ROMA – Una candidatura che nasce fuori dagli apparati di partito, coinvolgendo cittadini, associazioni, giovani e donne in rappresentanza di un territorio che parte dai confini del Vaticano e arriva fino a Castel di Guido, e che comprende zone popolose come Montespaccato, Casalotti e Val Cannuta. La giornalista Arianna Ugolini, candidata alle primarie del centrosinistra per la guida del XIII Municipio di Roma, ha lanciato la sua candidatura in vista dell’appuntamento di domenica 20 giugno, quando nella Capitale elettori e simpatizzanti di centrosinistra saranno chiamati a scegliere sia il loro candidato sindaco che, in base al territorio di residenza, i vari mini sindaci. Un appuntamento molto atteso, che determinerà poi i candidati che a ottobre dovranno contendere Comune e Municipi agli avversari degli altri schieramenti.
Se negli altri Municipi le candidature sono tutte nate in seno ai partiti e ai movimenti ufficiali, al XIII Municipio accanto a due candidati del Pd e a uno sostenuto dagli aspiranti sindaci della sinistra è spuntata fuori la candidatura della consigliere uscente di opposizione Ugolini. Il suo obiettivo è stato sin da subito chiaro: “Rimettere il Municipio XIII al centro della vita della Città di Roma”. A supporto della sua candidatura sono state presentate oltre 1000 firme, rappresentando la vera sorpresa di queste primarie romane.
Quando è nata la sua idea di candidarsi alle primarie del centrosinistra?
Sono da cinque anni in consiglio municipale e per questo ho avuto modo di approfondire la conoscenza di tante realtà del Municipio XIII. Dopo aver partecipato ai tavoli del centrosinistra e da un confronto attento con gli esponenti del mondo dell’associazionismo, delle donne e di realtà significative del territorio è nata questa avventura. Una candidatura che nasce dal basso, fuori dalle tradizionali logiche di partito, ma con la consapevolezza di voler continuare a fare un lavoro su un municipio importante per Roma, che conta circa 135mila abitanti.
Un supporto importante alla sua candidatura arriva dal mondo della scuola, cui lei è molto esperta avendo partecipato sia alla commissione municipale preposta, ma anche al di fuori attraverso l’adesione a iniziative e progetti che in quest’ultimo anno hanno voluto riportare l’attenzione su un mondo fondamentale e i cui problemi sono emersi durante il lockdown. Cosa c’è da fare su questo fronte?
Conosco bene il mondo della scuola perché, da madre di due figlie, mi sono subito interessata di questi temi, partecipando prima ancora della mia attività in consiglio municipale ai consigli scolastici e ad altre iniziative con i genitori. Per bambini e ragazzi l’ultimo anno è stato drammatico. La didattica a distanza non è stata efficace nel raggiungere gli obiettivi formativi ma soprattutto ha creato una grande solitudine tra i ragazzi. Sono consapevole che nella primissima fase di emergenza non era possibile fare altrimenti. Ma subito dopo andavano messe in campo risorse e soluzioni alternative per garantire una presenza in aula dei ragazzi. Tutto questo in barba al principio dell’autonomia scolastica, dove genitori e docenti sono gli attori di un processo fondato sul Patto di Corresponsabilità. Tranne rare eccezioni le famiglie non sono state consultate per ridefinirlo. Non c’è dubbio che se ogni scuola decide autonomamente e differentemente, anche se in condivisione, assumendosi responsabilità che non possono competergli (come organizzazione della sicurezza, edilizia straordinaria etc.) e con progetti virtuosi, questa azione deve essere letta, legittimamente, come una distorsione del diritto allo studio, oltre che un’assenza di un’azione fondamentale dello Stato, trasformando la Scuola in un servizio differente tra una Regione e un’altra, tra una città e un’altra e tra un Municipio e un altro, tra una scuola e un’altra, creando scuole di serie A e di serie B. L’incertezza che ha caratterizzato la scuola dell’obbligo è stata ancora più grave per la fascia 0/6, che peraltro per quanto attiene al nido d’infanzia nella fascia 0/3 si configura anche come livello essenziale di assistenza, determinando in questo modo un danno non solo in termini di diritto alla socialità per i bambini ma soprattutto l’impossibilità per le famiglie di attuare strategie di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Nel mio programma la scuola è una delle priorità. Accanto a una cura degli spazi e dell’edilizia scolastica in un’ottica di sostenibilità, reputo necessario potenziare i nidi e le scuole dell’infanzia comunali e la progettualità educativo-pedagogica, garantendo la migliore formazione al personale del personale educativo e scolastico. Sono per l’incentivazione della nascita di poli dell’infanzia 0 / 6 e per quanto riguarda le mense, da sempre uno dei temi più sentiti dai genitori, mi attiverò per un coordinamento delle commissioni mensa. Proprio sulle quote mensa ho più volte sollecitato interventi per chiedere lumi sulla questione delle quote mense. In seguito alla sospensione delle lezioni durante il lockdown lo scorso 15 marzo, la sindaca Virginia Raggi aveva annunciato la sospensione delle quote mense. Ma di recente le famiglie hanno ricevuto i bollettini a tariffa piena, quindi senza riduzione. Le famiglie non possono essere trattate in questo modo. Non ce la fanno più.
