Ambientalisti gettano una torta sulla statua di Re Carlo: 3500 sterline di risarcimento

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LONDRA – Gli attivisti per il clima che hanno gettato una torta in faccia alla statua di Re Carlo nel museo delle cere di Londra dovranno pagare i danni. Eilidh McFadden, 20 anni e Tom Johnson, 29 anni, sono stati condannati dalla corte dei magistrati di Westminster al pagamento di 3500 sterline.

Uno dei più famosi musei delle cere del mondo, Madame Tussauds, espone le statue di personaggi che hanno scritto la storia: da Enrico VII a Elisabetta II, oltre a numerosi divi dello sport e dello spettacolo di ieri e di oggi, tra cui Lady Gaga.

I due giovani avevano gettato una torta al cioccolato ricoperta di schiuma da barba contro la statua il 24 ottobre 2022. Dopo la rimozione della torta è stato necessario ridipingere la statua e ripulire gli abiti e la parrucca; alcuni membri del personale hanno dovuto lavorare cinque ore in più del previsto; l’ingresso al museo è stato interrotto per quasi un’ora, riducendo l’ingresso dei visitatori: il giudice distrettuale Neeta Minhas ha affermato quindi che il danno è “significativo”, non “minore o temporaneo”.

Entrambi gli imputati hanno rifiutato le accuse.

Jonathan Bryan, per l’accusa, ha dichiarato: “Mettere una torta alla crema su una statua di cera di Re Carlo non convincerà nessuno riguardo al cambiamento climatico, è un’azione del tutto banale”.

La McFadden ha replicato che “La schiuma da barba su un’opera di cera non è nulla in confronto ai danni che vediamo dalla crisi climatica”.

Come possiamo osservare anche in Italia, gli atti dimostrativi a volte ottengono risultati opposti a quelli sperati: l’opinione pubblica può giudicare in modo molto negativo gli ambientalisti nel momento in cui imbrattano, anche in modo temporaneo, un’opera d’arte.

A Milano il 12 gennaio gli attivisti italiani di Ultima Generazione organizzarono un sit-in in Piazza delle Cinque Giornate, bloccando temporaneamente il passaggio delle persone, alcune delle quali hanno fatto tardi al lavoro a causa di ciò: di fronte alle accuse di fare proteste in modo controproducente, gli attivisti hanno risposto che sanno “quanto sia doloroso” non poter andare in ufficio e rimanere bloccati perché è in atto un sit-in, ma che “il disagio che stiamo provocando è nulla rispetto a quello che affronteremo nei prossimi anni”. Sempre a Milano, hanno imbrattato con vernice lavabile la celebre scultura del ‘Dito’ di Maurizio Cattelan.

Ad oggi non esiste un’etica specifica dell’attivismo ambientalista: ci sono molti ambientalismi, declinati in modo differente. Nel mondo i singoli attivisti e le organizzazioni si stanno esprimendo attraverso modalità eterogenee: ci sono però dei punti di contatto, in quanto il loro agire è espressione di chi vuole partecipare in modo attivo alla realtà presente divenendo artefice del proprio destino e contribuendo a salvare quello degli altri, facendo ciò, in alcuni casi, attraverso il dissenso.

Ma il dissenso può essere espresso in modo incisivo anche senza l’uso dell’illegalità. La disobbedienza civile può essere perfettamente compatibile con la legge ed essere al contempo molto incisiva.

La vera disobbedienza civile dovrebbe essere un appello politico che non danneggia nessuna persona: agendo nel segno della legalità, il manifestante si sta appellando proprio al senso di giustizia presente nei singoli individui, nel tentativo di risvegliarlo. Gli attivisti che gettano vernice lavabile contro i palazzi del potere affermano che si tratta di un’azione non violenta, proprio perché la vernice è lavabile. Ma si tratta di un atto che ha in sé una componente violenta, almeno a livello simbolico. Quindi se l’azione-shock risveglia l’attenzione, non è detto che risvegli la sensibilità e il senso di giustizia verso la specifica causa portata avanti dagli attivisti. Anzi, può verificarsi il contrario, risvegliando più la sensibilità verso l’opera d’arte e la tutela dei beni culturali che non verso l’ambiente.