“Non cresciamo mai”, alla scoperta del nuovo singolo di Mani

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“Senza che me ne accorgessi Godot. scrisse questo testo che poi mi regalò per il mio compleanno a Maggio, intrappolando le sue sensazioni durante uno dei miei tanti discorsi intrapresi in un balcone di notte dopo svariate sigarette”

Lunedì 17 maggio 2021 è uscito “Non cresciamo mai“, il nuovo singolo del cantautore orginario di Ancona, Mani. Un brano che parla d’amore, esattamente come tanti altri, ma con una timidezza non tipica: una persona che guarda un’altra senza voler nulla in cambio, un amore che può rimanere anche platonico. Un momento unico, al quale nonostante si cerchi di dare un senso, a volte, un senso non c’è.

Mani ciha gentilmente concesso un’intervista.

“Non cresciamo mai” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

“Non cresciamo mai” è un dialogo mai affrontato tra due sguardi, fatto in silenzio di notte con una sigaretta tra le dita in piedi su un balcone. Che prava in qualche modo a capire il senso dell’amore, nonostante a volte un senso non c’è. Lo urla sussurrando timidamente all’orecchio, l’uno con l’altro. Parole gentili che vogliono essere ascoltate, che devono essere recepite, che cercano di entrare in empatia, che come un filo rosso si tendono reciprocamente. L’amore non cresce mai, non ne ha bisogno, e di conseguenza non lo facciamo nemmeno noi.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Questa canzone è un messaggio di leggerezza e di consapevolezza. L’amore è strano, le persone sono strane. A volte è talmente contorto che non ha un senso, ma è comunque bello perché ci fa stare bene. Quindi è inutile provare a capirlo a fondo, basta solamente godercelo a pieno.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Spero che questa canzone arrivi ad un pubblico con un petto scoperto, libero e aperto. Che la facciamo propria e ci si sentano dentro, come fosse la loro. Perché, in fondo, siamo tutti simili e raccontiamo le stesse storia ma con parole diverse.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ho iniziato a cantare con mio padre, a squarciagola sopra la radio a tutto volume di un vecchio furgone bianco. Da piccolino stavo spesso con lui e lo accompagnavo a lavoro, ci facevamo compagnia, ed era una cosa naturale nata per gioco. Mi cantava Lucio Dalla, De Gregori e Ligabue, con le rughe d’espressione attorno agli occhi e schiacciando le dita rumorosamente. La musica è sempre stata attorno a noi e me ne ha fatto innamorare un po’ alla volta. Era una cosa che ci univa e ci faceva stare bene. Così ho cominciato a scrivere le mie canzoni, chissà forse un giorno un bambino con suo padre farà la stessa cosa con me alla radio.