“Dirò una cosa molto controcorrente: Atineres è un disco da ascoltare dall’inizio alla fine, da guardare come un film, da vivere”
Da venerdì 23 aprile è disponibile su tutte le piattaforme digitali “Atineres” (Questo film che si chiama vita), il nuovo album di Ruggero. Atineres è un concept album in stile cinematografico che fa seguito alla web serie musicale omonima. Si apre con l’ouverture strumentale “Sul set”, per proseguire con esperienze di vita anticipate dai “Ciak”, gli interludi tra un brano e l’altro. Una piccola operetta pop che unisce ricerca musicale e cura dei testi per raccontare la parabola degli uomini viaggiatori, ognuno alla ricerca della propria serenità.
Ruggero ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Atineres” è il tuo nuovo album, di che cosa si tratta?
Nell’ultimo anno e mezzo ho fatto uscire 8 videoclip musicali per raccontare a puntate la storia di un viaggio interno alla ricerca della serenità. Questo album non è solamente la raccolta di questi brani ma, grazie all’ouverture strumentale ed agli interludi (li ho chiamati “ciak”), ha una sua struttura ben precisa. È lo stesso progetto artistico ma in una veste nuova.
É un concept album in stile cinematografico, com’è maturata questa scelta?
Facendo riferimento alla risposta precedente, questo album è un film da guardare con le orecchie. Sono partito dal presupposto che la vita è come un film in cui si alternano momenti felici e momenti difficili; porto inizialmente l’ascoltatore “sul set” (questo infatti il titolo del primo brano) per poi guidarlo attraverso momenti che riguardano la storia personale di tutti noi. Cerco sempre di creare qualcosa che non si fermi alla singola canzone, ma che si ampli in un concetto, in una storia.
Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?
Fondamentalmente è qualcosa che riguarda un mio percorso umano personale, che tuttavia sono sicuro riguardi tutti. Se qualcuno ci ritrova un po’ di se stesso e qualche sorta di conforto mi posso ritenere soddisfatto. Vorrei anche trasmettere la bellezza di una “pop art” fruibile ma che al tempo stesso celi complessità.
Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Dico sempre che è la musica che si è avvicinata a me, sin da quando sono nato. È come se per anni mi avesse detto “vieni con me, insieme faremo qualcosa per stare bene e far star bene”. Un giorno le dissi sì, e da allora è per me la causa e l’effetto di tutto.