“Ilaria e Sara potevano salvarsi? La risposta è sì!”, aggiunge Acquesta. “Ed è proprio quel no, che arriva quando non deve arrivare e nel modo come arriva, che fa scatenare nell’altro la rabbia di non poterti avere. Quella rabbia che si trasforma in violenza e così si arriva alla morte come soluzione ad un rifiuto, all’assenza dell’altra, all’abbandono. Ci si può salvare, capendo in primis in che situazione ci si trova e attuando una serie di azioni per far sì che nessuna donna debba mai dire: ho smesso di amare e di credere nell’amore per poter vivere”. Acquesta, nel suo primo libro dal titolo “Mia o di Nessun altro”, con prefazione di Maurizio Costanzo, realizzo’ come segnalibro un decalogo salvavita. Dieci regole, quando decidi di chiudere una storia per non essere uccisa.
Ed è stata sempre lei nel 2009 a essere promotrice della legge che avrebbe dovuto salvare vite, la legge sullo stalking. “Quando siamo riusciti ad avere in Italia la legge sullo stalking ritenevamo di aver risolto gran parte dei problemi, purtroppo non è così. E non basta neanche tutto quello che è stato fatto. La principale prevenzione, sono arrivata al punto di pensare che sia in una percentuale altissima, è solo nelle nostre mani. Impariamo come gestire ogni singola e individuale situazione. Questo è il punto di partenza. Possiamo salvarci! Le misure normative ci sono e possono essere migliorate ma dobbiamo partire da noi stesse per proteggerci”, conclude Catia Acquesta.
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