Venerdì 25 febbraio 2022 è uscito “A boy needs to grow“, il nuovo singolo di Henry Beckett e primo capitolo in attesa di un album di debutto (che seguirà l’EP Heights del 2017). Con un immaginario a metà tra le influenze di Kerouac e le atmosfere à la Into The Wild, “A Boy Needs To Grow” racconta un momento della vita in cui si avverte la pressione del dover scegliere tra due strade radicalmente diverse. Da una parte la strada del sognatore che, pur di realizzare i propri desideri, rischia. Dall’altra, la strada di chi, nonostante l’amarezza, sarebbe disposto a rinunciarvi per abbracciare un pensiero più pragmatico e razionale. Fino a questo bivio i due percorsi parevano poter proseguire per sempre parallelamente.
Tuttavia, osservando con più attenzione, si intravede il punto in cui potrebbero definitivamente separarsi. A questo punto è facile rimanere bloccati. Mossi dall’apparente esigenza di una maggiore sicurezza, il percorso più concreto sembrerebbe essere il più corretto da intraprendere. C’è, però, chi avverte la necessità di concedersi maggior tempo per rimanere ancorato ai propri sogni, con la convinzione che potrebbero essere vissuti appieno e concretizzati grazie alla maturità acquisita negli anni. Forse, quindi, il tempo di sognare non è ancora terminato. Forse non lo sarà mai.
Henry Beckett ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“A boy needs to grow” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Questo brano segna il mio nuovo punto di partenza. L’ho scritto qualche mese dopo l’uscita del mio primo EP nel 2017. Era un momento in cui è stato necessario riassestare i miei piani di vita, anche quelli musicali. Da una parte una voce interiore tentava di spostare la mia attenzione esclusivamente sui miei studi universitari e sul conseguente lavoro, mettendo in secondo piano qualsiasi percorso artistico. Dall’altra sentivo che ciò non sarebbe stato possibile e che potevo permettermi, con i dovuti compromessi, di proseguire per quella che sento essere la mia strada. Mi sono legittimato i miei sogni: ho prodotto un nuovo album e nel 2020 mi sono iscritto ad un’accademia di recitazione. Questo passaggio non è stato qualcosa di immediato ma un processo di crescita personale a cui serviva tempo. La mia canzone è ispirata proprio a questo.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
Vorrei trasmettere questa spinta a legittimarsi i propri sogni o le proprie passioni. Parlo con veramente troppe persone che non sono appagate dal proprio lavoro o soddisfatte delle loro scelte. Spesso sono amici o colleghi che avrebbero un sogno nel cassetto da tirare fuori, ma lo nascondono per paura o per vergogna. Io non trovo mai questi desideri stupidi. Trovo anzi uno spreco ignorarli o accantonarli, anche se capisco che a volte sia difficile fare il contrario.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Domanda non semplice! Non è facile far muovere un progetto simile in Italia e ne sono decisamente consapevole. Sono però molto a mio agio con quello che pubblicherò da ora in avanti e questo mi permette di essere sereno nell’affrontare le varie difficoltà. In tutto l’album ho messo letteralmente la mia anima e mi rende felice pensare di condividerla con il pubblico. Spero quindi di intercettare ed essere seguito da chi individuerà questi miei intimi frammenti, creando un legame empatico tramite le mie storie che in realtà sono di molti. Mi auguro, infine, che questo mi porti sempre più a suonare live nelle dimensioni che amo maggiormente: quelle degli house concert, dove una simile connessione diventa molto più palpabile.
Come nasce il tuo progetto musicale?
Probabilmente da quando ho iniziato a scrivere, ovvero dagli anni del liceo. Comporre canzoni è qualcosa a cui sono arrivato partendo dagli ascolti del cantautore che più mi ha ispirato: Ryan Adams. Poi, con l’inizio dell’università, ho iniziato a suonare con diversi musicisti cercando di coltivare l’idea di una band, ma per via delle differenti priorità di ciascuno non si riusciva ad andare oltre. Così ho preso in mano le mie canzoni e da solista ho autoprodotto il mio primo EP Heights imbarcandomi in questo viaggio con le mie forze e con quelle delle fantastiche persone con le quali ho collaborato. Ho arrangiato e registrato i brani di Heights con Stefano Elli, dopodiché ho lavorato con Max Elli sull’album che pubblicherò nei prossimi mesi. Ho anche conosciuto un talentuosissimo chitarrista, Antonio Cirigliano, con cui ho suonato diverse volte in duo. Non vedo l’ora di risalire sul palco con lui.
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