Adriano Formoso, presenta la serie televisiva “Pillole di Canzoneterapia e Neuropsicofonia”

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adriano formoso

Il 21 maggio 2020 Adriano Formoso avrebbe debuttato in un celebre teatro di Milano con un live show dal titolo “Formoso Therapy Show”, uno spettacolo terapeutico e formativo in cui la sua musica si alternava a piacevoli momenti di interazione con il pubblico. A causa dell’emergenza sanitaria, lo spettacolo è stato rinviato a data da destinarsi

Dal 1° aprile Adriano Formoso ha inaugurato su Rai 2 una nuova serie televisiva dal titolo “Pillole di Canzoneterapia e Neuropsicofonia” all’interno della rubrica “Tutto il bello che c’è”, in onda tutti i giovedì dalle 13:30 per TG2. In occasione della prima puntata della serie, il dottor Formoso presenterà il suo nuovo brano dal titolo “Non m’hai mai”, disponibile sulle piattaforme di streaming e su YouTube dal 1° aprile.

Adriano Formoso ciha gentilmente concesso un’intervista.

“Pillole di Canzoneterapia e Neuropsicofonia” è la tua nuova serie televisiva, di che cosa si tratta?

Con Silvia Vaccarezza Giornalista del Tg2 e Daniela Cuzzolin Giornalista del Tg3 abbiamo voluto creare una serie di appuntamenti all’interno di “Tutto il bello che c’è” dopo il Tg in cui di volta in volta spiego come la musica e le canzoni possono essere un strumento clinico se al loro interno contengono delle caratteristiche riconducibili agli assunti di base della Neuropsicofonia, ovvero l’utilizzo di determinati suoni, linee melodiche e determinate frequenze acustiche che generano particolari effetti sul cervello tali da predisporre al meglio lo spazio mentale dell’ascoltatore per introiettare intensamente quello che il testo della canzone vuole esprimere e trasferire.

Com’è nata l’idea?

L’idea affonda le sue radici nella pubblicazione del mio libro Nascere a tempo di rock e del successo che ha ottenuto nel 2018 al Salone Internazionale del Libro di Torino. Da questa esperienza la Rai e altri media hanno cominciato a interessarsi delle mie ricerche e della mia musica sino ad invitarmi in varie trasmissioni. Tra le belle anime che ho incontrato sul mio cammino sono comparse Silvia Vaccarezza e Daniela Cuzzolin che mi hanno educato a confezionare piccoli spazi televisivi utili ad informare su questa risorsa, l’utilizzo di determinate canzoni e sonorità per il benessere psicobiologico della persona.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Non ci ho mai pensato ma, grazie a questa domanda sento di dire che il tipo di accoglienza che mi aspetto sarà determinato da quanti entreranno in risonanza con il mio percepito e la mia energia. Sono ottimista essendo oggi la socièta provata dall’eccesso di materialismo e in continua ricerca di dimensioni e visioni più olistiche nella relazione tra l’arte come risorsa medicamentosa el’ identità mente-corpo dell’uomo.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Mi sono ritrovato avvolto di musica quando lei si è avvicinata a me, avevo solo tre anni racconta mia madre quando cantavo frammenti di canzoni di Morandi, Celentano, Beatles, che le mie sorelle più grandi ascoltavano al ritorno da scuola. A 9 anni chiesi per il mio compleanno a mio padre di comprarmi una chitarra e da allora cominciai a rubare con gli occhi come si accordasse e suonasse. I miei erano poveri, hanno avuto 6 figli con il desiderio di farli studiare tutti essendo loro analfabeti e si viveva con lo stipendio di operaio di mio padre e quello che guadagnava mia madre stirando e cucinando per altre famiglie. Così per poter studiare un po’ chitarra accompagnavo un amico che andava a lezione da un maestro e poi a casa sulla mia chitarrina ripetevo quello che era stato proposto dal maestro al mio amico. Così dall’adolescenza cominciai a suonare alla messa in oratorio e con delle band locali sui Navigli.