Per tutti la contestazione è di associazione a delinquere a carattere transnazionale
ROMA – All’esito di articolate indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma a contrasto della presenza della criminalità organizzata nel settore dei giochi e delle scommesse, alle prime luci dell’alba il Servizio Centrale Operativo (SCO) della Polizia di Stato, la Squadra Mobile della Questura di Roma e il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza (SCICO) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale capitolino, nei confronti di 11 persone.
Per tutti la contestazione è l’associazione a delinquere a carattere transnazionale volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line, aggirando, in tal modo, la normativa di settore e omettendo fraudolentemente il versamento dei tributi erariali per la concessione di gioco, al fine di realizzare plurime truffe ai danni dello Stato.
Per uno solo di loro considerato il vertice dell’organizzazione criminale, è stata altresì riconosciuta l’aggravante “mafiosa” ex art. 7 della legge n. 203 del 1991, poiché ha avvantaggiato il clan dei Casalesi, nell’affermarsi nel settore delle scommesse illecite on line. Il Tribunale di Roma, a seguito di specifici accertamenti patrimoniali condotti dalla Guardia di Finanza, ha inoltre disposto il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili riconducibili direttamente o indirettamente ai principali indagati, per un valore di circa 10 milioni di euro, tra i quali spiccano società che hanno tra i propri asset sale giochi e attività di ristorazione oltre ad autovetture, correnti e depositi bancari.
LE INDAGINI – Sono state avviate dalla Squadra Mobile di Roma all’indomani del tentato omicidio in pregiudizio di A. F. M. cl.81, avvenuto il 18 aprile 2011 in località Ostia Lido e convergenti con analoghe investigazioni condotte dalla Compagnia di Nola e dallo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza – hanno delineato un’associazione a delinquere finalizzata al gioco d’azzardo, aggravata dalla finalità agevolatrice di tipo mafioso, operante su tutto il territorio nazionale ed all’estero, della quale T. L. risulta essere il promotore e l’organizzatore.
In particolare l’organizzazione attraverso la creazione di un sito illegale per il gioco del poker online denominato dollaropoker, con server e struttura di gestione situati all’estero, riusciva ad introitare ingenti guadagni illeciti che venivano successivamente versati su conti correnti esteri per poi rientrare in Italia attraverso l’acquisizione di immobili.
La struttura ideata, organizzata e diretta dal ”re delle slot” aveva la caratteristica di essere di tipo verticistico e piramidale, al cui apice vi era lo stesso T. che intratteneva rapporti diretti con i cosiddetti National, costituenti il livello più alto dell’organizzazione. Ai National facevano quindi riferimento i Regional che provvedevano al ritiro delle somme di denaro dai Distretti i quali, a loro volta, provvedevano alla raccolta dai Club Manager, gli unici ad avere rapporti diretti con il “player” finale il quale, per accedere al gioco on line, doveva corrispondere in anticipo all’organizzazione una somma di denaro che veniva poi accreditata in un conto virtuale anche mediante trasferimento con carte prepagate poste-pay. Ciascun livello era destinatario, quindi, di una precisa quota di profitti.
Il “server” che gestiva il gioco on-line era ubicato a Tampa in Florida, mentre in Romania aveva sede la società rumena “Dollarobet srl”, ove fisicamente vi lavoravano sia il personale dell’assistenza al sito sia gli “esperti informatici” che avevano la possibilità di accedere direttamente sul server. Alle risultanze investigative si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni
collaboratori di giustizia che hanno confermato il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale on line e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale. I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente ai “casalesi”. L’attività investigativa condotta ha, altresì, fatto emergere collegamenti con la ‘ndrangheta.