“E tu”, il nuovo singolo di Calvino: “È una riflessione sulle relazioni”

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“È una riflessione sul coraggio che serve per amare qualcuno. Il sentimento umano che normalmente viene raccontato come la cosa più naturale al mondo diventa in questo brano una chimera”

È uscito venerdì 22 gennaio 2021 E tu, il nuovo singolo di Calvino che segue i precedenti Che Male C’è e Saturno, in attesa di un nuovo album in uscita nei prossimi mesi dal titolo Astronave Madre. Un nuovo capitolo che segna il ritorno di uno dei progetti più promettenti della scena underground di Milano. E tu è un brano che descrive la sensazione di incomunicabilità, ineluttabile, quando si ama qualcuno. Calvino torna per rimetterci in discussione, per proporre un punto di vista diverso da ciò che nel nostro quotidiano è prevedibile: un nuovo filtro sulla realtà, un vero e proprio di psicoanalisi musicale. E tu è un brano sull’assenza e sulla negazione, sui desideri che non si possono mai rivelare all’altro, su quando ci accorgiamo, infine, che l’amore non è come nelle favole.

Calvino ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“E tu” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

E’ una riflessione sulle relazioni e su quanto a volte espongano lati di noi stessi che non vorremmo vedere.

Che cosa vuoi lasciare con questo brano in chi ti ascolta?

Non ci ho mai pensato: forse il pensiero che sia possibile lasciare il noto per l’ignoto. Al di là di quello che mi ha ispirato nella scrittura del testo vorrei lasciare in chi ascolta il brano delle domande e dei dubbi. Forse questo è il punto: mettere in discussione le certezze che pensiamo di avere nelle nostre “teorie” più o meno esplicite sulle relazioni.

Nei prossimi mesi è prevista l’uscita del nuovo album “Astronave Madre”, ci puoi dare qualche anticipazione?

Sarà un disco che prosegue il precedente anche se con sonorità e atmosfere molto diverse. E’ un disco intimo e notturno.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Credo che il primo contatto sia avvenuto tramite le cassette dell’Unità che aveva mio padre in auto. Era una collezione sui cantautori italiani. Un secondo momento che ricordo distintamente è quando ho sentito il suono del Rhodes suonato da Ray Charles nel film “The Blues Brothers”. Da quel momento mi sono detto che dovevo scoprire come avveniva quella strana magia e ho iniziato a studiare pianoforte. Avevo scoperto con mia grande delusione che non esistevano insegnanti di Rhodes nelle vicinanze di casa mia.