ROMA – “In un Paese in cui l’evasione fiscale per l’anno in corso è stata quantificata in ben 111 miliardi di euro, gli annunci sulla futuribile abolizione della dichiarazione dei redditi non solo producono ironia ma destano anche enormi perplessità sulla effettiva consapevolezza posseduta dal vertice dell’Agenzia delle Entrate rispetto a una delle piaghe più infette che affiggono lo Stato”.
Lo dichiara in una nota il Segretario Generale della Uilpa, Nicola Turco, il quale aggiunge: “Ben venga l’idea di intervenire per semplificare il fisco a lavoratori dipendenti e pensionati ma il vero nocciolo del problema è quello del potenziamento serio e concreto del contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale. Il perno attorno al quale dovrebbe ruotare il disegno riformistico del Fisco è infatti quello della semplificazione delle procedure per rendere agevole il recupero delle somme evase”.
Prosegue Turco: “percorsi riformistici di questo genere, come del resto ogni intervento che riguardi la funzionalità della macchina pubblica, vanno condivisi con tutti gli attori coinvolti, a partire da coloro che vi operano o che ne sono gli interlocutori. E’ inaccettabile – puntualizza il Segretario Generale della Uilpa – che un operazione come quella studiata dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, con la quale si intende addirittura snaturare il profilo pubblico dell’Istituzione, sia sottratta al confronto con le parti sociali e le rappresentanze dei lavoratori”.
“Sulla questione – rende noto Turco – solleciteremo l’attenzione di tutte le più alte Istituzioni del Paese, in quanto non è ipotizzabile che una ‘rivoluzione’ destinata a trasformare un settore strategico così importante e delicato per il Paese possa essere promossa e portata avanti in prossimità della fine della legislatura, a cura di un Governo il cui mandato è ormai agli sgoccioli. Si tratta di colpi di coda non ammissibili in quanto destinati ad avere riflessi di fondamentale importanza sulla funzionalità della macchina fiscale, con ripercussioni dirette sui lavoratori e sui cittadini utenti”.
“Ribadiamo ancora una volta – conclude Turco – che la logica dell’uomo solo al comando, come constatato anche in altre situazioni analoghe, non paga. Nella fattispecie, una volta che l’apparato dovesse edificarsi sulla base di presupposti ed identità non rispondenti alle reali esigenze del Paese, diventerebbe infatti assai difficile poi risolverne le conseguenti problematiche e ricadute”.