“Il brano “Capita” racconta di come la vita non sia un set cinematografico e di come le persone ricerchino ostinatamente un pò di magia tra la banalità del quotidiano e il desiderio di essere amati”
Venerdì 23 aprile 2021 è uscito Capita, il primo singolo dei Diletta. Venite a conoscere l’atipica pop band di Como che, reduce dalla compagna crowdfunding lanciata per ultimare i lavori del primo disco di prossima uscita Sacro Disordine, ci conduce per mano e con un’intro di chitarra nel mondo sconosciuto dove le cose, quelle che cerchiamo di programmare e controllare ogni giorno, spesso capitano e basta, senza una regia, senza un motivo: e così capita…
Diletta ci ha gentilmente concesso un’inervista.
“Capita” è il singolo d’esordio, di che cosa si tratta?
E’ il brano che apre l’ EP, “Sacro Disordine”. Una canzone nata intimista e diventata elettro pop grazie al magico tocco di Luca Urbani (il nostro produttore di cui possiamo vantare la collaborazione). Capita racconta di come la vita capiti tra il susseguirsi della normalità, delle cose banali. Non ci sono effetti scenici per gli avvenimenti importanti, sia quelli gioiosi, che quelli tristi. Semplicemente…capitano
Cosa vuoi comunicare con questo lavoro?
Semplicemente l’emozione o le suggestioni che hanno portato a scrivere il brano. Se qualcuno troverà delle assonanze con tutto ciò allora sarà una super soddisfazione. Credo si tratti di bisogno di empatia.
Come vivi questa tua prima uscita?
Poter salire in macchina è trovare un proprio brano su Spotify (ad esempio) è una figata! ti fa sembrare più reale quello per cui hai lavorato per tanti mesi. Per usare degli aggettivi direi “liberatorio” e “stimolante”. Liberatorio perché dopo tanto tempo a provare e ad aspettare (anche causa COVID) finalmente ci si fa ascoltare, stimolante perché le sensazioni positive, l’affetto o la curiosità delle persone fanno venir voglia di suonare ancora e ancora e di mettersi in gioco.
Come ti sei avvicinata al mondo della musica?
L’identità di Diletta è una e trina come altri creativi (o creatori) prima di noi. Come unicum mi sono avvicinata alla musica per diletto proprio e altrui. Nelle mie diverse persone invece posso dire che Jonathan si è avvicinato alla musica grazie allo zio Vittorio che gli insegnò da bambino a suonare la chitarra e ad amare i Pink Floyd, Andrea con le cassette passate dal fratello Alessandro e i C.S.I. in loop dallo stereo dell’altro fratello Luca. Per Desirée invece è stata probabilmente una questione di istinto, un richiamo innato.