ROMA – Resta alta la voglia di fare impresa tra gli italiani nonostante le mille difficoltà che devono affrontare, ma il contesto non aiuta e incide in modo negativo sulla capacità di essere competitivi. Nel 2019 le nuove attività imprenditoriali hanno superato la soglia di 353mila, pari a un tasso di natalità del 5,8% che conferma la vitalità degli italiani nel fare impresa. Da una analisi realizzata dal Centro Studi della Cna emerge però il progressivo deterioramento del tasso di sopravvivenza delle imprese italiane. Il potenziale sviluppo delle imprese è frenato da ostacoli storici come l’elevata pressione fiscale, gli oneri burocratici, il prezzo elevato dell’energia, la scarsa dotazione infrastrutturale che incide negativamente sulla produttività e quindi sulla competitività.
Nel 2017 soltanto il 41,1% delle imprese nate cinque anni prima risultava ancora in attività. Si tratta di un valore decisamente basso e che si è ridotto in modo rilevante nell’ultimo decennio. Nel 2008 infatti il tasso di sopravvivenza a cinque anni delle imprese si attestava al 52,2%. Oltre un’impresa su due dopo cinque anni era ancora viva. L’analisi inoltre rileva che la fase più critica per le nuove imprese è nel primo anno di vita. Poco più del 50% risulta attiva dopo dodici mesi, un tasso di sopravvivenza molto contenuto e in drastico peggioramento. Nel 2008 il tasso di sopravvivenza delle imprese a un anno era superiore al 65%.