“Anche quando ci sembra di aver disseminato solo pezzi in frantumi lungo la nostra strada, non dobbiamo arrenderci all’idea di doverci semplicemente lasciare tutto alle spalle”
Un gioco di parole per ricordare che tutto si può aggiustare. È “Applaro” (Amor Fati Dischi/Believe Digital), il secondo singolo degli Atomic Love Disorder, disponibile da venerdì 30 aprile su tutte le piattaforme digitali. Il brano, che anticipa due ep in uscita nella seconda metà del 2021 per Amor Fati Dischi, ci regala atmosfere eteree che esplodono in un ritmo incalzante e ipnotico, per poi sfumare con un ritorno alla dimensione iniziale. “Applaro” è caratterizzato da sonorità elettroniche eleganti e raffinate.
Gli Atomic Love Disorder ci hanno gentilmente concesso un’intervista.
Applaro è il vostro secondo singolo, di che cosa si tratta?
“Applaro” è un gioco di parole nato in “Casatomica” ed è un termine che utilizziamo quando vogliamo rassicurarci l’un l’altro e dirci che qualsiasi difficoltà potrà essere risolta. Applaro è anche il nome del primo elemento d’arredo che abbiamo acquistato per il nostro studio: un tavolo che, in quanto tale, è stata la prima cosa che ha materialmente supportato il nostro progetto, così ci è sembrato divertente e di buon auspicio dedicargli il titolo di un nostro brano. La struttura è un po’ più articolata del singolo precedente, a primo impatto si tratta di una ballad, ma seguendo con l’ascolto si scopre un intermezzo più aggressivo e dancefloor che esplode nel bridge. Il testo è una riflessione su quanto sia importante raccogliere anche i pezzi in frantumi che disseminiamo lungo il nostro percorso e su quanto possa essere utile rigenerarli per rigenerarsi. Come nella legge della conservazione della massa “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. La copertina del singolo è a cura di un talentuoso artista irpino, Vicenzo Nava in arte “Dramavinile” con il suo progetto “lowphotostrange”. Con Vincenzo abbiamo instaurato una stimolante collaborazione che speriamo di proseguire anche in futuro. L’essenzialità del suo lavoro fatto di sovrapposizione e scomposizione di immagini è assolutamente in linea con il nostro modo di percepire lo slancio creativo come ricerca, sperimentazione e al tempo stesso semplicità espressiva.
Il vostro primo singolo com’è stato accolto?
“Cervic” è stato accolto abbastanza bene. Negli anni grazie ai numerosi live abbiamo raccolto un discreto seguito di pubblico che continua a supportare il nostro lavoro nonostante il periodo estremamente difficile per il settore musicale. In realtà è molto complicato e oseremmo dire estremamente triste non poter accompagnare la produzione e la distribuzione dei nostri singoli ed EP con le performance dal vivo. L’impossibilità di presentare e promuovere il proprio lavoro su di un palco è un grande handicap per tutte quelle realtà come la nostra che si muovono su circuiti indipendenti e non propriamente mainstream.
Questo lavoro anticipa il vostro nuovo album, ci potete dare qualche anticipazione?
In realtà “Cervic” e “Applaro” sono un’anticipazione di un primo EP al quale ne seguirà un secondo. Nonostante usciranno in momenti diversi, i due EP possono essere considerati come un unico lavoro, un solo e unico discorso. Entrambi conterranno gran parte del nostro percorso musicale come band. Alcuni dei brani in uscita sono un’evoluzione della nostra produzione d’origine, altri rappresentano il nostro presente con qualche accenno al futuro o almeno a quello che immaginiamo possa essere il nostro futuro, per quanto sia a tratti impossibile prevedere l’evoluzione compositiva e sonora di un progetto musicale. Gli EP alterneranno tracce più strettamente pop elettroniche e dancefloor, a brani più sperimentali e a volte addirittura aggressivi. Anche se siamo sempre alla ricerca di un nostro stile personale e identificativo, a volte ci piace sentirci diversi da noi stessi provando a sorprendere e a sorprenderci.
Come nasce il vostro progetto musicale?
La nascita degli Atomic Love Disorder è strettamente legata ai nostri luoghi, al nostro contesto d’origine, l’Irpinia. Viviamo in una provincia marginale e questa marginalità ci spinge a ricercare stimoli o a crearceli da soli. Inoltre, abitando in una piccola città non è difficile entrare in contatto e conoscere tutta o quasi tutta la scena musicale del luogo e comprendere subito le “affinità elettive” dal punto di vista sonoro. Abbiamo iniziato a collaborare nel 2016 cercando di integrare le nostre diverse provenienze musicali e i diversi ascolti e abbiamo capito praticamente subito che potevamo realizzare qualcosa che avrebbe unito le nostre esigenze creative individuali lasciandole libere di esprimersi.