Per Cremone “la Sardegna, terra meravigliosa, del sole e del buon cibo, non merita tutto questo. Mi è successo di svegliarmi piangendo, con tanto di lacrime, davanti alle immagini terrificanti, dopo la pioggia di bombe su un villaggio yemenita, dove genitori a mani nude scavavano tra le macerie, da dove provenivano piccole voci di dolore dei propri figli: “Mamma, papà, dove siete? Non vi vedo. Ho tanto freddo, datemi la vostra mano…”. Dopo, le immagini di un papà, con la figlia in braccio, camminando tra le macerie, con lo sguardo verso il cielo. Altre immagini, attraverso le foto inviateci da un medico Yemenita, corpi dilaniati dalle bombe… poveri esseri innocenti, bambini dimenticati, non diversi dai nostri figli”.
E così “dopo tanti anni mi sono sentito di dover riprendere a suonare, riportando in musica tali dolorose vicende, comuni ad altri scenari di guerra, dove le parole possono diventare più potenti e incisive delle armi. In questi ultimi due anni ho creato diverse composizioni (regolarmente depositate in Siae), come contributo nel tentare di lanciare un messaggio significativo attraverso la musica. Storie, emozioni sui propri vissuti e su questioni sociali importanti. La musica, come canale di espressione, con le parole che diventano protagoniste di un messaggio”, conclude Cremone.
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