Il comitato tecnico scientifico fornirà le regole per la riapertura: con la fine del lockdown ai cittadini va data la possibilità di gestire figli e lavoro
ROMA ‒ I centri educativi per bambini da 0 a 6 anni vanno riaperti: questa è la ferma convinzione della viceministra dell’Istruzione Anna Ascani. “Almeno in via sperimentale dobbiamo farlo, non possiamo pensare di tenere tutto chiuso”, spiega.
Oggi i negozi di abbigliamento e calzature, i ristoranti e i bar, i saloni estetici e i parrucchieri, i musei e gli stabilimenti balneari hanno tolto il lucchetto alla loro porta ricominciando ad accogliere i clienti. E nei prossimi giorni molte altre attività riprenderanno, tra cui palestre e piscine.
Le varie tappe della ripresa, predisposte dal Governo per la fase 2, si configurano come uno sblocco graduale ma progressivo, e la riapertura dei centri per l’infanzia significherebbe consentire a centinaia di migliaia di persone di tornare a lavorare. La costrizione domestica forzata cui sono sottoposti i bambini in questi mesi, e che ha messo a dura prova la loro capacità di reagire agli stress prolungati, potrebbe dunque concludersi a breve.
Ma, oltre a ‘quando’ riaprire i centri per l’infanzia, una delle domande principali è ‘come’ andrà articolata la riapertura. Nella situazione di emergenza, le soluzioni avranno necessariamente carattere sperimentale, e potranno essere modificate a seconda della loro efficacia: “Dobbiamo dare la possibilità di fare sperimentazioni già da giugno, bisogna riaprire l’interlocuzione con il Comitato tecnico-scientifico per avere regole per farlo” comunica la viceministra.