L’opera è una raccolta di poesie che ha un preciso ordine prospettico alquanto originale. L’autrice guarda prima alla Sicilia che descrive in modo generico, a volo di uccello. Poi si avvicina alla figura del padre deceduto, da cui prende in mano ciò che ha immortalato l’isola della Sicilia e Agrigento, la sua terra natia: si tratta dell’opera musiva che per trent’anni ha impegnato le sue energie migliori. In quest’opera accanto ad altri temi (storici, religiosi, divagativi) c’è con cadenza costante il tema di Agrigento con il suo passato glorioso che coincide con quello di Akràgas che nel corso del V secolo a.C esprime in modo sublime quanto di bello ci poteva essere nella architettura, nell’urbanistica e nella filosofia.
L’arte musiva ritrae spesso il paesaggio della Valle dei Templi con i colori delle pietre che mandano riflessi di luce ammalianti in certe ore del giorno, con i colori delle piante che cambiano a seconda della stagione, con lo sfondo del mare che fa sentire la sua brezza carezzevole, sotto la volta celeste che pare rivolgere un sorriso di compiacimento ad un paesaggio, quello agrigentino della Valle dei Templi che la natura non avrebbe potuto modellare con mano più dolce e tocco più sapiente. In questa valle, precisamente in quella parte più a sud dove si concentrano allineati da est ad ovest i templi, l’autrice si rivede ragazzina con la sorella e con il padre nei momenti in cui giocava, ascoltava il padre che parlava dell’architettura dei templi, dei personaggi più significativi del passato greco che fecero grande la città, dei miti più suggestivi, delle vicende storiche che illuminarono alcuni momenti del suo passato.
L’autrice rappresenta sé stessa, le persone più care che le sono accanto in questo paesaggio entro un’atmosfera che spesso prende i colori della leggenda e del mito. In questi momenti l’autrice esprime con grande forza i sentimenti che la legano a queste persone care che non ci sono più, a questa terra che non rivede da molto tempo, ma che resta presente nell’anima e sogna come un angolo di paradiso, un rifugio dove acquietare le sue ansie, la sua nostalgia, il rimpianto di quello che ha perduto. Sono i momenti più intensi e poetici che risaltano dai versi che sono spesso formulati con il tocco della spontaneità e con l’irruenza della passione e che hanno il fascino della freschezza e della genuinità. In questi momenti la poesia acquisisce i connotati della maturità e diventa fonte di ispirazione per quanti coltivano il gusto dell’arte classica, la memoria del passato, l’amore della famiglia, l’attaccamento alle tradizioni familiari, alle forme semplici della vita, sanno guardare con meraviglia ed occhio incantato le bellezze del creato.
Considerazioni critiche a cura di Domenico Frenna
Gabriella Frenna, Amata terra, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 72, isbn 978-88-31497-56-5, mianoposta@gmail.com.