Parliamo di cultura. Analizzando la situazione del Municipio XIII si denota da una parte una carenza di strutture, dall’altra l’esistenza di impianti che se sistemati potrebbero dare un nuovo impulso alle attività delle associazioni sul territorio. Il pensiero va da una parte all’Auditorium di Via Albergotti, che dopo anni di lavori andò a fuoco poco prima della consegna definitiva dei lavori, dall’altro la Fornace Veschi a Valle Aurelia. Qual è la sua proposta in tal senso?
Nel nostro Municipio ci sono molti edifici dismessi e abbandonati o in situazioni di degrado. L’Auditorium di Via Albergotti è sicuramento il caso più eclatante, ma penso anche all’edificio di via Adriano I, alla scuola comunale di Pier delle Vigne, all’ex Campari e appunto alla Fornace Veschi. E’ necessario investire, con logiche di partenariato con le associazioni e gli enti, ed in minima parte con i privati, lavorando per conservare la natura pubblica degli spazi e per restituire questi luoghi ai legittimi proprietari, la cittadinanza. Occorre fare di conseguenza un investimento sociale la cui ricaduta sarà rendere interessante vivere nel nostro territorio, come avvenuto in altre zone di Roma.
Il XIII Municipio è anche il territorio su cui dovrebbe sorgere la tanto annunciata funivia tra Battistini e Casalotti. Risolverebbe veramente i problemi di mobilità?
La mobilità non si risolve così. Bisogna rilanciare la mobilità sostenibile nell’ottica della transizione ecologica. Questo significa potenziare i mezzi pubblici, permettendo ai cittadini di poter scegliere di non spostarsi in auto, valorizzando anche i percorsi ciclopedonali e in modo da rompere lo schema delle periferie isolate monofunzionali. Per esempio sulla tratta Battistini-Casalotti ho denunciato da tempo i problemi della linea 146, che collega quartieri interi del nostro Municipio, da Casalotti a Bastogi, con la linea metro A, e non per ultimo passando per diversi istituti scolastici. Lo scorso 22 aprile ho presentato un’interrogazione proprio su questa linea visto che il servizio era stato ridotto invece di essere potenziato. Tra l’altro i dati sull’affollamento non erano mai stati trasmessi perché non previsto da contratto del gestore privato TPL. Tutto ciò ha non solo penalizzato i cittadini, ma ha fatto sì che non venissero rispettate le condizioni di sicurezza necessaria per usufruire del trasporto utilizzato anche da molti studenti del nostro municipio.
Un’ultima domanda. Per chi non la conosce ancora ed è ancora indeciso su chi scegliere per le prossime primarie municipali. Chi è Arianna Ugolini e perché sostenerla?
Dire chi sono in poche parole non è facile. Chi mi conosce sa che la caratteristica che più mi contraddistingue è che sono una persona attenta all’ascolto e disponibile con tutti. So fare squadra, costruire relazioni e attivare le persone su progetti condivisi. So avere cura degli altri, coinvolgere, e fare rete è la cosa che so fare meglio, ed è anche l’origine della mia candidatura. Credo che sia per questo che le persone dovrebbero votarmi. Promettere un’esperienza di governo municipale aperta e partecipata senza essere capaci di costruire relazioni e avere cura degli altri credo che sia uno slogan, una moda dei tempi. Il mio gruppo, il comitato elettorale per essere precisi, è composto da persone e associazioni che si sono messi in gioco, esponendosi, costruendo il programma e le iniziative tutti assieme. Devo confidare che questa è la parte migliore di quest’avventura, è ciò che mi porterò dietro per sempre, comunque vada.