Conte proroga lo stato di emergenza al 15 ottobre

68

ROMA – Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha deciso di prorogare lo stato di emergenza al 15 ottobre. “La proroga, se si epura la discussione da posizioni ideologiche, è una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata, fondata su valutazioni squisitamente tecniche. Non sto dicendo ovviamente che è preclusa una valutazione politica, anzi oggi vi viene richiesta, ma voglio dire che il governo sta operando questa valutazione sulla base di mere istanze organizzative, operative, non certo perché si vuole fare un uso strumentale per atteggiamento liberticida, reprimere il dissenso o ridurre la popolazione in uno stato di soggezione. Sono affermazioni gravi che non hanno nessuna corrispondenza nella realtà”, ha detto il premier in Aula alla Camera, aggiungendo che “se non si condivide la necessità di prorogare l’emergenza lo si dica in modo franco al governo ma non si faccia confusione sulla popolazione, perché oggi sui social c’è qualche cittadino convinto che prorogare lo stato d’emergenza significhi rinnovare il lockdown dal primo agosto. Non è affatto così”.

“Manteniamo un cauto livello di guardia, non intendiamo introdurre misure restrittive – ha proseguito Conte – Vi posso assicurare che da parte del Governo, mia personale, di tutti i ministri non vi è nessuna intenzione di drammatizzare, né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione. La scelta di prorogare lo stato di emergenza non è affatto riconducibile alla volontà di voler creare una ingiustificata situazione di allarme”.

“La risoluzione approvata ieri al Senato – sottolinea il premier – propone come data il 15 ottobre” per la proroga dello stato d’emergenza da Coronavirus: “Preannuncio che il governo, qualora venisse confermata qui alla Camera, si atterrà a questa indicazione temporale”. La dichiarazione di proroga dello stato di emergenza, ha precisato il presidente del consiglio, “non lede la nostra immagine all’estero, anzi: l’Italia viene vista come un paese sicuro. Anche il dibattito parlamentare dovrebbe attenersi a profili giuridici e tecnici senza drammatizzare perché questa drammatizzazione potrebbe creare nocumento all’immagine dell’Italia all’estero”.