Harmonia Mundi è il settimo album da solista di Felice Del Gaudio. Vivere l’armonia del mondo, attraverso la contemplazione e la riflessione, è lo scopo finale del progetto dell’artista lucano che, con questa sorta di “best of” raccontato in nove tracce, regala la sua strenna natalizia a fan e ad appassionati di musica di altissima qualità. Il basso elettrico, in tutte le sue sfaccettature più varie, si trasferisce in mondi e Paesi, come un esploratore della Terra e del cosmo interiore dell’uomo. La raccolta contiene brani già incisi e rimasterizzati per l’occasione con l’aggiunta di un inedito composto durante il lockdown primaverile del 2020 (intitolato Santojanni) in cui descrive quell’isola di fronte alla cittadina di Maratea in Lucania, sua terra d’origine, come un “luogo magico”.
L’artista ci ha gentilmente concessoun’intervista.
“Harmonia Mundi” è il tuo nuovo album, com’è nato e come si caratterizza?
Ho pensato molto se fosse il periodo storico far uscire un nuovo lavoro e siccome la vita incalza , il tempo stringe, mi sono deciso di dare spazio, questa volta al basso elettrico (mio alter ego insieme al contrabbasso) nelle sue più svariate sfaccettature e colori contenuti nel lavoro discografico. Lo considero un “best of…” ovvero una compilation di brani tratti dalla mia discografia a cui ho voluto dare una seconda opportunità per farmi conoscere.
L’album che contiene nomadismo culturale, bellezza interiore ed esperienza meditativa. Cosa rappresentano per te questi aspetti?
Mi sono sempre considerato da uomo contemporaneo e figlio di questi tempi un cosmopolita, il luogo dove si nasce è casuale e quindi ben venga il nomadismo culturale ovvero conoscere il più possibile tante parti del mondo per trarne fuori linfa creativa; credo che in parte di esserci riuscito avendo per fortuna, per la musica e per diletto girovagato molto, anche se non abbastanza. Tutte le esperienze di vita portano, attraverso l’arte, alla ricerca della bellezza (interiore ed esteriore) come pensavano gli antichi greci e questo non può che far crescere il buono e giusto sentimento nei confronti delle cose e degli altri.
Lo scopo del progetto discografico è vivere l’armonia del mondo attraverso la contemplazione e la riflessione. Come realizzi questo obiettivo?
Quando si crea qualsiasi forma d’arte, non ci si pone il problema di cosa si vuole dire…ma ad un certo punto dell’opera creativa sembra che il tutto prenda la propria strada e la propria forma. E’ ovvio che all’inizio quando sono nella fase compositiva, un po’ di idee chiare ci sono, poi nella realizzazione di un brano o di un album le finalità ultime scaturiscono da sole, quasi come per magia(ma anche dopo tanto lavoro) ed ogni brano prende forma e si va a collocare nella giusta casella come una scacchiera. Questo per me è una parte fondamentale dell’armonia sia con se stessi che con il mondo circostante. Mi sono sempre diviso in due: suonare con e per gli altri e inventare e comporre cose mie, le più disparate e anche qui cerco di dare un’ armonia, un giusto equilibrio alle due cose che a volte sono separate ma spesso unite.
Che importanza ha il tuo luogo d’origine, non solo per questo album?
Mi piace citare una frase di un testo di una canzone del rapper Salmo che dice “dove c…. vai se non sai da dove vieni ” sic.. La prendo in prestito spesso quando si parla di radici. Il luogo di nascita e crescita per me è stato fondamentale ovvero la Lucanità ,il periodo della formazione, il sud ed il suo respiro che poi mi ha permesso di spiccare il volo per un altrove. Il tema ricorrente delle radici l’ho affrontato in vari mie brani tra cui uno in particolare all’interno del cd : Lacus Niger ovvero un omaggio al mio paese di nascita che mi ha visto parte attiva della scena musicale fino a 24 anni. Poi di li ho sono costruito la mia carriera e quando spessissimo si torna alle radici il viaggio umano e’ sempre più ricco.