo” è un invito all’incontro tra persone diverse per cultura, educazione ed estrazione sociale.
Il terzo millennio mette a confronto tradizioni cristiane e islamiche, con donne che, arrivando in occidente, mantengono viva la tradizione di coprire il capo. Di certo, non sempre si tratta di una decisione presa liberamente.
Nel quadro, però, la donna ha un aspetto occidentale e ha tra le dita il tessuto che le copre il viso. É un tessuto rosso, sgargiante, come il rossetto sulle sue labbra. Le rosse passioni che covano dentro stanno per esplodere, i tabù stanno per saltare. Il sorriso della donna è quello di chi ha acquisito fiducia nella propria indipendenza: è il segnale di un nuovo inizio.
La misteriosa donna in rosso ci rammenta che può capitare ad ognuno di noi di metterci delle bende davanti agli occhi, facendo vincere i pregiudizi. Un passo in avanti da parte di tutti, senza distinzioni di alcun genere, è però possibile.