Cultura

“Arte e Fascismo”, dal 2 luglio il nuovo libro di Vittorio Sgarbi

MILANO – Nell’Arte non c’è Fascismo, nel Fascismo non c’è Arte. Su questi presupposti si base “Arte e Fascismo”, il nuovo libro di Vittorio Sgarbi disponibile dal 2 luglio per La nave di Teseo (pp. 112 + 32 tavole fotografiche a colori, 15 euro). Prefazione di Pierluigi Battista. “Il Fascismo è l’opposto dell’Arte, ma non c’è Arte che il Fascismo possa limitare. L’artista può fare qualunque cosa gli chieda il potere, ma la sua idea sarà più forte di quel potere”, afferma Sgarbi. Il 5 luglio l’autore sarà ospite della XXV edizione della Milanesiana, ideata e diretta da sua sorella Elisabetta Sgarbi, giunta alla sua XXV edizione, per una serata dal titolo “Arte e Fascismo. Nell’Arte non c’è Fascismo. Nel Fascismo non c’è Arte”, una lectio di e con Vittorio Sgarbi, inserito all’interno del ciclo “Rinascimenti e Scoperte” dedicato ai maestri dell’arte (Montalto delle Marche, piazza Umberto I, ore 21).

Vittorio Sgarbi racconta come mai prima d’ora l’arte durante il Fascismo: vent’anni di grandi maestri e capolavori nascosti che Sgarbi recupera dall’oblio distinguendo gli artisti dalla tragica parabola politica che li ha accompagnati. Una lectio appassionata sull’arte che è più forte di qualsiasi regime, e che rappresenta da sempre la sfida più libera alle derive del potere.

Un ventennio. Vent’anni del Novecento, dalla marcia su Roma nell’ottobre 1922 al drammatico epilogo della seconda guerra mondiale nel 1945, che sono stati giudicati dalla storia come il momento più triste del secolo che abbiamo alle spalle. Gli stessi anni, nell’arte, sono il tempo di ‘Valori Plastici’, di ‘Novecento’, del gruppo di artisti che si raccoglie attorno a Margherita Sarfatti. Una tale ricchezza di esperienze, autori, circoli che ha fatto dire a una grande studiosa, Elena Pontiggia, che ‘gli anni trenta non sono un decennio, mi fanno pensare a un secolo’.

Vittorio Sgarbi segue il filo dell’arte in una storia che inizia prima del fascismo, che dentro il ventennio cresce, e dopo il fascismo viene spazzata via insieme alla naturale condanna del regime. Sgarbi distingue l’espressione artistica dal potere, gli artisti dal regime, e per questo, a fianco di De Chirico, Morandi, Martini, salva dall’oblio Wildt, Guidi, la grande stagione dell’architettura e della grafica, ma anche Depero, il Futurismo e oltre, fino alla rivelazione di due scultori formidabili mai apparsi all’onore della critica.

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Redazione L'Opinionista

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