Sport

Addio a Muhammad Alì

É scomparsa una delle icone che combatteva in difesa dei diritti umani

4 giugno 2016, il mondo intero piange la morte del campione Muhammad Ali. Il primo a twittare è stato Mike Tyson: “Dio si è venuto a prendere il suo campione. Lunga vita al più grande”, ha scritto postando anche una foto di qualche anno fa insieme al pugile.

Un altro bellissimo ricordo arriva dal suo storico rivale, George Foreman, che sempre su Twitter scrive: “Se ne è andata la parte più grande di me. Io, Frazier e Ali eravamo una persona sola”. I social sono stati invasi da messaggi, foto e video per commemorare la grande leggenda del ring.

Muhammad Ali è stato un pugile e un’icona, un difensore dei diritti civili, il simbolo di un’era. “Come mi piacerebbe essere ricordato? Come un uomo che non ha mai venduto la sua gente. Ma se questo è troppo, allora come un buon pugile”, disse una volta. L’uomo che veniva da Louisville, dopo il primo titolo mondiale conquistato a 22 anni si è avvicinato all’Islam: da qui la decisione di abbandonare il suo “nome da schiavo”, Cassius Clay, per chiamarsi Muhammad Ali.

Da sempre sensibile alla tematica della segregazione razziale, fu privato nel 1967 del suo titolo mondiale e gli fu soprattutto impedito di salire sul ring per il rifiuto di combattere in Vietnam. Nel 1980 l’ultimo combattimento contro Trevor Berbick: parlava lentamente e balbettava, erano i primi sintomi del Parkinson, la malattia con cui ha lottato per il resto della sua vita e che mostrò al mondo nel 1996 quando tremante accese il braciere dei Giochi di Atlanta come tedoforo.

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Pubblicato da
Virginia Chiavaroli

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