MILANO – Giovedì 15 febbraio Arturo Stàlteri sarà alla Feltrinelli di Milano (viale Sabotino 28, a partire dalle 19) per presentare “Low & Loud” (su etichetta Felmay). Il suo nuovo album uscito venerdì 19 gennaio. Al via anche il tour di presentazione del progetto nelle Feltrinelli di tutta Italia. L’instore tour di Stàlteri proseguirà alle Feltrinelli di Genova, Milano e Torino. La produzione artistica di “Low & Loud” è curata da Arturo Stàlteri, la produzione esecutiva da Renzo Pognant Gros per Felmay.
“Il titolo – spiega il musicista – può essere tradotto come ‘Piano e Forte’, anche se in inglese ‘low’ indica soprattutto il termine ‘basso’, in tutte le sue accezioni, come ‘volume basso’ o ‘bassa frequenza'”.
L’opera contiene 12 tracce, 8 composte dallo stesso Stàlteri, e 4 tributi ad altri compositori, in un CD in cui convivono più fonti d’ispirazione. Dalla passione per “La Terra di Mezzo” di J. R. R. Tolkien (“Un viaggio inaspettato”) al mondo celtico e dell’infanzia raccontati in “The Quiet Road to the Sea”. Passando attraverso il mai sopito amore per il Natale di “Christmas Day”, senza dimenticare l’ossessione del compositore per il passare inesorabile del tempo, che ci trascina vorticosamente con sé senza lasciarci via d’uscita (“La vertigine del tempo”), fino a giungere ai confini con altri mondi (“Another Land”).
L’artista rende omaggio, inoltre, a Bach, improvvisando sul celebre corale “Wachet auf, ruft uns die Stimme”. Inoltre rivisita alla sua maniera “Lady Jane” dei Rolling Stones. Si rivolge poi al Rino Gaetano di “Agapito Malteni il ferroviere”, in ricordo della sua collaborazione con l’indimenticato cantautore. Suoi il pianoforte e le tastiere de “Ma il cielo è sempre più blu” e dei successivi album “Mio fratello è figlio unico” e “Aida”. Per questa sua rilettura Arturo ha addirittura scomodato Fryderyk Chopin, inserendo nel brano un momento dallo “Studio in fa minore op. 10 n° 9”.
L’album si chiude con la rielaborazione per tre pianoforti del celebre “Canone in re maggiore” di Johann Pachelbel, scritto alla fine del ‘600, in origine per tre violini e basso continuo.
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