Il videoclip, diretto da Stefano Teofili, che accompagna il singolo vede la scelta stilistica del bianco e nero
“Love comes back to me”, per Gil Produzioni, è il primo singolo in inglese dell’intenso cantautore Jaboni in radio e in digitale dal 16 aprile accompagnato dal videoclip. Il brano, prodotto da GIL produzioni di Giorgio Lorito, racconta un amore fatto di attese e distanze ma anche capace di fiorire nella lontananza e fortificarsi a ogni nuovo incontro. Racconta un amore che libera dalle costrizioni, trae in salvo e fuori dal buio. Un amore che dona e nel suo donarsi senza riserve pretende di essere ricambiato. Pretende che l’amore donato torni indietro, dove sarà accolto, ogni volta come sempre. É un amore che sa aspettare perché è un amore che conosce. Sa che anche se costretto in case e città diverse verrà sempre riconosciuto e sempre gli verrà aperta la porta.
Jaboni ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Love comes back to me” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Love comes back to me è il mio primo singolo in assoluto. È una ballad in chiave elettropop che rilegge alcune sonorità degli anni ’80 integrando suoni più contemporanei. È in lingua inglese, come suggerisce il titolo, ed è prodotta da Giorgio Lorito di GIL Produzioni.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
Il brano nasce dalla volontà di raccontare un amore vissuto attraverso le difficoltà, come la lontananza. Ma l’attesa, la distanza rappresentano in realtà un fertilizzante pronto a riaccendere la passione ad ogni nuovo incontro. Il messaggio è quello di amare sempre, che si parli di un rapporto di coppia, di amici o della vita stessa, amare senza costrizioni, perché quell’amore quando è sano e vero torna sempre.
C’è anche un videoclip, come si caratterizza?
Il videoclip, diretto da Stefano Teofili, vuole rappresentare in immagini il senso del brano. Partendo da un’ambientazione buia, dove predomina l’ombra e il nero, si passa nelle scene finali a un esplosione di luce, portando l’osservatore a perdersi nei panorami sconfinati delle campagne romane. Così è l’amore, che ci libera dal buio e ci eleva verso la luce e l’infinito.
Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
La musica ha fatto parte della mia vita sin da bambino, anche se solo come ascoltatore. A casa con i miei genitori si ascoltava musica in ogni momento della giornata. Poi è venuta l’adolescenza, la scuola di chitarra, le percussioni. Ho iniziato a scrivere canzoni. Negli ultimi anni sono entrato a far parte di due formazioni corali, una gospel, gli All Over gospel Choir, e una di 30 voci a cappella, Le Mani Avanti, una palestra incredibile per la mia voce.