Parla il Centro Studi SIP: infezioni ospedaliere al 10% e in terapia intensiva fino al 15%
ROMA – Si è appena concluso il Workshop Pneumologico del centro Italia, presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma.
L’evento, presieduto dal Prof. Stefano Carlone, ha rappresentato una delle prime iniziative attuate dalla neo-Associazione SIP (Società italiana di Pneumologia), nata dalla fusione di AIMAR e SIMER.
Tema centrale del Convegno sono state le problematiche relative alle patologie respiratorie, che diventano croniche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, dell’aumento del tabagismo, nonché a causa dell’inquinamento atmosferico. Ha precisato inoltre il Prof. Francesco Menichetti, direttore della U.O. di Malattie Infettive all’Ospedale di Pisa:
“L’8-10 % dei pazienti in ospedale va incontro a infezioni contratte durante il ricovero, e molto spesso si tratta di polmoniti, in terapia intensiva questa incidenza può raggiungere il 15% dei ricoverati”.
È risultato, da varie letture e relazioni, che i batteri colpevoli di queste patologie, trattati in ambito ospedaliero, si rivelano antibiotico-resistenti, tale resistenza è progredita negli anni per un uso non controllato degli antibiotici, una mancanza che ha portato l’ambito farmaceutico a non avere soluzioni verso i nuovi microrganismi rafforzati. Da almeno vent’anni inoltre, l’industria farmaceutica ha smesso di investire risorse nella ricerca sui nuovi antibiotici, che costano tanto in termini di sviluppo e rendono poco dal punto di vista economico, perché sono cicli brevi dai costi modesti rispetto ad altri farmaci.
I docenti hanno affermato, infine, che per uscire da questa situazione è necessario un uso oculato e strettamente necessario della terapia antibiotica. Aggiunge il Prof. Menichetti: “La seconda mossa è quella di limitare la diffusione dei germi resistenti in ospedale, rinforzando il controllo delle infezioni, bloccando quindi la diffusione del contagio. Bisogna tornare, infine, ad allocare risorse economiche e a scommettere nuovamente sulla ricerca indipendente. Solo in questo modo è possibile fronteggiare la sfida della resistenza antimicrobica”.