Infine, Al Bano intende chiedere un risarcimento danni all’Ucraina, le cui somme – annuncia – saranno devolute in beneficenza ad un ente benefico ucraino. “Non ci fermeremo: andremo sino a Strasburgo perché questo può diventare un pericoloso precedente – fa sapere in una nota il legale – Al Bano è cittadino del mondo ed amico di tutti, deve essere libero di andare in Ucraina; chiediamo al nostro governo di intervenire immediatamente perché hanno ingiustamente attaccato il simbolo della canzone italiana”. L’avvocato Magaletti sottolinea poi che “questa vicenda non deve essere trattata con superficialità ed ironia, ma va dibattuta con la rabbia di chi si trova a subire un’enorme ingiustizia”.
Il motivo dell’inserimento in black list (che risale al 6 marzo scorso) di Al Bano non è stato reso noto, ma è probabile che l’artista paghi le simpatie espresse per Vladimir Putin, e soprattutto il fatto di aver giustificato l’annessione della Crimea, che la Russia ha strappato all’Ucraina nel 2014 con un’invasione di uomini armati e senza insegne di riconoscimento e un controverso referendum. Al Bano non è nuovo ad azioni clamorose, e sulla carta considerate impossibili.
Nel 1992 fece causa a Michael Jackson, accusato di plagio per le somiglianze tra “Will You Be There” e “I Cigni Di Balaka”: alla fine della battaglia legale Jacko fu costretto a pagare 4 milioni di lire al cantante di Cellino San Marco. Una sentenza successiva, però, stabilì che entrambi si erano ispirati a un brano del 1939, ‘Bless You For Being An Angel’ degli Ink Spots, a sua volta ispirato a una musica tradizionale dei nativi americani.
Rimane invece ancora in bilico la situazione di Toto Cutugno, dopo che un gruppo di deputati ucraini ha chiesto di precludergli l’ingresso nel Paese, bollandolo come “agente di appoggio della guerra della Russia in Ucraina” per le sue presunte posizioni filorusse. Al momento la proposta non ha avuto seguito e rimane confermato il concerto in programma a Kiev il 23 marzo.
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