“Arte & Parole” a Roma con Mariacristina Di Giuseppe e Bruno Pellegrino

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Mariacristina Di Giuseppe

ROMA – “Arte & Parole” è l’appuntamento speciale che si terrà lunedì 28 ottobre, alle ore 17.30, a Roma nella prestigiosa sede della Società Dante Alighieri. Sotto lo sguardo magnetico di Titania, pittura e letteratura conversano e offrono suggestioni e rimandi a mondi reali o possibili. Le opere di Bruno Pellegrino dialogano con “L’armaru” (Navarra Editore) il nuovo romanzo di Mariacristina Di Giuseppe. Con gli autori interviene Edoardo De Angelis. Coordina Michele Canonica, presidente del Comitato della Dante Alighieri di Roma. Letture affidate a Martina Colaprico. Appuntamento nella Galleria del Primaticcio di Palazzo Firenze, in Piazza di Firenze 27.

Un viaggio nella galassia femminile della Palermo raccontata dalle lettere gelosamente custodite da un armadio “speciale”, un viaggio nella vita della nonna di Agata e, soprattutto, un viaggio interiore nella vita della protagonista. Sono gli elementi che caratterizzano “L’armaru”, il nuovo romanzo di Mariacristina Di Giuseppe per i tipi di Navarra Editore. La pubblicazione è impreziosita dai contributi musicali di Laura Mollica e Giuseppe Greco, prestigiosi interpreti del repertorio musicale siciliano di tradizione, dalla prefazione di Tosca, e dall’immagine di copertina, Titania, opera di Bruno Pellegrino.

Una storia molto suggestiva, ambientata all’interno di un appartamento in un palazzo d’epoca del centro di Palermo. La protagonista, Agata, si trova nell’incombenza di dover vendere l’immobile appartenuto alla sua famiglia, abitato per lunghissimo tempo dalla nonna materna Lena, ormai scomparsa da anni. Quando la decisione di disfarsene sembra presa e non occorre altro che fissare gli appuntamenti con i potenziali acquirenti, Agata si trova ad addurre, più o meno consapevolmente, una serie di scuse e impedimenti alla loro concretizzazione. L’appartamento, che prima di allora le era sempre stato estraneo e indifferente, inizia, infatti, a conquistarla. Ciò accade da quando il grande armadio che si trova nella sala da pranzo sembra darle chiari segni della presenza dello spirito della nonna.

“L’armaru rappresenta il ricovero di ricordi, sentimenti, pulsioni che ci informano con la loro sottile e costante persistenza anche quando tentiamo di scansarli, anche quando non diamo loro la giusta attenzione”, spiega l’autrice Mariacristina Di Giuseppe, “Ognuno di noi possiede un armadio interiore nel quale sono stipati a forza sogni, scheletri, segreti, tabù, dolori. Quando ne dischiudiamo le ante, il suo carico invisibile può abbattersi su di noi con tutto il suo impalpabile carico e tramortirci, oppure può appoggiarsi sulle nostre fragilità con ruvida gentilezza, e accompagnarci nella caduta sul lastricato delle nostre esistenze, nel ‘culo a terra’ da cui ripartire”. Nella galleria di personaggi offerti dall’opera, che nasce come teatrale per poi trasformarsi in una forma narrativa ibrida, troviamo i nomi e le voci di donne accomunate dalla straordinaria sensibilità che il genere femminile porta con sé come una bandiera d’amore e consapevolezza. Donne che possiedono il talento dell’amore, il talento del coraggio, della resistenza, della custodia della memoria, e li esercitano con determinazione.

Oltre alla presentazione, ci sarà l’esposizione delle opere di Bruno Pellegrino, che si potrà visitare anche nei giorni successivi, fino alle ore 18 del 31 ottobre 2024. “Accanto a Titania, scelta da Mariacristina per la copertina del suo L’armaru”, spiega Bruno Pellegrino, “presento una serie di ritratti immaginari. Tecniche e materiali diversi per figure, sguardi, occhi, sensibilità, persone, storie, presenti solo nei miei percorsi creativi e pronti all’incontro”. Bruno Pellegrino, come ricorda il critico d’arte Duccio Trombadori “da alcuni anni si è messo a osservare il mondo con gli occhi di pittore, e ci è riuscito. Ne ricava soggetti per saggiare il difficile equilibrio tra il momento ricettivo della coscienza e quello produttivo della espressione. Così, a un certo punto, la tentazione effusiva della pittura gli ha preso la mano fino a far crescere un frondoso e persuasivo albero di forme che corrispondono all’accento di uno stile, a una personale quanto attraente “maniera di vedere”.