“Anziché arrivare più risorse, come tutti stanno chiedendo, ce ne toglierebbero addirittura. Mi auguro sia una notizia infondata”. Il ‘pacchetto’ da poco meno di 1,2 milioni è oggetto del primo dei tre emendamenti portati in Parlamento da amministratori e forze sociali dell’Emilia-Romagna, col favore anche di gruppi di maggioranza. Si tratta nel dettaglio di 900 milioni per gli ammortizzatori sociali e 300 milioni per gli aiuti all’export messi a disposizione dal primo decreto sull’alluvione di maggio. Ciò che non è stato impiegato (quasi la totalità di questo budget) dovrebbe finanziare la ricostruzione dei privati: il timore di Bonaccini e dei sindaci è invece che questi fondi non spesi tornino alla spesa generale dello Stato e vengano così sottratti alla ricostruzione in Romagna, pur essendo “conteggiati” come fondi per l’alluvione.
Gli altri due emendamenti riguardano rispettivamente l’utilizzo del credito di imposta sul modello del terremoto del 2012, con l’anticipo delle risorse da parte delle banche che poi verranno risarcite dallo Stato tramite detrazioni fiscali, e il rafforzamento delle strutture tecniche degli enti pubblici (spetto comuni medio-piccoli) che devono realizzare la ricostruzione. “Le cose che stiamo dicendo oggi dovevano essere fatte da mesi. Per ora siamo inascoltati, ma se verranno accolte queste proposte non è importante chi le avrà fatte. Abbiamo solo interesse a collaborare”, assicura Bonaccini rilanciando gli emendamenti durante una conferenza stampa accanto ai sindaci Michele De Pascale (Ravenna) ed Enzo Lattuca (Cesena), oltre a Marco Monesi della Città metropolitana di Bologna.
“È passato un altro mese dalla lettera di Bonaccini a Meloni, dove venivano fatte queste proposte di grande buon senso e non strumentali, sottoscritte anche da esponenti della maggioranza”, ricorda De Pascale. “Ora – aggiunge il sindaco e presidente della Provincia ravennate – crediamo che la risposta debba arrivare”: “Lo diciamo da giugno”, incalza Lattuca. “C’è un miliardo di euro su un binario morto, anche se è conteggiato dal Governo quando parla di alluvione. È inspiegabile che si tengano queste risorse là dove sono oggi, anche perché il tempo è un fattore decisivo”.
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