Dal ponte per Genova un messaggio di speranza per l’Italia

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Oggi sarà innalzata l’ultima campata: 622 giorni dopo la tragedia in cui morirono 43 persone. Nemmeno il Coronavirus ha fermato i lavori

GENOVA – In un’Italia ferita e addolorata, che piange e si lamenta, che protesta  e si dispera c’é anche spazio, dopo una tragedia, per risollevare la testa e per un messaggio di speranza.

Nelle prossime ore, nel cantiere della ricostruzione del ponte Morandi di Genova, sarà portata in quota l’ultima campata del nuovo ponte, che sta sorgendo. Esattamente dopo 622 giorni da quel tragico 14 agosto 2018 in cui persero accidentalmente la vita 43 persone, arriva un simbolo di rinascita per Genova, per la Liguria e per l’Italia.

Di “Modello Genova” aveva parlato il Premier Conte nel suo primo messaggio alla Nazione: che possa davvero l’episodio odierno essere l’inizio di una ripresa, sociale ed economica, che per ora sembra purtroppo un miraggio.

Il nuovo ponte, chiamato genericamente perché non ha ancora un nome o “ponte per Genova” come voluto il Sindaco Marco Bucci, misura 1067 metri. É costruito con una struttura mista acciaio-calcestruzzo con 18 pile in cemento armato e 19 campate: quattordici da 50 metri, tre da 100 metri, una da 40,9 metri e una da 26,27 metri. Per realizzarlo sono stati fatti scavi per un volume complessivo pari a 80.000 metri cubi,  mentre sono 9.000 le tonnellate di acciaio utilizzate per l’armatura della struttura e 17.000 quelle che sono servite per la carpenteria metallica.

L’ultimo impalcato a salire sarà quello tra le pile 11 e 12, dopodiché la struttura metallica sarà completa e si potrà procedere con le attività collaterali per concludere l’opera: altri sollevamenti di parti del ponte, asfaltatura, messa in opera dell’impianto di illuminazione. Nel parco urbano che sorgerà sotto le campate ci sarà spazio per un memoriale per ricordare la tragedia.

I lavori di ricostruzione sono iniziati ufficialmente il 15 aprile 2019 e da quel momento i cantieri non si sono mai fermati, nemmeno in tempo di emergenza sanitaria.

L’architetto Renzo Piano, progettista dell’opera, non invoca il miracolo; vuole, piuttosto, sentire parlare di normalità. In situazioni come queste, infatti, non c’é tempo di tergiversare o di cedere ad inutili dibattiti politici: c’é da rimboccarsi le maniche e tirare dritto senza lasciarsi intimorire da nulla. Nemmeno dal Coronavirus.

Ai microfoni di Primocanale, Piano ha sottolineato come l’Italia sappia fare queste cose e come sia triste che lo sappia fare solo quando è in condizione di emergenza. L’architetto genovese ha rimarcato come il ponte di Genova ci debba insegnare che il Paese ha bisogno di un grande progetto di manutenzione, un grande piano di rammendo e che questo ci consentirà anche di immettere ossigeno nelle vene dell’economia.

Piano ha concluso richiamando i versi del poeta Giorgio Caproni: “Genova è una città d’acciaio forgiato dal vento, come questo ponte concepito perché duri tanti anni, fatto per essere qualcosa che resta. Lo si deve curare perché nulla può durare se non è amato”.

Foto tratta dalla pagina ufficiale Facebook Giovanni Toti